L’amico di penna esiste ancora?

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    C’è stato un tempo, e ormai sembra preistoria, in cui i social non esistevano. Nemmeno i cellulari, né gli sms né, tanto meno, whatsapp.

    Eppure il desiderio di imbastire nuove conoscenze a distanza, magari in giro per il mondo, c’era anche allora.

    Quando ero giovane – spiace dirlo, ma si parla del secolo scorso – andava di moda l’amico di penna. Chi di voi se lo ricorda?

    Scrivere all’amico di penna: una consuetudine fuori del tempo?

    A casa mia non ci sono più francobolli. Me ne sono accorta qualche tempo fa mettendo in ordine un cassetto in cui, un tempo, ne tenevo sempre due o tre perché non si sa mai.

    Con i bambini, quando siamo in vacanza, spediamo le cartoline: è l’ultima consuetudine (a dire vero più loro che mia) di una tradizione ormai destinata a scomparire. Ma lettere no, penso di averne più scritte da oltre 20 anni.

    La posta cartacea non esiste quasi più: persino le bollette e gli estratti conto della banca arrivano via mail.

    Eppure ogni giorno, quando torno a casa dal lavoro, nella rapida sbirciatina alla cassetta della posta si nasconde un recondito desiderio di notizia, di sorpresa.

    Un tempo, che ora sembra lontanissimo e in parte lo è, scrivere una lettera era normale.

    Quand’ero ragazzina ricordo che molte riviste lasciavano uno spazio nel quale i lettori potevano pubblicare il proprio indirizzo e alcune informazioni su di sé, in attesa di ricevere lettere da ogni parte del mondo.

    Lo feci anch’io quando avevo dodici o tredici anni e ricordo che nel giro di pochi giorni fui sommersa da centinaia di lettere. Con un paio di persone iniziò una corrispondenza fitta fitta che durò anni.

    Sebbene ciò avvenisse com modalità e tempistiche molto diverse, mi chiedo se in fondo in fondo non ci fosse quello stesso desiderio di socialità che probabilmente ha sostenuto la nascita e il grande sviluppo dei social.

    Facendo qualche ricerca in rete, ho scoperto che esistono ancora portali per gli amici di penna: mettono in comunicazione persone che desiderano conoscersi a distanza e scriversi. No, non sto parlando di siti di appuntamenti, ma di veri e propri registri dove far nascere amicizie. Se poi tra di loro si scrivano ancora lettere cartacee oppure email, non mi è del tutto chiaro, ma, in quest’epoca che va così veloce, forse le lettere sono davvero fuori moda.

    Che differenza c’è tra amici di penna e amici di Facebook?

    Se le dinamiche che portano le persone a volersi conoscere e fare amicizia per certi versi sono rimaste simili nel tempo, tuttavia le modalità sono davvero molto diverse:

    • I social oggi hanno una dimensione sociale pubblica: ciò che viene scritto è visualizzato da decine di persone e crea un rapporto uno a molti. Che poi possano nascere anche amicizie che si sviluppano in una dimensione privata è vero, ma credo che siano una minoranza o, ancor più, un’eccezione.
    • L’amico di penna rimane una conoscenza astratta, lontana dalle proprie cerchie e isolata da altri contesti. Spesso è senza volto: forse proprio questo aspetto “misterioso” fa sì che possano nascere confidenze e amicizie profonde.
    • La lettera, più ancora che l’email, richiede tempo: si perde l’istantaneità che spesso nei social sfocia in impulsività e mancanza di riflessione e si conquista il gusto piacevole dell’attesa.

    Non vorrei fare la retrograda sostenendo che in fondo quello era un modo di comunicare più sano e genuino. Del resto, i tempi cambiano e, che ci piaccia o no, tocca stargli dietro.

    Però talvolta ho nostalgia di quelle attese davanti alla buca delle lettere, nella speranza che qualcuno mi scriva una lettara di carta. Voi, no?

    Se ti è piaciuto, condividilo!

    4 Comments

    • Ciao Silvia,
      avevo da ragazzina un’amica di penna con cui ci siamo scritte per ben dieci anni senza esserci mai incontrate! Fu una bellissima esperienza, ma dopo molto tempo venni a sapere di aver dialogato per anni con una persona malata di schizofrenia. Un problema che da adulta esplose e che lei stessa mi raccontò chiedendomi aiuto in denaro. Temo la cosa fosse finita in un altro modo e rimasi molto molto turbata. Ma conservo un bellissimo ricordo e devo dire che da allora non ho mai più avuto un’amica o un amico di penna. Considero i social qualcosa di diverso, non paragonabile all’emozione di aprire una busta dopo aver atteso per un mese la risposta. Insomma, sono nostalgica anche io e credo che siano situazioni che non possono tornare

      • Accidenti, che storia. Immagino che da un certo punto di vista sia stato destabilizzante scoprire i problemi della tua amica.
        Per il resto, ogni tanto mi chiedo se ci sarà, in qualche modo, un ritorno alla scrittura manuale che stiamo lentamente perdendo, ma che è fondamentale da un punto di vista neurologico alla creatività. Ti dirò che non sono affatto contraria alle nuove tecnologia, che mi accorgo che, soprattutto i più giovani, tendono a perdere sempre più la manualità e non è colpa loro. Bisognerebbe riuscire a trovare un sano equilibrio, ma non è affatto facile.

    • Giulia Mancini

      Io non avevo proprio un amico di penna, nel senso che non era una persona sconosciuta, ma durante il primo anno di università ho avuto una lunga corrispondenza con un mio compagno di scuola delle superiori, ogni mese mi scriveva una o due lettere e io gli rispondeva. Conservo ancora le sue lettere, qualche tempo fa mi è capitato di rileggerle e l’emozione di leggere sulla carta con la calligrafia e le correzioni è profondamente diversa dalla lettura di una mail.
      Con le lettere credo ci fosse proprio il piacere di scrivere a penna. Avevo perso di vista questo mio amico, ma ci siamo ritrovati qualche anno fa e lui è quando è passato da Bologna con la moglie (che poi era una compagna di scuola anche lei) ci siamo rivisti e abbiamo passato un sabato mattina insieme. Oggi ci scriviamo ogni tanto via mail.

      • Anch’io conservo gelosamente ogni biglietto e ogni lettera scritta a mano, ne ho scatole piene (nel senso buono, eh eh). Mi sembra un modo per avere un ricordo tangibile di persone e situazioni. A volte mi chiedo se non è una mania, insomma un modo per rimanere ancorata al passato di cui dovrei liberarmi. Ma in fondo so che non c’è nulla di male, e continuo a tenere quelle pagine con me. Pensa che, dopo che è morta mia nonna, ho trovato le prime lettere che lei e mio nonno si scambiavano quando si sono conosciuti. Dal timbro dei francobolli si capisce che era verso la fine degli anni Venti. Non le ho mai lette, per rispetto della loro privacy, ma le conservo comunque con affetto e mi sembra che, in un certo senso, li tengano ancora in vita.

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    Vivo con due figli, un marito e un gatto in una casa ai confini del bosco. 
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