Sei personaggi in cerca di… malinconia. Puntata n. 5

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    Dite la verità: vi siete mai sentiti malinconici? E come avete affrontato il sentimento della malinconia?

    Per me la questo sentimento è una specie di piacevole tormento. E’ la luce della sera, quella che racchiude l’essenza di tutta la giornata: la nostalgia di ciò che è stato e la speranza di ciò che sarà domani.

    Secondo la Treccani on-line, la parola malinconia ha diversi significati, tutti legati tra di loro:

    Malinconìa (o melanconìa; ant. maninconìa, melancolìa) s. f. [lat. tardo melancholĭa, gr. μελαγχολία, comp. di μέλας «nero» e χολή «bile», propr. «bile nera»; cfr. atrabile]. – 1. a. ant. Nella medicina ippocratica, uno dei quattro umori (umor nero) che costituiscono la natura del corpo umano e ne determinano l’equilibrio organico (dottrina accolta da tutta la medicina antica e trasmessa fino al Rinascimento): quando quello omore che si chiama melanconia sovrastà agli altri, il quale è freddo e secco come la terra, allora si sognano cose paurose e triste (Passavanti). b. Stato d’animo tetro, depresso e accidioso e insieme meditativo e contemplativo, occasionale o abituale, che era attribuito al prevalere di quell’umore rispetto agli altri nella struttura organica dell’individuo (anche dopo abbandonata la teoria fisiologica dei quattro umori il termine ha conservato il suo sign. originario): lasciarsi prendere dalla m.; cupa, nera m.; anche, intimo e profondo dispiacere per desiderio inappagato: o per m. che il falcone aver non potea o per la ’nfermità … di questa vita passò (Boccaccio). c. In epoca più recente, spec. per influsso romantico, mestizia vaga e rassegnata, dolore raccolto e intimo: dolce, soave m.; M., ninfa gentile (Pindemonte); La mia Vita si gonfia di m. (Penna); la contenuta m. della poesia leopardiana. d. Noia, fastidio, uggia: che m. questa pioggia!; era proprio una m. starlo a sentire. 2. Pensiero, avvenimento, ricordo che rende tristi, depressi e sim.: via queste malinconie!; talvolta mi passano per il capo certe malinconie … 3. Nel linguaggio medico, è forma meno com. di melancolia o melanconia, come malattia psichica.

    Per gli psicologi la malinconia è il desiderio di qualcosa che non si ha mai avuto ma di cui si sente la mancanza e può costituire uno stato d’animo indefinito che non ha per oggetto nulla di concreto ma essere puramente un tratto della personalità. Il termine trae origine dall’antica medicina ippocratica: si credeva che lo stato di abbassamento dell’umore fosse dovuto a una eccessiva secrezione di bile nera da parte del fegato (in Greco: melanos = nero e chole = bile ). Questa condizione generava nel soggetto debolezza, pallore, magrezza e umore triste: da qui lo stereotipo del “malinconico”.

    Victor Hugo rivalutò questo sentimento e lo definì come la gioia di essere tristi.

    Charles Baudelaire coniò, a proposito di essa, il termine spleen. 

    La parola spleen deriva dal greco splēn: in inglese significa “milza”. In francese, spleen rappresenta la tristezza meditativa o la malinconia. Il termine venne reso famoso durante il Decadentismo dal poeta francese Charles Baudelaire, ma era utilizzato anche anteriormente, in particolare nella letteratura del Romanticismo. La concezione di spleen e di melanconia deriva dalla medicina greca degli umori: uno di questi era la bile, contenuta nella cistifellea. Questo concetto si ritrova anche nel Talmud, legata alla milza come organo del riso. In Cina lo spleen è uno dei fondamenti del carattere e si pensa che influisca sull’umore.

    Spleen da Wikipedia

    La malinconia è un sentimento tipico del Romanticismo. Si pensi all’Infinito di Leopardi (…interminati spazi, sovrumani silenzi, e profondissima quiete… e mi sovvien l’eterno, e le morte stagione, e la presente e via, e il suon di lei. Così tra questa immensità s’annega il pensier mio: e il naufragar mi è dolce in questo mare), così come ai sonetti di Foscolo dove il temi della morte e dell’abbandono permeano ogni immagine di malinconia: la sera diventa rappresentazione della morte stessa  (Forse perché della fatal quiete tu sei l’imago, a me si cara vieni, o Sera…).

    Ma già nel Preromanticismo, la malinconia andò ad unirsi a temi tipici del neoclassicimo: Ippolito Pindemonte scrisse la poesia Malinconia, ninfa gentile, il cui testo venne utilizzato da Vincenzo Bellini per una delle sue ariette: la quarta strofa seguita dalla prima, forse perché la quarta iniziava con la parola malinconia.

