Che cos’è la correzione di bozze e come correggere un testo

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    Sulla correzione di bozze spesso si fa un po’ di confusione, soprattutto nel momento in cui la si sovrappone all’editing.

    Questi due lavori, quello del correttore di bozze e quello dell’editor, sono complementari. Spesso, in alcune case editrici, lo svolge la stessa figura professionale per motivi di budget, ma si tratta di una distorsione perché dovrebbero essere due step diversi, anche se a volte incrociati, nella revisione del testo.

    Vediamo, allora, che cosa comporta la correzione di bozze e in che cosa si differenzia dall’editing.

    Che cos’è la correzione di bozze

    La correzione di bozze è lavoro di analisi e di correzione di tutti gli aspetti formali di un testo.

    In particolare la correzione di bozze riguarda il rispetto:

    • delle regole ortografiche;
    • delle regole grammaticali, sintattiche e del periodo;
    • della punteggiatura;
    • delle regole redazionali e tipografiche;
    • della coerenza delle scelte stilistiche e redazionali;
    • della correttezza e coerenza formale dei dati.

    Con questo si intende che il correttore di bozze non ha solo il compito di rilevare e correggere i refusi della lingua, ma deve porsi anche alcune domande. Se, per esempio, il testo contiene un nome straniero deve controllare la corretta grafia, così come, se si parla di un fiume dell’Africa, deve controllare che quel fiume si trovi effettivamente in Africa.

    Quindi il suo compito, che è prevalentemente formale, non lo esime dal controllare l’esattezza dei dati inseriti nel testo.

    Lo stesso vale per le regole redazionali e tipografiche.

    Se lavora in una casa editrice, seguirà le indicazioni di quest’ultima: alcune case editrici, per esempio, scelgono per il discorso diretto le caporali; altre case editrici, invece, il trattino medio, e così via.

    Se lavora come freelance, si accorderà con il cliente laddove sia possibile la scelta (come nel caso del discorso diretto) e controllerà che in tutto il testo venga rispettata.

    Le regole tipografiche poi, includono anche la corretta gestione degli spazi. In alcuni testi possono esserci errori di battitura come doppi spazi o spazi inseriti prima di un segno di punteggiatura. Il correttore di bozze se ne deve accorgere e deve provvedere a eliminarli.

    I puntini di sospensione sono una fonte frequente di errore: sono tre e solo tre. Anzi, sono da digitare con il tasto apposito e non con tre punti in sequenza: l’occhio del correttore di bozze dovrebbe notare anche questo.


    Differenze tra correzione di bozze e editing

    Il correttore di bozze sostanzialmente si occupa della correttezza formale del testo, con tutto quello che comporta anche in termini di coerenza.

    Come abbiamo visto, entro certi limiti, la correzione di bozze non entra nel merito di che cosa c’è scritto in un testo, a meno che sia un dato la cui correttezza non può essere oggetto di discussione. Compito che invece spetta all’editor, assieme a tutta una serie di aspetti specifici che vanno dalla struttura del testo, alla costruzione dei personaggi al ritmo narrativo.

    Il correttore di bozze non ha il compito di giudicare nemmeno l’efficacia di un testo, né di disquisire sulla scelta del linguaggio.

    Deve semmai concentrare la sua attenzione sul testo perché risulti formalmente ineccepibile.

    La collaborazione tra editor e correttore di bozze dà ottimi frutti laddove permette all’editor di non dover fermare la sua attenzione sugli aspetti formali e sulla correzione dei refusi: l’ideale è che i giri di bozze si alternino alle revisioni dell’editor.

    Di conseguenza, se fate la correzione di bozze da voi, cercate di presentare al vostro editor un testo più pulito possibile, per evitare di affibbiargli un compito che non gli spetta strettamente, distraendolo da quello che, invece, vi può offrire con la sua professionalità.

    Come si fa la correzione di bozze

    Prima di tutto, la correzione di bozze non andrebbe mai fatta da chi ha scritto il testo, a meno che sia passato così tanto tempo dalla stesura da averlo totalmente dimenticato.

    Non perché l’autore non sia in grado di farlo in assoluto, ma per un motivo fisiologico: il nostro cervello è talmente avanti che ci permette di riconoscere le parole anche quando non sono scritte correttamente (avete mai fatto quel giochino in cui le vocali sono sostituite dai numeri?).

