Sei personaggi in cerca di… invidia. Puntata n. 4

Indice dei Contenuti

    L’invidia, si sa, è uno dei peccati capitali. E persino tra questi è uno dei più antipatici.

    Se una persona iraconda suscita persino un po’ di fascino, se la gola e la lussuria vengono guardate con il sorrisino dell’accondiscendenza, se l’avarizia, l’accidia e la pigrizia si riescono a giustificare, una persona invidiosa non piace proprio a nessuno.

    La Treccani On-line dell’invidia dice questo:

    Dal punto di vista del sentire comune, e nell’opinione generale, l’invidia è sempre stata considerata un vizio, e tra i più deplorevoli. Sappiamo inoltre che la morale cattolica colloca l’invidia tra i vizi capitali, in diretta opposizione alla virtù della carità. L’invidia è però anche definibile come una passione, un affetto, un sentimento. E in quanto passione è tradizionalmente legata alla tristezza: “tristezza per i beni altrui” la definisce san Tommaso. L’invidioso infatti è triste perché il suo desiderio più profondo e lacerante è quello di sottrarre all’altro i suoi beni per appropriarsene e goderne al suo posto. A ciò si accompagna in genere la sensazione, da parte di colui che invidia, che quello che l’altro possiede sia immeritato. Di qui la necessità, per l’invidioso, non soltanto di soddisfare la propria brama, ma di provocare la sofferenza, o la privazione, nell’altro.

    L’indivia nasce infatti da un desiderio che non si è riusciti o che si teme di non riuscire a soddisfare.

    Eppure, così come abbiamo detto per i sentimenti di cui abbiamo parlato nelle puntate precedenti, anche l’invidia è un sentimento naturale che non possiamo proibirci di provare, al limite possiamo controllare le conseguenze e scegliere di non agire volontariamente per ottenere il male di colui che invidiamo.

    Ricordo che  da bambini ci insegnavano sempre di ammirare piuttosto che invidiare, tanto che nel mio linguaggio è la parola invidia è quasi sparita.

    Oh, come ammiro quel ragazzo tanto intelligente che prende tutti 30 agli esami…

    (oh quanto invidio quel secchione brufoloso che se potessi glieli farei scoppiare uno a uno quei brufoli!)

    Oh, quanto ammiro quella bella ragazza che ha mille spasimanti…

    (‘sta brutta zoccola, te credo che la guardano tutti, è così volgare!)

    In effetti in linguaggio condiziona anche i sentimenti e, a forza di dire che ammiri una persona invece che ne provi invidia, ti convinci di provare qualcosa di bello anche se, in fondo in fondo, qualcosa di nascosto sta lì a rodere.

    quali situazioni provocano l’invidia dei nostri personaggi?

    Ma tornando ai nostri personaggi, ecco le situazioni o le persone che provocano loro il sentimento dell’invidia. Come al solito, non dirò chi prova cosa, ma lascerò alla vostra fantasia gli abbinamenti con i personaggi che già avete delineato.

    • Invidia le persone che sono a loro agio a cantare in pubblico
    • Invidia chi si alza di buonumore la mattina
    • Invidia chi riesce a sommare una lunga teoria di numeri senza scriverli
    • Invidia chi dice cattiverie senza sensi di colpa
    • Invidia chi si ricorda i numeri di telefono a memoria
    • Invidia chi tradisce il partner senza farsi scoprire

    Ora tocca a voi. Abbinateli ai vostri personaggi e raccontateci, se volete, il motivo.

     

     

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    17 Comments

    • Io sono riuscita a inventare i miei personaggi solo nel primo post, quello sul fastidio. Posso recuperarli da lì, anche se sono incompleti? Oppure posso crearne di nuovi? 🙂

      • Puoi fare tutto quello che vuoi, cara. E’ un gioco e non si vince niente. Libertà assoluta. Lo scopo è solo quello di dare qualche spunto di riflessione per creare nuovi personaggi. 🙂