    Ancora nel Decandentismo la malinconia rimase un tema importante, tuttavia iniziò ad assumere un significato diverso per poi trasformarsi completamente nei poeti crepuscolari. Mentre la malinconia romantica nasceva dalla brama di desiderio tale da tormentare piacevolmente il protagonista in vista degli ideali nobili e quasi irraggiungibili che lui stesso si è posto (si pensi a I Dolori del Giovane Werther di Goethe o a Le Ultime Lettere di Jacopo Ortis di Foscolo), la malinconia crepuscolare abbassa decisamente i toni, scegliendo ambientazioni più quotidiane e sconfinando nel tono ironico di critica verso la società piccolo borghese (si pensi, ad esempio, alle buone cose di pessimo gusto di Guido Gozzano).

    Ma oggi, per la nostra società, che cos’è la malinconia?

    Personalmente ritengo che in un mondo che va troppo di fretta, non ci sia posto sufficiente per la lentezza richiesta dalla malinconia, tanto che spesso viene confusa con uno stato puramente negativo e depressivo che in realtà poco ha a che vedere con essa.

    Ecco perché mi piace pensare anche all’aspetto malinconico dei nostri personaggi, cercando di trarre da loro stessi qualche insegnamento.

    sei personaggi in cerca di… malinconia

    Ancora una volta, dunque, giochiamo con i nostri personaggi e affidiamo loro la malinconia.

    Quali situazioni provocano loro tale sensazione?

    • Prova malinconia prevalentemente d’inverno, quando uscendo dall’ufficio è già buio;
    • Prova malinconia quando guarda le fotografie dei suoi genitori da piccoli;
    • Prova malinconia quando sente la sirena dell’ambulanza;
    • Prova malinconia quando mangia pop-corn;
    • Prova malinconia quando incontra gli artisti di strada al luna park;
    • Prova malinconia quando sente il jingle di una pubblicità degli anni ’80.

    Ora tocca a voi. Raccontateci che cosa provano i vostri personaggi. O, se preferite, raccontateci quando vi sentite malinconici.

    Se ti è piaciuto, condividilo!

    14 Comments

    • Ricordo la malinconia ben raccontata nel romanzo “Le meraviglie del Duemila”, di Salgari, nel quale il co-protagonista affronta addirittura un sonno di cent’anni per sfuggire allo spleen 🙂

      Personalmente la provo spesso ultimamente, quando ripenso a ricordi o rivisito luoghi che in un passato poco lontano nel tempo, ma molto lontano nella vita, erano sorgente di felicità e ora di tristezza e mancanza a tratti insopportabile. Poco a poco la depressione si è trasformata in quel sentimento dolce amaro che reputo più propriamente malinconia ironica (o vaffa alla vita) 🙂
      Io l’affronto con la scrittura. Creare personaggi e mondi, farli soffrire sadicamente o gioire insieme a loro è un ottimo antidoto 🙂

      Perché in fondo emozioni e sentimenti sono soltanto stati chimici nel nostro cervello. Quindi almeno da quel punto di vista, è vero che vita reale e immaginaria spesso si confondono…

      • Silvia

        La scrittura è terapeutica in molti casi. Ritengo che in prima battuta possa servire a mettere nero su bianco gli stati d’animo, a riconoscerli, verificarli e, infine, accettarli.
        Del resto per gli autori romantici prima, per i decadenti poi, la malinconia era proprio la molla che spingeva a scrivere, a esplorare la propria creatività.
        Se fossimo sempre tutti felici saremmo tremendamente banali, credo. E probabilmente non scriveremmo più.

    • Sono una persona estremamente malinconica e tutte le motivazioni dei 6 personaggi mi mettono malinconia a parte i pop corn. Uno degli obittivi fissi della mia vita è non soccombere alla malinconia, contrastandone gli attacchi.

      • Per quanto mi riguarda, ho imparato ad affrontare le difficoltà accettandole. Sono sempre stata una che non si permetteva di essere triste, quindi la tristezza mi spaventava assai.
        Poi, quando accetti cominci a renderti conto che non è così brutta come sembrava, anzi un po’ ti ci abitui. Tanto che ho capito che alla fine gli ottimisti sono quasi più malinconici delle altre persone. Ma prima o poi ci scriverò un post. Capisco che detto così sembra una grossa banalità. 😉

    • nadia

      Quella affetta da malinconia cronica sono io, a ondate mi ci tuffo a più non posso.
      Per quanto riguarda il nostro Roberto, ohibò è malinconico? Riflettendoci su penso di sì, soprattutto se si trova alle prese con l’album di famiglia e si rivede bambino con quella foresta di riccioli biondi sulla testa e poi ragazzo dal fisico invidiabile attorniato da belle donne. Una malinconia torturatrice visto che la calvizia incipiente, il panciotto molle e la scarsità di scelta tra le donne gli fanno davvero pensare con tristezza al tempo che avanza.