    Se, a maggior ragione, le abbiamo scritte noi, la memoria del testo si appiccica alla conoscenza delle parole e diventa pressoché impossibile trovare tutti gli errori.

    Se però non avete altre possibilità, potete seguire queste regole:

    1. Le correzioni di bozze dovrebbero prevedere almeno 3 revisioni (i cosiddetti giri di bozze), le letture totali del testo sono molte di più;
    2. Il supporto cartaceo è imprescindibile, ma si può alternare ad altri. Per esempio: una prima correzione su pc, seguita da altre su carta o viceversa;
    3. La prima lettura del testo non deve essere interrotta da correzioni, quindi per prima cosa leggete tutto il testo (o il capitolo, se si tratta di un libro intero);
    4. Dalla seconda lettura, segnate a margine a matita gli errori più evidenti. Se lo fate a pc, con word potete usare lo strumento revisioni, in modo che l’errore vi rimanga segnato;
    5. Dalla terza lettura in poi, correggete in ogni lettura una tipologia di errori: per esempio, una lettura per gli spazi, una per l’ortografia, etc. etc.
    6. Tenete a portata di mano una buona grammatica e sintassi (io uso quella del Serianni) e, nel dubbio, fate una ricerca sul sito dell’Accademia della Crusca, dove trovate quesiti già risolti o potete proporne uno.
    7. Poi, controllate i dati, anche quelli su cui vi sembra di non avere dubbi. Davvero Washington si scrive così? Davvero Madison è nel Wisconsin?
    8. Infine, date uno sguardo alla coerenza delle scelte tipografiche, formali e stilistiche. Se avete scelto di scrivere Ministero con l’iniziale maiuscola, allora la scelta deve essere sempre la stessa. Così come se la variante obiettivo vi aggrada di più che obbiettivo.
    9. Fate almeno una lettura ad alta voce, per capire se e dove il discorso non fila.

    In linea di massima si può dire che il primo giro di bozze sia finito. Lasciate passare qualche giorno, cambiate supporto e ricominciate tutto da capo.

    La correzione di bozze con Word

    Al di là del fatto che – è bene ribadirlo – la correzione di bozze non dovrebbe mai prescindere dal cartaceo e, a parte il fatto che (l’ho già detto?) la correzione di bozze non dovrebbe mai prescindere dal cartaceo, e che (lo dico ancora una volta) la correzione di bozze non dovrebbe MAI prescindere dal cartaceo, in uno dei vari giri di bozze ci si può fare aiutare da word, almeno per velocizzare, soprattutto se non si ha l’occhio molto allenato.

    Il correttore automatico di word può essere utile, ma non sempre è del tutto adeguato.

    A mio parere, ma qui si tratta di preferenze, è meglio disattivare il controllo automatico durante la digitazione perché distrae dalla scrittura. Personalmente, lo tolgo anche nella correzione di bozze, riattivandolo poi solo alla fine del lavoro per conferma, nel caso mi fosse sfuggito qualcosa. Spesso word, infatti, segnala parole che non sono nel suo database, ma non necessariamente sono errori.

    A mio parere, la funzione più utile di word è il trova/sostituisci, soprattutto per scovare gli errori difficili da vedere come i doppi spazi o i puntini di sospensione digitati come tre punti consecutivi.

    Anche la coerenza del testo può essere analizzata con questo strumento: se per il discorso diretto ho usato le caporali, posso cercare tutte i segni alternativi, come virgolette, apici e trattino medio, per vedere di non averne usati di diversi in un altro punto del testo.

    Mentre per i doppi spazi o per i puntini di sospensione si può usare la funzione sostituisci tutto, sostituendo – appunto – i doppi spazi con uno solo e i tre punti con il segno corretto, negli altri casi è meglio controllare caso per caso, per evitare di sostituire cose giuste, magari semplicemente usate in un altro contesto.

    Inoltre, con trova/sostituisci di word – anche se qui entriamo in un campo che riguarda più l’editing che la correzione di bozze – potete controllare se non ci sono parole ripetute troppe volte. Io, per esempio, dopo la stesura del mio romanzo ho eliminato il 99% degli avverbi in -mente proprio grazie a questa funzione.

