Perché lavorare da casa e perché no

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    Se state leggendo questo articolo probabilmente è perché vi ha sfiorato l’idea di lavorare da casa.

    Oppure, da casa lavorate già e vi state chiedendo se la vostra sia una buona scelta.

    Nel lavoro, come in molti altri frangenti della nostra vita, i gusti sono gusti e non si discutono. C’è chi ama alzarsi presto e chi spegne la sveglia al ventesimo squillo, chi vorrebbe stare sempre all’aperto e chi si rinchiude in casa anche al mese di agosto. Ogni ragione può essere buona perché siamo tutti diversi.

    Tuttavia, lavorando da casa da tanti anni ed essendo in contatto con tanti colleghi che fanno come me, mi sono fatta un’idea abbastanza oggettiva di quali possono essere considerati i punti forti di questa scelta e quali, invece, i punti deboli. E, soprattutto, ho cercato di trasformare i punti deboli in punti forti.

    Per molti ma non per tutti

    Non è una questione di capacità, semmai di possibilità.

    Sebbene sia sempre più diffuso, non solo non tutti i lavori sono compatibili con il cosiddetto lavoro da remoto, ma molte aziende nemmeno lo contemplano nei loro contratti.

    Alcune aziende mantengono una mentalità che guarda alle ore di lavoro piuttosto che alla produttività, non rendendosi conto che quasi sempre lavorare in condizioni più favorevoli migliora la resa.

    Cosa importa quante sono le ore effettive in cui il dipendente lavora se poi il lavoro risulta di qualità superiore? Se l’idea creativa vi viene in mente mentre giocate a biliardo, non è altrettanto interessante che se l’aveste partorita sbadigliando davanti al pc?

    La fiducia è direttamente proporzionale alla serietà di chi presta la sua opera: se passo la giornata davanti a Netflix diventa difficile sostenere che sto lavorando (immagino che sarebbe troppo anche per un regista).

    È però altrettanto vero che lavorare da casa e non essere sottoposti a un controllo quotidiano richiede una buona capacità di autoregolazione e organizzazione.

    Funziona un po’ come con i compiti delle vacanze: se ve li lasciate tutti per la prima settimana di settembre, difficilmente la qualità sarà invidiabile. Allo stesso modo, se passate la giornata su Netflix o su Facebook, avete sempre la notte per lavorare, ma non è detto che i risultati siano dei migliori.

    Poi, certo, esiste il geniaccio che riesce a fare tutto senza regole né organizzazione. Ma non facendo io parte della categoria, parlo soprattutto per i comuni mortali come me.

    Quindi, se siete di quelli che le regole le detestano, che si lasciano distrarre dalle mail, dalle notifiche delle mail, dai messaggi su whatsapp, dalle promozioni di amazon, dalle offerte di zalando e dalle promo di dazn, dovete davvero imparare a mettere dei paletti, se volete uscirne vivi.