      • Malinconia come nostalgia per il tempo che passa è un gran bel tema.
        Una volta pensavo che con il passare del tempo ogni scelta fatta costituisse un chiudersi di porte, di opportunità.
        Poi una amica mi disse: no, ogni scelta che fai sono porte che si aprono.
        Ecco, da allora non temo più il passare del tempo. Mi concentro su quello che ho davanti.

    • Come potete ben capire, a me il naufragar non m’è per niente dolce! (del tipo: Imbarchiamo acqua, Capitano!)
      Non riesco a capire il sottile velo tra malinconia e dolore. Fosse quando il dolore si attutisce, quando hai speso tutte le lacrime del mondo e ti rassegni a non poter cambiare le cose, arriva la malinconia? Per chi non c’è più, per quello che non sarà mai più o non sarà mai. Però per quanto dovrei capitolare di fronte alle evidenze, io sono della scuola del Salvemini: “Io vorrei essere un rassegnato, ma non posso. Quand’anche riuscissi a diventare un arciricchissimo e vedessi con sicurezza l’avvenire mio e della mia famiglia, io continuerei ad essere sempre un ribelle.” 😉

      • A me piace molto l’interpretazione della malinconia che davano i Romantici. Essa era il risultato dello scarto tra le enormi aspirazioni, il tendere verso l’infinito e il rendersi conto dell’impossibilità di ciò. Tuttavia non veniva mai meno la spinta vitale verso quell’infinito, semplicemente la malinconia costituiva l’accettazione di quei limiti. Che però domani si ricominciava a cercare di superare. Spostare il limite sempre un po’ più in là, non con cieca illusione, ma con sana passione.

    • Per me la malinconia è il rimpianto di un mondo che non c’è più, quindi mi sento malinconica in tutte le situazioni che hai descritto (tranne pop corn e sirena delkambulanza)
      Osservare le foto dei miei genitori da giovanissimi (non ho loro foto da bambini) mi rende malinconica perchè i miei non ci sono più. Per rispondere a Barbara questo è il tipico caso di malinconia, non c’è più il dolore intenso per la loro morte, ma resta una struggente e malinconica nostalgia. E poi il buio quando esco dall’ufficio è una mazzata, mi sembra che la mia giornata sia già finita.

      • Il buio per me è una mazzata da ottobre ad aprile. Ho bisogno di luce e calore. Però poi penso quanto sarà bello in primavera vedere le giornate che si allungano e mi riservo un po’ di stupore per quel periodo.
        La perdita di persone care come i genitori credo che sia uno dei drammi più grossi che l’essere umano si trova a dover affrontare. Se interpreto bene il tuo pensiero, penso però che la malinconia in questi casi unisca il dolore all’amore. Per questo è così struggente, perché in sé porta affetto, ricordi, bellezza che nessuno vorrebbe mai dimenticare.

    • Tiziana

      Hai perfettamente ragione Giulia. La malinconia la puoi sentire per qualcuno che non c’è più. Ripensi a lui/lei e a tutte le cose vissute insieme. Il senso di non poterlo più vivere insieme ti rende malinconico.

      • Silvia

        Esatto, Tiziana. La malinconia unisce due sentimenti opposti: dolore e amore. Ecco perché è così struggente.

    • E lo so, che tu pensavi che io mi fossi dimenticata il mio esercizio 😉
      Abbiamo anche i nomi!

      • Personaggio X Donna giovane, Stefania/Giada/Francesca (quale?)
      X è infastidito/a da chi gli/le cammina intorno mentre mangia.
      Si arrabbia Quando qualcuno lo/la tocca inavvertitamente.
      Ha paura di scendere le scale quando ci sono altre persone intorno.
      Invidia chi si alza di buonumore la mattina.
      Prova malinconia quando incontra gli artisti di strada al luna park.
      Per la loro libertà, creativa ma anche spirituale. Perchè sono convinti delle loro scelte e, nonostante le evidenti difficoltà, vivono la vita sempre col sorriso e la soddisfazione stampati in volto.