    • nadia

      Il mio Roberto non pensa di invidiare nessuno, convinto com’è di essere super partes, invece gli esce sempre quello sguardo bieco verso coloro che in superficie non dimostrano di avere problemi. Corrono invece di fare la pausa pranzo e ascoltano musica negli auricolari in completa sincronia con il movimento. Chiacchierano amabilmente nella piazza della scuola in attesa di recuperare i figli intrattenendosi con chiunque. Fanno la spesa al supermercato trovando ogni singolo prodotto. Guidano la macchina senza sentire continuamente fastidiosi rumori di sottofondo. Insomma fanno tutto con una naturalezza a lui mancante. Impostato come è a far quadrare emozioni e situazioni, a far collimare con la precisione assoluta di cui abbisogna per stare bene. (il mio Roberto prima o poi impazzisce dall’invidia !)

      • Quindi Roberto pensa di non invidiare nessuno perché è convinto di essere superiore?
        Invece sotto sotto è un uomo insoddisfatto di se stesso, giusto?

        • nadia

          esatto, ma lui non lo percepisce, lo dico io come voce fuori campo o creatrice del suo personaggio.

      • Secondo me è una sensazione spiacevole per chi la prova, però spesso la vediamo peggiore di quello che è. Se ci sentissimo liberi di provarla, sarebbe tutto più semplice.

    • …sono ancora ferma al “sta brutta zoccola” a ridere!!! 😛
      Ripasso, che qua il compito diventa difficile.
      Però via via comincio a vederci qualche intreccio, mumble mumble…

      • Dai, crea un intreccio, che poi vogliamo leggere il racconto. 😛

    • Sono riuscita a distribuirli anche sto giro…

      • Personaggio X Donna giovane
      X è infastidito/a da chi gli/le cammina intorno mentre mangia.
      Si arrabbia Quando qualcuno lo/la tocca inavvertitamente.
      Ha paura di scendere le scale quando ci sono altre persone intorno.
      Invidia chi si alza di buonumore la mattina.
      Lei non ci riesce. Le sue notti sono continuamente tormentate, dallo stress del lavoro, degli impegni, dai brutti ricordi che a volte riaffiorano, dagli incubi. La mattina inizia stanca e spossata e solo dopo il terzo caffè riesce a concedersi un debole sorriso, di riflesso a quei pochi che riceve in ufficio. L’unico che la fa ridere è il giornalaio all’angolo, che a giorni alterni le chiede di sposarlo, nonostante una fede nuziale lo accompagni al dito da ben 40 anni.

      • Personaggio Y Uomo giovane, il perfettino
      Y è infastidito/a dalle chiavi troppo voluminose, tipo quelle lunghe, di sicurezza.
      Si arrabbia Quando qualcuno gli/le prende un boccone dal suo piatto.
      Ha paura di dimenticare qualcosa di importante.
      Invidia chi tradisce il partner senza farsi scoprire.
      Perchè ci vuole un’organizzazione estrema e una faccia tosta incredibile. E gli mancavano entrambi. Stava sempre ben attento di non lasciare trofei in giro, soprattutto in auto dove la fidanzata poteva facilmente trovarli. Aveva anche una doppia sim nel cellulare, una scheda solo ad uso rimorchio occasionale. Ma una volta si stava stupidamente fregando con un biglietto del cinema dimenticato nei pantaloni. Si era salvato dicendo che era di un collega, che
      glielo aveva lasciato come promemoria di andarlo a vedere.

      • Personaggio Z Uomo, anziano
      Z è infastidito/a dal risvolto del lenzuolo troppo corto.
      Si arrabbia Quando viene svegliato/a da un rumore improvviso.
      Ha paura di non riconoscere per strada le persone che non vede da molto tempo.
      Invidia chi dice cattiverie senza sensi di colpa.
      Non sanno che il conto arriva tutto alla fine. Che man mano che passano gli anni, le cattiverie dette pesano sulle spalle come enormi macigni da portarsi dietro, perchè fanno più male a chi le pronuncia, non chi ne è l’oggetto. Peggio ancora se l’ultimo saluto alla persona amata era proprio una cattiveria.