    Come lavorare da casa e sopravvivere

    • Fissate degli orari e non siate (troppo) flessibili. Non è detto che si debba iniziare alle 8 di mattina e finire alle 6 di sera, ma – una volta individuato l’orario in cui si rende di più – è utile cercare di rispettare l’impegno. Io, per esempio, so che rendo molto di più la mattina. Per cui, salvo rarissime eccezioni, alle 8 sono davanti al pc e fino alle 12 rimango alla scrivania, pur con qualche pausa. In genere, dedico la mattina alla scrittura degli articoli, perché so che in quegli orari sono più fresca e magari riesco a confezionarne anche due in una sola mattina. Il pomeriggio lo tengo per altri lavori come la correzione di bozze, i piani editoriali, le newsletter, etc. etc. A volte, se ho molti articoli da consegnare, scrivo anche il pomeriggio, ma so già che il giorno dopo dovrò rivederli.
    • Concedetevi le giuste pause e i giusti tempi. Molti conoscono già la cosiddetta tecnica del pomodoro. Si tratta di un semplice metodo che prevede di fare il proprio lavoro senza distrarsi per sessioni di 25 minuti, concedendosi 5 minuti di pausa tra una sessione e l’altra. Ovviamente nei 25 minuti non è concessa nessuna distrazione: niente mail, niente telefono, niente notifiche. Io personalmente non mi concedo così tante pause: 5 minuti ogni 25 mi sembrano un po’ troppi. Però all’inizio ho usato questa tecnica per eliminare del tutto le distrazioni e ha funzionato.
    • Ascoltate il vostro corpo. Spesso, se si è molto concentrati, si tende a non considerare i segnali che il corpo ci manda. Se iniziate a sentire qualche disagio, tipo la testa che gira oppure che sembra svuotata, se avete troppo caldo o troppo freddo, se le gambe si irrigidiscono o provate tensione al collo, probabilmente il vostro corpo vi segnala che è ora di una pausa. Non solo dovreste fermarvi, ma dovreste imparare ad accorgervi dei segnali immediatamente, in modo da prevenire il calo di attenzione. Visto che non avete degli orari fissi, non avete un’apertura al pubblico o un capo che vi soffia sul collo, potete permettervelo. Quindi, fareste bene ad approfittarne. Anche perché proseguire a lavorare quando non state più rendendo, è uno spreco di tempo ed energie.
    • Considerate il vostro lavoro come un lavoro “vero”. Molti miei colleghi di lavoro da casa, o meglio colleghe, lamentano il fatto che il loro lavoro non è considerato alla stregua di un lavoro in ufficio. Genitori, amici e conoscenti tendono a considerarlo piuttosto un hobby e si “permettono” visite non previste, telefonate per motivi futuli, richieste improbabili. Sappiate che qualche volta è successo anche a me. Non così di frequente, devo dire, ma talvolta, sì. Poi ho capito che nella gran parte dei casi l’errore era mio. Ero io che non consideravo abbastanza importante il mio lavoro o che permettevo agli altri di disturbarmi. Imparate a dire la frasetta magica: “Scusa, non posso, ora sto lavorando”. Può essere snervante ripeterlo una volta, due, tre, dieci, ma alla fine entra anche nella testa del più ostinato. Basta non mollare.
    • Imparate a distinguere casa da lavoro. Questo è uno degli aspetti più critici: spesso, se si lavora da casa, si finisce per lavorare sempre. È fisiologico perché il nostro cervello riconosce lo stesso ambiente come posto di lavoro e come casa e non può fare selezione nel mandare gli stimoli. Quindi è normale che i due piani si sovrappongano. Anche per questo è importante impostare degli orari e obbligarsi a rispettarli.
    • Dedicate un luogo specifico solo al lavoro. Datemi retta: lavorare con il laptop in braccio sul letto, sul divano, sul piano della cucina va bene solo se è un’eccezione, se state male o se è una giornata storta e volete coccolarvi un po’. Altrimenti ogni attività richiede il suo posto e il suo spazio. L’ideale sarebbe una stanza apposita, tipo studio, ma, se non ne avete la disponibilità, ritagliatevi almeno un’area di una stanza dove fare solo il vostro lavoro.

    Lavoro da casa sì o no?

    E dunque? – direte voi – Vale la pena la scelta di lavorare da casa oppure no?

    Per me i vantaggi principali sono:

    • Senso di libertà, che non vuol dire fare quello che si vuole ma poter organizzarsi per rendere al meglio.
    • Risparmio di tempo e di denaro: non doversi spostare rende il lavoro più economico. Niente automobile, niente tempi morti per gli spostamenti, niente code.
    • Minor tensione emotiva: se si lavora da casa si è senza dubbio più rilassati e, di conseguenza, meno stanchi. Dunque, si lavora in maniera più efficace e, se si riesce, si può arrivare a lavorare meno ore rendendo qualitativamente di più.
    • Possibilità di organizzarsi in autonomia, che è un gran vantaggio, ma può essere anche uno svantaggio se non si è portati all’autoregolamentazione.
    • Possibilità di fare delle pausa quando lo si ritiene opportuno, magari sgranchendo le gambe con una bella passeggiata o, per chi ce l’ha, facendo un po’ di cyclette.

    Qualche svantaggio, bisogna essere sinceri, esiste. Ai rischi di cui ho parlato sopra, bisogna aggiungere quello di alienarsi dal mondo: lavorare in ufficio può essere faticoso, ma permette lo scambio quotidiano con altre persone. Lavorando da casa gli scambi diventano per lo più virtuali e quelli di persona diventano molto ridotti. Se non si è un po’ attenti a equilibrare le tante ore trascorse a casa con qualche uscita, magari a passeggiare, ci si impigrisce facilmente. Per me, che non ho mai avuto difficoltà a organizzarmi e a seguire orari abbastanza precisi, il punto più critico è stato proprio questo.

    Dopo tanti anni, penso di aver trovato il mio equilibrio, che prevede qualche ora al giorno in ufficio e il resto da casa. Fortunatamente ora collaboro quotidianamente con un’agenzia con cui questo è possibile: questa situazione mi permette anche di essere a casa quando i bambini (che sono ormai dei ragazzi) rientrano da scuola e di poterli accompagnare quando vanno a fare sport o altre attività.

    E voi, cosa pensate del lavoro da casa? Come organizzate il vostro?

    Se ti è piaciuto, condividilo!