      • Personaggio Y Uomo giovane, Riccardo
      Y è infastidito/a dalle chiavi troppo voluminose, tipo quelle lunghe, di sicurezza.
      Si arrabbia Quando qualcuno gli/le prende un boccone dal suo piatto.
      Ha paura di dimenticare qualcosa di importante.
      Invidia chi tradisce il partner senza farsi scoprire.
      Prova malinconia prevalentemente d’inverno, quando uscendo dall’ufficio è già buio.
      E il buio gli ricorda un’altra giornata terminata, in cui forse poteva sistemare tante altre cose, concludere più affari, strappare una maggior provvigione. E’ già sera e l’agenda ancora straripa nell’elenco ToDo. Mentre le persone di successo, quale lui vorrebbe essere, imparano a delegare, o sfruttare, gli altri.

      • Personaggio Z Uomo, anziano, Bruno
      Z è infastidito/a dal risvolto del lenzuolo troppo corto.
      Si arrabbia Quando viene svegliato/a da un rumore improvviso.
      Ha paura di non riconoscere per strada le persone che non vede da molto tempo.
      Invidia chi dice cattiverie senza sensi di colpa.
      Prova malinconia quando guarda le fotografie dei suoi genitori da piccoli.
      Gli provocano tristezza per il tempo che se ne va, inesorabilmente. E dite resta solo qualche fotografia sbiadita e una tomba dove, se sei fortunato, qualcuno verrà a cambiare i fiori ogni tanto. Lui tutte le mattine va a trovare Luisa, va a chiederle scusa, e le chiede di tenergli il posto pronto.

      • Personaggio W Donna Bambina, Dorotea (ma lei ancora dice solo “Tea”)
      W è infastidito/a dalle persone che gli/le fanno due volte la stessa domanda.
      Si arrabbia Quando inciampa sul marciapiede.
      Ha paura di mettere la testa sotto l’acqua.
      Invidia le persone che sono a loro agio a cantare in pubblico.
      Prova malinconia quando sente la sirena dell’ambulanza.
      La nonna se n’è andata così, nemmeno il tempo di salutarla. Il mattino dopo quando ha chiesto alla mamma dove fosse, le ha detto che è volata in cielo e che lei no, è troppo presto per andarla a trovare. Che sta cantando con gli angeli. Ma poi nonna era pure stonata, che se ne faranno gli angeli della sua voce? Non potevano lasciargliela quaggiù?

      • Personaggio K Uomo, cuoco, Emiliano
      K è infastidito/a da chi fa rumore quando deglutisce.
      Si arrabbia Quando la pasta è scotta.
      Ha paura delle galline.
      Invidia chi riesce a sommare una lunga teoria di numeri senza scriverli.
      Prova malinconia quando sente il jingle di una pubblicità degli anni ’80.
      Gli unici momenti di serenità erano davanti alla televisione, al pomeriggio, appena terminati i compiti, quando i suoi genitori erano al lavoro e lui rimaneva a casa con la governante. Cresciuto a pane e cartoni animati. E al profumo dei manicaretti che preparava Clelia per la cena. Tante cose le ha imparate da lei.

      • Personaggio J Ragazzino, Lorenzo
      J è infastidito/a dall’unto lasciato sulle dita dalle patatine.
      Si arrabbia Quando egli/lei stessa non riesce a fare qualcosa che si era prefissato/a.
      Ha paura di prendere freddo d’inverno e di soffrire il caldo d’estate.
      Invidia chi si ricorda i numeri di telefono a memoria.
      Prova malinconia quando mangia pop-corn.
      Facevano sempre scorpacciate di pop-corn davanti alla tv, lui e il suo amico Alfredo. Salati, caramellati, addirittura intinti con la panna, accompagnamento perfetto per i film horror. E poi un giorno l’horror è entrato nelle loro vite davvero, quando Alfredo è stato falciato da un pirata della strada, mentre tornava a casa in bicicletta da scuola. Mai più pop-corn.

      …insomma con la malinconia qualche morto m’è scappato, ecco!

    • Malinconia è la consapevolezza del limite. Mi succede sempre più spesso, e non è che mi piaccia. Non uccide, non fa passare la voglia di vivere, è tollerabile, ma fa male lo stesso. Diventa un piacere solo quando l’accettazione è definitiva, è come dire “sto male, ho perso qualcosa di bello, ma ciò che ho avuto non me lo può togliere nessuno. Va bene così”. Una cosa del genere.
      Non ho personaggi malinconici, credo. Forse è malinconica la mia Anna, ma è tutt’altro che rassegnata.

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    Vivo con due figli, un marito e un gatto in una casa ai confini del bosco. 
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