      • Personaggio W Donna Bambina, Dorotea (ma lei ancora dice solo “Tea”)
      W è infastidito/a dalle persone che gli/le fanno due volte la stessa domanda.
      Si arrabbia Quando inciampa sul marciapiede.
      Ha paura di mettere la testa sotto l’acqua.
      Invidia le persone che sono a loro agio a cantare in pubblico.
      La maestra dell’asilo le ha insegnato tante poesie e canzoncine, ma la mamma non la lascia mai fare. “Non ora Dorotea, stai buona e gioca in silenzio.” Quando sono loro due, c’è sempre troppo silenzio in casa. Poi arriva Marco e a lui è concesso di fare tutto con rumore. Anche ai pranzi dai nonni non le è permesso cantare. Marco si chiude in un angolo a giocare col telefonino. E lei da sola a giocare.

      • Personaggio K Uomo, cuoco
      K è infastidito/a da chi fa rumore quando deglutisce.
      Si arrabbia Quando la pasta è scotta.
      Ha paura delle galline.
      Invidia chi riesce a sommare una lunga teoria di numeri senza scriverli.
      Ricorda sempre gli ingredienti delle sue ricette, ma per le quantità va ad occhio, più che a memoria. La sua arte è il sentire quando l’impasto richiede più farina o più burro, quando il burro di malga è più solido di quello francese, quando la farina al tatto ha un tasso d’umidità eccessiva, quando il suo grado di abburattamento e il fattore W sono sbagliati rispetto alla confezione. Ma i numeri no, quelli proprio non se li ricorda.

      • Personaggio J Ragazzino
      J è infastidito/a dall’unto lasciato sulle dita dalle patatine.
      Si arrabbia Quando egli/lei stessa non riesce a fare qualcosa che si era prefissato/a.
      Ha paura di prendere freddo d’inverno e di soffrire il caldo d’estate.
      Invidia chi si ricorda i numeri di telefono a memoria.
      Una volta gli è capitata una tipa spaziale alla stessa fermata dell’autobus e stava dando il suo numero di cellulare ad una nuova amica. Lui aveva il telefonino scarico, e certo non poteva farsi vedere ad annotarlo. Se almeno se lo fosse ricordato a memoria. Era durato nella sua mente per ben tre fermate. Poi una signora anziana gli aveva chiesto spazio per uscire e tanti saluti.

    • Brava, stanno prendendo forma per bene. Continuo a seguire il tuo ragazzino, mi ricorda il protagonista del romanzo che sto scrivendo. 🙂

    • Invidia chi di alza di buonumore la mattina.
      Personaggio X donna, 55 anni, dirigente di azienda, ottima posizione sociale, ha un marito è una figlia, avrebbe tutto dalla vita ma non riesce ad apprezzarlo, quando arriva in ufficio la mattina e vede i colleghi sorridenti si sente defraudata e pensa “cosa avranno da sorridere questi sfigati che guadagnano poco più di mille euro al mese e devono ubbidire ai miei ordini, eppure sembrano contenti della loro vita. Non li sopporto, adesso voglio togliergli quel sorriso dalla faccia almeno finchè sono qua dentro!”

      • …E poi in un giorno di pioggia, dopo essere inciampata ed essersi rotta i collant proprio in un punto in bella vista, folle di rabbia per i loro sorrisini, imbraccia un fucile e fa una strage… 😀 😀 : D
        Scusa, mi è venuta così mentre leggevo… 🙂

        • Sai che potrebbe essere un bel finale tragico!
          Però un altro potrebbe essere: Un giorno tutti i suoi collaboratori la chiudono in una stanza e buttano via le chiavi…

          • Ahahaha!! Il tuo racconto è sicuramente più intrigante. Il mio era tratto da “Un giorno di ordinaria follia”… 🙂

    • Faccio fatica a stare al passo, ma sono comunque contenta perché la descrizione del sentimento della settimana mi permette di guardarmi dentro non solo come autrice ma come persona. Quindi grazie.

      • Grazie a te, Sandra. Dal tuo stimolo è nato questo gioco. Se è utile a qualcosa, scrittura o meno, ne sono felice. 🙂

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    Vivo con due figli, un marito e un gatto in una casa ai confini del bosco. 
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