    10 Comments

    • Non lavoro, ma negli anni in cui ho lavorato i tempi di trasferimento, per quanto non esagerati, mi facevano comunque buttare via un’oretta al giorno. Se ne fanno di cose, in un’ora! Sono convinta che sia davvero necessario dividere gli spazi in modo furbo. L’impressione che si possa passare dal riordino dei piatti alla scrivania del lavoro senza soluzione di continuità è deleteria.

    • Bunilde

      Da più di due anni ho fatto… la grande scelta. Ho una casa grande con due entrate, che mi permette di tenere fisicamente separati in modo netto gli ambienti e i tempi in cui lavoro e in cui no, e di ricevere persone senza farle passare dai miei spazi privati.
      I motivi che mi hanno spinto sono stato sicuramente l’uscita di casa di mia figlia, ormai universitaria fuori sede, il fattore economico ( quanto mi costava lo studio in centro! ) e la stanchezza: il centro è chiuso alle auto, ogni impegno fuori studio mi costringeva a tornare a casa, lasciare la macchina, rientrare al lavoro a piedi o in autobus, ecc…
      Mi manca invece enormemente la quotidianità col mio collega, separarsi dopo vent’anni è stata dura, sì certo lavoriamo ancora insieme, ci telefoniamo,ma non c’è il confronto continuo, anche la battuta che sdrammatizza certe giornate.
      Sono serena, anch’io ho trovato il mio equilibrio. Mi capita di lavorare di sabato, o di domenica, ma non è un problema, anzi: scendo le scale e in un minuto sono alla scrivania!

    • Mia madre che ha sempre lavorata in casa, più che da casa, era sarta, ha passato una vita a lagnarsi che il suo lavoro non veniva giustamente considerato e forse era così.
      Io vedo grandi vantaggi nel lavoro da casa, quelli che tu elenchi con un’analisi attenta, occorre disciplina e quella non mi manca, se devo distrarmi su internet lo posso fare anche in ufficio in effetti. Ok, magari metto su una lavatrice, o forse dovrei dire “metterei” nel senso io la scrittura la considero un vero lavoro per cui da quando ho cominciato a vederla in questa prospettiva tutto l’atteggiamento è cambiato. Ma parlando di lavori regolarmente retribuiti svolti da casa, come fa mia sorella, lei che è stata dipendente, ha avuto un negozio e ora appunto lavora da casa con P.IVA dice che è la soluzione perfetta o comunque la migliore per gestire i figli, non si estranea dal mondo perchè va dai clienti piuttosto spesso. Alla fine, parlo un po’ random, io vedo più vantaggi che svantaggi, risparmiare magari 2 ore al giorno di strada, è già qualcosa di enorme, forse l’ideale sarebbe 4 a casa e 1 in azienda con un confronto concreto coi colleghi sui progetti condivisi.

    • Non ho mai lavorato da casa dunque non posso offrirti nessuna testimonianza. Ma credo che possa essere un buono strumento per conciliare i tempi di vita e di lavoro in modo più efficiente. Le “regole” che hai individuato le condivido, mi preoccuperebbe molto mettere in discussione i cicli sonno veglia, con un lavoro al computer potrebbe accadere molto facilmente.
      Come sindacalista mi preoccuperei soprattutto della sicurezza (in ufficio esistono protocolli per evitare malattie professionali e infortuni che a casa sono di difficile applicazione) e il diritto alla disconnessione. Cosa che nell0industria 4.0 diventa fondamentale per non abusare di noi stessi e per no farci abusare

    • Giulia Mancini

      Lavorare da casa può essere un vantaggio per conciliare meglio gli impegni familiari, ma non l’ho mai sperimentato. Qualche volta ho pensato di far domanda per il telelavoro, ma servono delle condizioni in casa (tipo pc fisso e collegamento stampante) di cui non dispongo al momento per questioni di spazio, c’è anche da dire che non sono troppo lontana dal luogo di lavoro, altro elemento che viene considerato nella domanda. Per il momento il mio unico lavoro a casa è la scrittura e probabilmente, per ora, preferisco così.

    • Lavorare da casa penso sia un passo in avanti, un’opportunità molto comoda per chi ha problemi negli spostamenti; per chi si sente più a suo agio lavorando senza colleghi; per chi trova la propria abitazione la più consona alla concentrazione; per chi insomma sceglie casa come luogo di lavoro pur mantenendo la medesima professionalità che userebbe in ufficio. Insomma io la quoto a gran voce. Come dici bene non è una formula sempre considerata in Italia, mentre all’estero è ormai un’opzione quasi sempre applicabile. Pensiamo a tutti quei lavori come tradurre testi, correggerli, leggerli, produrli… alla comodità di farlo senza sprecare tempo e benzina con l’auto da una parte all’altra della città… È anche una forma di ecologia se vogliamo.