    Se conoscete i vostri errori più frequenti (come nel mio caso l’uso eccessivo degli avverbi), diventa molto più facile sfruttare le opportunità che vi offre word. Allo stesso modo, un bravo correttore di bozze si accorge dei punti su cui l’autore rischia di commettere il maggior numero di errori e sviluppa una sorta di sesto senso nello scovarli.

    Un’ultima funzione di word, che non tutti conoscono, è la lettura ad alta voce. Oh già! Word è capace di leggere. Certo, non immaginatevi Ennio Fantastichini (<3) che legge Il dottor Jekyll e Mr. Hyde! È una lettura del tutto inespressiva che neanche il servizio clienti del peggior call center, però è utile se non volete leggere voi ad alta voce. Potete contemporaneamente scorrere il testo e accorgervi molto più facilmente degli strafalcioni o della sintassi claudicante.

    E voi cosa ne pensate? Come fate la vostra correzione di bozze?

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    19 Comments

    • In effetti ormai si tende a mescolare i due compiti dell’editor e del correttore di bozze, nel pensiero e nei fatti, perciò questo articolo di chiarimento è molto utile. Quanto al mio fai-da-te, il metodo è molto simile a quello che descrivi, a parte il fatto che non ho mai usato il lettore vocale di Google e magari la divisione tra le varie riletture non è rigidissima.

      • Grazie per l’apprezzamento, cara. Io penso che il metodo sia soggettivo, però avere qualche punto fermo in una sorta di check-list non è male. Ci sono talmente tante cose da controllare che il rischio è che ne sfugga qualcuna.

    • Non sapevo ci fosse un tasto apposito per i tre puntini di sospensione! Vado a cercarlo subito!
      Fai bene a sottolineare la differenza di professionalità tra editor e correttore di bozze. Entrambi necessari richiedono attenzioni molto diverse. Solo dopo molte “cornate” un aspirante scrittore si accorge della loro importanza… 🙂

      • In realtà non è un vero e proprio tasto, ma una scorciatoia da tastiera (ALT + 0133 per windows). La differenza con i 3 punti consecutivi è che digitando in questo modo si occupa un solo spazio perché è un unico carattere. Alcuni editor di testo lo riconoscono e quando digiti i 3 puntini consecutivi te lo accorpano in uno solo. Ma non sempre accade perché dipende dalla formattazione, dalla versione dell’editor. etc.
        Quindi, quando fai una correzione di bozze dovresti sempre controllare anche questo aspetto.

    • Giulia Mancini

      Anch’io non sapevo del tasto apposito per i puntini di sospensione! Dove lo trovo? Uso spesso la rilettura ad alta voce di word, mi ha aiutato a scovare parecchi errori o frasi con ripetizioni, anche se la voce di word è davvero buffa…è anche un momento divertente. Comunque ho salvato il tuo post in formato PDF, ne avrò bisogno in questi giorni, devo fare delle revisioni. Che bel post che hai scritto, è vero: editor e correttore di bozze sono due lavori diversi e complementari, indispensabili!

      • Sui tre puntini ho risposto a Elena. La rilettura ad alta voce è fondamentale, secondo me. Io nel mio lavoro non potrei proprio farne a meno, altrimenti scriverei testi pieni di strafalcioni. Quella di word, hai ragione, è buffa ma aiuta soprattutto nei testi lunghi, alternandola magari alla propria voce. Ti ringrazio per l’apprezzamento, penso che seguiranno altri post su questo argomento che mi interessa molto e che, a quanto pare, piace anche ai lettori. 😉

    • Quando faccio la correzione di bozze sono in grado di arrivare anche a livelli maniacali e ricontrollare ogni parola di una frase con il vocabolario alla mano.
      Per le questioni di grammatica mi affido ad un volume di Marcello Sensini che per me ha un valore inestimabile.
      All’atto pratico, comincio la revisione almeno un mese dopo la stesura e faccio minimo tre letture complete. Uso Word per scrivere e talvolta appuntare alcune note, ma non mi faccio aiutare dal programma. Preferisco fare le revisioni su cartaceo e solo una intermedia con l’e-reader, l’impaginazione a flusso dell’ebook mi aiuta a leggere il testo diversamente e infrangere quel meccanismo del nostro cervello che tende a sorvolare ciò che crede di conoscere.

