Fatte tutte le premesse del caso, organizzato il materiale, scelto il tono, l’ambientazione e lo stile, tocca iniziare a scrivere. Del resto, se siamo giunti fin qui, se non ci siamo arresi alle difficoltà iniziali, ora giunge il bello. Quello per cui abbiamo molto lavorato. E quello che più ci piace fare: scrivere.
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Il panico del foglio bianco
A me, a volte, il foglio bianco fa uno strano effetto. Più le idee si affollano, più è pressante l’urgenza di dare inizio alla stesura del testo e più mi nasce la paura di “sporcare” il foglio.
Fortunatamente l’avvento di mezzi tecnologici sempre più sofisticati permette di cancellare e riscrivere all’infinito, tuttavia l’horror vacui rimane ugualmente, soprattutto se si ha la lecita ambizione di iniziare bene, non solo perché chi ben comincia è già a metà dell’opera, ma perché tutti noi conosciamo l’importanza di un buon incipit.
Per superarlo mi butto sulla scrittura senza pensarci troppo su, lasciando che le idee, che in questo punto del lavoro in realtà non sono più libere, ma già organizzate in una struttura accuratamente preparata, si dispongano sul foglio da sole. Qui la creatività ha il diritto di prendere posto comodamente, il lavoro di lima verrà dopo.
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L’incipit
Un post a parte sarà dedicato nei prossimi dubbi d’autore proprio all’incipit, interpretandolo da un punto di vista particolare, ovvero in connessione con il finale.
Credo che l’incipit debba essere una specie di colpo di fulmine, una specie di frustata che cattura il lettore e lo trascina dentro il racconto.
Per questo mi piacciono i romanzi che iniziano in medias res , anche se ritengo che questo richieda una notevole abilità. Perché l’incipit, oltre che catturare l’attenzione, dovrebbe anche proporre fin da subito il tema centrale o, per assurdo, negarlo ma in ogni caso prenderlo in considerazione.
Molti romanzi utilizzano stratagemmi, come per esempio una lettera, riportata integralmente o citata. L’ho fatto anch’io, nel mio secondo romanzo. Ma forse non lo rifarei perché, a mio giudizio, non mi ha dato i risultati sperati.
Altri iniziano con un dialogo. Questo io non lo potrei proprio fare perché i dialoghi sono una delle parti su cui sono più carente.
Quindi, non lo so. Aspetto il colpo di genio. Per ora ho iniziato con un semplicissimo “tutto ebbe inizio in giorno in cui…”, in attesa di migliori idee e di vostri suggerimenti.
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Il ruolo dei personaggi sulla scelta dell’inizio
Altri metodi per scegliere un inizio, e non solo sull’incipit, si basano sulla focalizzazione di un personaggio. Sia esso il/la protagonista, sia esso un comprimario. Ovviamente anche questo deve fare parte di una strategia narrativa.
La scelta di puntare su un personaggio secondario potrebbe funzionare nel momento in cui l’autore volesse nascondere qualcosa al lettore, tenendo così alta la tensione e portando l’attenzione verso il punto meno importante del racconto.
Mentre, al contrario, la focalizzazione sul protagonista è funzionale a proporre subito un tema che verrà poi sviluppato di volta in volta.
La mia scelta è orientata sul secondo caso. E c’è un motivo preciso. La mia protagonista (è una donna) si troverà, suo malgrado, a fare un percorso che la porterà da una situazione A, descritta all’inizio del racconto, ad una situazione Z del tutto opposta e contraria.
Si tratta di una evoluzione che ha senso solo nel momento in cui nasce e termina allo stesso punto, quasi come se si chiudesse un cerchio (per questo la prossima settimana spiegherò perché per me ha una grande importanza la costruzione contemporanea di incipit e di finale).
Spostare l’attenzione su di un’altra parte del racconto non avrebbe senso a meno che fungesse da cappello introduttivo totalmente staccato da un contesto che poi dovrà chiudersi a cerchio.
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L’intreccio e la struttura
In realtà a questo punto la mia macro-struttura è già delineata.
Quello che dovrà ancora essere definito è l’intreccio interno, come dei cerchi che si concatenano e abbracciano l’uno all’altro. Su questo punto sono sorte le più grosse difficoltà, alcune ancora da risolvere, di cui parlerò più diffusamente in post specifici:
- Come incrociare trama e sottotrame?
- Come raccontare sottotrame che, in parte, si sono svolte nel passato?
- Quando e come svelare al protagonista i segreti dei personaggi secondari, tenendo la tensione anche per il lettore?
Sebbene sembrino domande più calzanti in un momento successivo della stesura, in realtà è bene dirimere la questione fin dall’inizio per non trovarsi poi a dover riscrivere pagine e pagine che risulterebbero incomprensibili.
Essere pronti a scrivere vuol anche dire essere pronti a affrontare piccole o grandi difficoltà come queste.
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E voi da dove iniziate un romanzo?