– Calendario dell’Avvento 2016 –
La missione
di Marina Guarneri
Sono in coda al semaforo e penso a quanto sia complicata la mia vita in questo momento: un mutuo da pagare, un matrimonio archiviato, una figlia non mia. Mentre butto un occhio alla vetrina di un negozio di articoli religiosi, un lavavetri dondola con la spugna intrisa d’acqua e sapone in mezzo alle auto in attesa.
Osservo il suo incedere rassegnato: quanta scortesia, oggi, si porterà a casa insieme alle tasche vuote. Rovisto nella borsa in cerca del cellulare che sta squillando, mentre questo signore rallenta proprio all’altezza del mio finestrino: un cenno è la sua richiesta di aiuto.
Lo guardo negli occhi, smuovo appena le labbra per pronunciare il mio “no no, grazie”, ma dev’essere un segnale debole perché, senza indugio, allunga l’asta e con movimenti paralleli e decisi rende, in pochi secondi, lucido il parabrezza. Gli sorrido e gli porgo una moneta da un euro; ricambia e continua ad agitare la mano mentre la mia auto si allontana. Fotografo la sua gratitudine dallo specchietto retrovisore e l’immagine della madonna di ceramica esposta in vetrina si fissa nella mia mente.
Quando arrivo al supermercato, trovo un posto nel parcheggio e mi imbuco; sbatto lo sportello dell’auto, aziono la chiusura automatica, e, a testa bassa, mi affretto. Una donna mi punta con uno sguardo appeso, tiene stretta una busta di plastica piena di roba recuperata da un cassonetto per la raccolta di indumenti usati. È anziana e indossa male un cappotto due misure più grande. Mi chiede se posso accompagnarla a casa. Un minuto dopo sono di nuovo in macchina, non mi accorgo nemmeno che il mio pranzo, nel frattempo, è saltato.
“Sei una persona buona” – mi dice – appena infilo le chiavi nel cruscotto.
Ogni giorno sono una persona buona per qualcuno.
Ho sempre cercato risposte, nella vita, ma la più importante è arrivata assecondando il bisogno della gente, quello che tutti evitano per paura che possa essere contagioso. Come una inconsapevole missione, la mia, sulla terra.
C’è stato un tempo in cui sognavo di avere le ali, adesso non le desidero più, perché qualcuno mi ha detto che me le porto, invisibili, nascoste sotto la camicia. E non mi servono per volare.
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Marina Guarneri
Scrivo e leggo, leggo e scrivo, sembra proprio che non possa farne a meno! Mi piace tutto quello che ha una familiarità con la fantasia: la metto su carta, la vivo grazie ai libri. Strano, per me che ho masticato leggi e norme per anni! Ho realizzato il mio sogno vincendo un concorso letterario con il romanzo “31 dicembre” e continuo a riempire i cassetti con una produzione infinita di scritti spesso lasciati incompiuti. Da circa un anno ho trovato un modo meraviglioso per parlare di scrittura e di tutto ciò che le ruota attorno: lo faccio nel mio blog, Il taccuino dello scrittore, dove racconto e mi racconto, chiacchiero, condivido pensieri e riflessioni, mi confronto con persone che hanno gli stessi miei interessi. Se ti va, vieni a trovarmi, sarà un piacere conoscerti.
9 Comments
Molto bello questo racconto Marina, brava nel suscitare emozioni intense.
Bello l’angelo umano…dentro ad ognuno se solo lo si volesse. Brava Marina
Brava Marina, un bellissimo esempio di cosa bisognerebbe fare a Natale invece di regalare oggetti inutili a chi non sa più dove metterli.
Quanta sensibilità e delicatezza, Marina. Un soffio di bontà che sarebbe bello se si estendesse ovunque. Magari, per questo Natale cerco di meritare un paio d’ali anch’io. Ma poi, un giretto tra le nuvole lo si fa!
Bacioni a te e alla padrona di casa.
Grazie, Marina per questa chicca di racconto!
Bello, un’istantanea di dolcezza. Complimenti.
Grazie a tutti.
Vi dirò la verità : finalmente ho scritto qualcosa di autobiografico. 😀
Il mio augurio è che la bontà non sia solo un atteggiamento ispirato dal Natale.
Buone feste! 🙂
oppiamente bello allora, come il tuo augurio!
In ritardo, mi spiace, complimenti davvero Marina. Molto bello ed evocativo. Sai che su certe tematiche intimistiche ci vado a nozze. Sei super.