      • Concordo con te: alternare più supporti è un metodo molto valido per sbloccare certi meccanismi automatici. Poi è anche una questione ottica: sull’ereader puoi ingrandire quanto vuoi pur mantenendo la stessa postura che tieni leggendo un libro. In fondo ogni supporto ha i suoi vantaggi.

      • Di nulla, Massimiliano. È un piacere se riesco a essere utile a qualcuno 😉

    • A mio parere, è meglio che lo scrittore torni a leggere il testo per intero dopo che è passato il correttore di bozze… (tre puntini fatti da tre punti, I’m a rebel and I refuse to use ALT key! 😀 )
      C’era Sandra che aveva segnalato un romanzo famoso, mi sfugge il chi e cosa, dove il correttore di bozze (o l’editor, se hanno risparmiato sul budget) non si è accorto che l’autore aveva definito la Luna un pianeta.
      (Oddio, è vero che la IAU, Unione Astronomica Internazionale ha aggiornato la definizione di “pianeta” nel 2006, per cui la Luna è ora nella soglia di calcolo critica tra “satellite” e “pianeta”, ma finché gli scienziati stessi sono in dubbio, continua a rimanere un “satellite” naturale)

      • Ricordo che Sandra aveva raccontato di quell’incredibile refuso. Per me, al di là della IAU, rimane un errore, a meno che il testo dissertasse sulla questione, cosa che non credo.
        Secondo me, se si è pagato per la correzione di bozze (di persona o tramite CE, poco importa) e se viene fatta da un correttore di bozze non è accettabile un errore, se non entro una percentuale infinitesimale. Ci sta che ne scappi uno in un tomo da 500 pagine, per esempio. Ma dev’essere una svista davvero marginale: chessò, un doppio spazio, un errore di battitura.
        Se lo fa l’editor, a mio parere, è più comprensibile: primo perché non accadrà mai che l’editor in questione venga pagato per entrambi i lavori, secondo perché se deve fare un tipo di lavoro, la sua attenzione non può concentrarsi anche sull’altro. Certo, noterà gli errori ortografici, grammaticali, sintattici, ma questo non basta e non va imputato a lui.
        Ecco, perché secondo me sono due lavori diversi che richiedono due professionisti diversi. È come se al muratore, mentre fa l’intonaco, venisse chiesto di dare anche il bianco.
        Poi sono d’accordo che l’autore – fidarsi è bene, non fidarsi è meglio – debba ricontrollare, ma se ho pagato per la correzione di bozze non dovrebbe essere necessario.

    • Marco Amato

      Il mio primo romanzo è stato un incubo in tal senso. Nonostante la correzione di bozze pagata assieme all’editing, esistevano ancora refusi. I primi lettori amici me li hanno segnalati, ok, corretti. Eh no, dopo sono emersi ulteriori refusi e io stesso rileggendo il libro dopo tempo ne ho trovati ancora.
      La cosa pazzesca è che quel testo letto da me decine di volte, dall’editor, dai vari amici, quindi con decine di occhi differenti, non era lo stesso perfetto come lo avrei voluto io.
      Questa lezione mi ha insegnato che la correzione di bozze è una delle fasi più ardue in assoluto e probabilmente occorrono almeno due professionisti, cioè correttori di mestiere, per offrire un testo free da refusi.
      E figurati che io da self perfettino mi ero comprato e studiato anche il manuale del correttore di bozze.
      Effettivamente non ho messo in pratica uno dei metodi che nel manuale consigliavano come imprescindibile. Ovvero la lettura al contrario del testo. Dal punto finale all’incipit. In questo modo le parole avulse dal discorso risuonano per quel che sono.
      Ma non ebbi il coraggio di intraprendere una impresa così noiosa.

      Una cosa su cui sono in dubbio riguardo alla figura correttore di bozze, perché era scritto sul manuale, è che il correttore è anche colui che impagina. Perché deve evitare che si presentino le vedove e le orfane sul testo finale.
      E correggerle spesso non è facile. A volte occorre stringare il testo con sinonimi, togliere o aggiungere ritorni a capo. Cioè mettere mano al testo e prendersi delle responsabilità sulla resa che un semplice impaginatore non si può assumere.
      Poi io da self, per correggere vedove e orfane, così rognose (maledette loro), ho fatto qualche furbata tipo ridurre l’interlinea o aumentarla in certi tratti di un punto. Praticamente se un capitolo ha l’interlinea diversa di un punto rispetto al precedente, non se ne accorge nessuno, ma col trucchetto rapido risolvevo una cosa che mi avrebbe fatto perdere giornate di lavoro. 😛