    • Io ho avuto il telelavoro per circa dieci anni e ho trovato aspetti positivi e negativi. Senz’altro la produttività aumenta molto, anche perché non ho mai avuto problemi a gestire gli spazi di lavoro e le pause. Era poi molto vantaggioso perché non perdevo tempo ed energie negli spostamenti. Per contro, stare sempre soli senza uno scambio con i colleghi può essere molto alienante. Per il resto, purtroppo ci sono molte aziende che hanno fatto retrofront in questo campo ed è un vero peccato. Secondo me lavorare da casa non è per tutti, ma in alcuni casi migliora molto la qualità e la quantità del lavoro.

    • Mi spiace andare controcorrente, ma io mi sono appena dimessa dal telelavoro full-time (che non va confuso con lo smart working, ovvero lavorare ovunque basta che ci sia una connessione, quello è più adatto ai lavoratori autonomi).
      Il telelavoro, così come è purtroppo concepito dalla maggior parte delle aziende in Italia, ferma come al solito al palo quando si tratta di tecnologia, non va.
      Non è stata una mia scelta il telelavoro, e non ho acquistato casa pensando che un giorno avrei telelavorato, mi ci sono dovuta adattare (l’alternativa era trasferimento a Milano…). C’è stata una fase terribile con le vicine di casa anziane che, vedendomi a casa, suonavano il campanello ad ogni ora. Sapevano che lavoravo, conoscevano i miei orari ma non gliene fregava nulla. Ho dovuto far scrivere da un avvocato.
      In merito agli orari, sono abbastanza rigidi già da contratto, non sono ammessi gli straordinari per esempio, nonostante per il lavoro che faccio, capitano eccome. E poi ci sono continui problemi di connessione (ho dovuto portare Tim davanti al conciliatore perché mi hanno venduto sulla carta una Tim Fibra da 100 Gb, che era invece una Fibra mista ADSL da 41 Gb e poi l’hanno dimezzata, senza avvisare, a 21 Gb; stavo pagando un servizio che non mi davano… ed è così in tutta le penisola, abbiamo connessioni scadenti, cavi che risalgono all’ultimo dopoguerra. E no, il wi-max non ci salverà…)
      Poi concettualmente non siamo proprio portati al telelavoro. Ogni volta che c’è un qualsiasi intoppo, la soluzione è di fare un viaggio di 350 km, meglio se il viaggio è in orario non lavorativo, per una riunione di qualche ora. Perché non siamo in grado di attivare una banale videoconferenza. E sempre per questo motivo, sono stata lasciata indietro del mio aggiornamento professionale.
      Conosco persone che si sono laureate in una delle università inglesi senza nemmeno muoversi da casa, tutto completamente in e-learning. Ma noi no, non siamo in grado, solo per questioni di mentalità e cultura.
      Alla fine ho preferito usare quaranta minuti al giorno per essere in un ufficio dove potrò sia scambiare una battuta con i colleghi, sia trovare facilmente soluzioni, sia rimanere aggiornata sul mio settore, e dimostrare quel che valgo.
      Tra l’altro, telelavorare mi è costato in termini fisici: andare in ufficio si cammina di più (oltre che guidare). Ci sono giorni in cui arrivo a sera e non ho nemmeno fatto 4.000 passi…
      Lavorare da casa va bene per un autonomo e per un impiego part-time, ma per il full-time sarebbe meglio avere la possibilità di essere con i colleghi almeno 2 giorni a settimana.

    • Io non ho sempre apprezzato lavorare da casa.
      Anche se poter organizzare il carico di lavoro, gli orari, gli aggiornamenti (compresa magari una formazione specifica online da remoto) è comodo e abbastanza rilassante, ho sempre un po’ fatto fatica a risolvere un generale senso di solitudine, il non poter parlare con nessuno per ore, il non poter uscire di casa. Bisogna saper distinguere molto bene fra lavoro e non lavoro, il rischio è non staccare mai.

      • Ciao, Paola e benvenuta sul mio blog.
        Sono d’accordo: uno dei rischi più grandi è proprio quello di rimanere sempre ancorati al lavoro. Attualmente sono dell’idea che la cosa ideale (per chi ama questa forma di lavoro, ovviamente) è alternare alcuni giorni a casa e altri in ufficio, in modo da poter usufruire di certe comodità senza però chiudersi troppo in casa. Del resto, i pro e i contro temo che ci siano in qualsiasi tipologia lavorativa.

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    Vivo con due figli, un marito e un gatto in una casa ai confini del bosco. 
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