      Invece con Scrivener ho sempre risolto facilmente i doppi spazi, c’è l’apposita funziona che li elimina; o i tre puntini, apici, caporali, che lui corregge in automatico.
      E in Scrivener c’è anche l’utilissima funzione delle ripetizioni delle parole. Così per ogni capitolo puoi vedere quante volte hai ripetuto una determinata parola, fosse anche il nome del protagonista, così da poter intervenire su quelle che hanno una frequenza eccessiva e migliorare la leggibilità oltre che la resa del testo.

      • Sì, ti confermo che anche l’eliminazione di vedove e orfane compete al correttore di bozze. Se lavora in casa editrice segue le norme redazionali della casa editrice, se lavora come freelance si accorda con l’autore, in ogni caso deve fare attenzione alla coerenza interna. Del resto l’aspetto dell’impaginazione non è affatto marginale.
        Il correttore di bozze, se lavora sul testo completo e non su singoli brani, deve controllare anche la presenza e la corretta redazione del frontespizio, del colophon, dell’indice etc etc.
        Insomma, ha molto più lavoro di quello che pensiamo in genere.

    • Eccomi, la luna che non è un pianeta non è un refuso ma uno strafalcione, e mi fanno arrabbiare tantissimo, comunque il romanzo è un premio Bancarella.
      Ora sto leggendo un romanzo uscito per una micro casa editrice che pubblica testi di autori del territorio – zona Monferrato, Acqui terme – ebbene siamo negli anni ’50 il protagonista cerca un alloggio economico a Milano e trova solo hotel minimo a 4 stelle. Va bene, ho fatto la scuola alberghiera e so che la classificazione a stelle è piuttosto recente, ma Dio mio, possiamo tutti ricordare che da bambini si andava negli hotel contrassegnati da categorie, no? Alberghi, pensioni, locande era. Ma guardate ste robe sono frequenti e non fa differenza editore big o piccolo. Nello stesso testo ho trovato un bel qual’è, con apostrofo che mi ha fatto sbellicare visto che l’autore era un insegnante elementare della scuola che ho frequentato io, un tipo severissimo, per cui ho ringraziato il cielo ogni giorno per non essere capitata nella sua classe. Mi spiace scrivere queste cose, perché provo del vero affetto per questo romanzo, e la storia c’è anche (anche se il classicissimo Show don’t tell proprio non sa cosa sia) ma tant’è, anche basta, gente che si improvvisa e mi riferisco più agli editori che agli autori.
      In un celebre romanzo di Ammanniti Davide a un certo punto diventa Daniele, o viceversa.
      Io non sono abilissima con la correzione di bozze, fondamentalmente sono assai pigra in tal senso, ho un’ottima beta reader, ma mi sono resa conto di aver inviato al DeA Planeta un romanzo dove ho già scovato 2 refusi: un accento sbagliato e un “è” che non c’entra nulla e andava tolto. Un abbraccio

      • Secondo me la frequenza con cui si trovano refusi e imprecisioni spesso è figlia di una cultura per cui “massì, tanto è lo stesso”. Invece, non è affatto lo stesso. Continuo a vedere testate giornalistiche on line (anche di un certo rilievo) che nei titoli in maiuscolo mettono apostrofi al posto dell’accento. Per me quella è pura e semplice sciatteria.
        I testi curati si vedono dalle piccole cose, in tutti i supporti, mica solo sui libri. L’ambizione dovrebbe proprio essere quella di curare il proprio testo con affetto. E, ti dirò, secondo me se c’è quella cura, poi il refuso che scappa – come umanamente può succedere – non è così grave.

    • Imparerò il tuo articolo a memoria e ripeterò fino allo sfinimento i tuoi consigli. Primo tra tutti proverò a leggere a voce alta, cosa che in effetti non faccio mai. Se non mi addormento magari funziona. 😄

      • Non credo sia necessario tanto! 😀 Comunque sì, leggere ad alta voce serve molto, non solo per i refusi ma anche per le ripetizioni e per la musicalità stessa del testo. A volte senza accorgercene facciamo la rima… e non sempre va bene. 😉

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