Scrittura di getto – i miei primi pensieri –

Indice dei Contenuti

    Per me non è un semplice esercizio. È un vero scontro con me stessa. Siamo al terzo tentativo e se è vero che il tre è il numero perfetto, forse ci siamo quasi.

    Per chi non lo sapesse sto partecipando al “gioco” proposto da Chiara Solerio sul suo Appunti a  Margine.

    Nel suo post, Chiara ha proposto di provare a liberare noi stessi dalla mania di rileggere e di ricontrollare e di provare a scrivere (e pubblicare) un post di getto, senza tornare indietro a ricontrollare la frasi scritte in precedenza alla caccia di refusi, errori di battitura, frasi poco chiare etc etc.

    Ho accettato subito perché sono consapevole che questo sia un mio grande limite, ma non credevo che sarebbe stato così ostico.

    una serie di difficoltà insormontabili

    1°Problema:

    Batto molto velocemente sulla tastiera del pc, quasi come se le mani dovessero per forza star dietro a i pensieri che il cervello mi detta. Di conseguenza faccio parecchi errori di battitura. Prendo talmente tanta velocità che spesso, senza accorgermene, le mie dita tornano indietro da sole a correggere gli errori di battitura. Devo proprio forzarmi di non riprendere parecchie parole.

    2° problema:

    D’abitudine rileggo ogni frase appena ho finito di scriverla. Ho poca memoria e mi distraggo facilmente, per questo ho bisogno di rileggere quello che ho scritto prima di andare oltre. Non poterlo fare mi infastidisce. Mi sento come se fossi monca.

    3° problema:

    Una volta terminato tutto il post, lo riprendo da capo, lo rileggo più volte per capire se sia sufficientemente scorrevole, se non ci sia possibilità di fraintendimenti , se sia strutturato in modo organico e se segua lo schema logico che mi ero prefissata si utilizzare il fase di progettazione. Pensare che non fosso fare nemmeno questo mi manda in crisi. Beh, non proprio tanto tanto, ma un po’ sì.

    Eliminare tutte queste consuetudini non è solo un esercizio, ma è un vero sforzo perché fanno parte d una ritualità ormai fossilizzata che non solo la mia mente, ma soprattutto il mio corpo attua in automatico.

    la ritualità della mia scrittura

    Come accade a tutti, la mia scrittura segue una precisa ritualità.

    Ad un’idea segue un progetto. Il progetto si concretizza in uno schema. Lo schema viene trasformato in parole e quindi in un post. Allo stesso modo, il mio corpo si organizza: dal cervello alle mani, dalle mani alla tastiera, dal video del pc agli occhi per riprendere il giro.

    Non ci sono pause, non c’è spazio per controllare movimenti che vengono da sé, in automatico.

    Devo tirare un lungo respiro per non farmi travolgere dai movimenti e per impormi di non tornare indietro.

    lasciare scorrere

    Io credo che in tutto questo abbia una forte rilevanza la mia mania del controllo e la mia necessità di ottimizzare i tempi.

    Penso di essere veloce, mi illudo che correggendo subito si eviti di dover riprendere dopo, invece continuo a spezzettare il flusso. E’ una specie di guerra tra me e me. La me che cerca la perfezione, che ha fretta e che teme di sbagliare con la me che vorrebbe avere meno fretta, quasi lasciandosi cullare dallo scorrere delle parole.

    Ecco, perché forse lasciare scorrere e liberare il corpo da una prigionia inconscia potrebbe giovare non solo alla scrittura, ma persino alla qualità della vita stessa.

    come trovare l’equilibrio?

    Eppure, sebbene consapevole, dei miei limiti, mi chiedo quanto si possa forzare la propria natura per ottenere risultati migliori o, anche solo, una maggiore serenità con se stessi. Domanda sciocca, forse, sebbene centrale.

    Io credo che in questo frangente le mie difficoltà siano solo la punta dell’iceberg. Più che sulla mia scrittura avrebbe senso lavorare su di me affinché una diminuita mania di autocontrollo giovasse anche e non solo alla scrittura.

    Tuttavia immagino che sia possibile anche un processo inverso e cioè che esercitarsi nello specifico possa servire a migliorarsi in generale.

    conclusioni

    Ora il paragrafo “conclusioni” mi mette serenità. Vuol dire che, bene o male, che abbiate capito qualcosa o no dei miei pensieri in libertà, se non altro sono arrivata alla fine.

    Al terzo tentativo l’esperimento è riuscito.

    Se mi sarà utile ve lo farò sapere. In ogni caso lo consiglio pure a voi e ringrazio Chiara per l’idea.

    In fondo fare qualcosa che viviamo come cosa per noi proibitiva, è sempre utile.

     

    E voi avete mai fatto qualcosa di tanto pazzo, tipo pubblicare un post scritto in venti minuti senza rileggerlo?

    ***********************************

    Postilla: è stato più forte di me. Almeno gli errori di battitura li ho corretti. Quei segni rossi sotto le parole non li riesco proprio a digerire. Ma almeno non mi hanno obbligata a leggere tutto il testo. Ho agito solo lì.  Il resto è rimasto tutto inalterato. Spero che sia valido lo stesso.

     

    Se ti è piaciuto, condividilo!

    18 Comments

    • Io ne ho scritto uno ieri sera, ho messo insieme diversi pensieri che mi giravano in testa come suggeriva Chiara e l’ho programmato senza rileggerlo…

      • Bene, bene. Sono curiosa di leggere anche il tuo. 😉

    • Sui riti della scrittura siamo più o meno sulla stessa lunghezza d’onda. Non ho ancora pensato alla “sfida” di Chiara, proprio perché se ci penso, allora manco l’obiettivo 🙂
      Sembra facile…

      • Eh, ma tu non pensarci. Fai come me e buttati. 😉

    • Vedi, il problema 1 e il problema 3, non sono problemi: come ho scritto anche nel mio post, la Goldberg non ha mai detto di eliminare riletture e revisioni. Il problema 2, invece, blocca la creatività. Poi, per carità, se uno ci si trova bene può benissimo andare avanti così. Per me, è stato più un danno che altro, perché ho sempre scritto di getto, revisionando soltanto alla fine. Solo negli ultimi anni – intimorita dalle nozioni tecniche che apprendevo qui e là – mi sono inibita molto, e ho iniziato a rivedere il testo già in fase di stesura. Per come sono fatta io, è quasi contro natura. Per questo ho deciso di ritornare alla scrittura di getto, almeno per un po’. L’idea di non rileggere i post dipende dalla volontà di evitare paure a posteriori, che blocchino la pubblicazione, si tratta però di una decisione circoscritta a questo giochino. In generale, penso che una scrittura troppo controllata viaggi con il freno a mano tirato. Grazie comunque di aver partecipato. 🙂

      • Sì, hai ragione, In realtà il punto 1 e n. 3 non sono veri problemi, lo erano solo per scrivere questo post.
        Sul 2 ci sto riflettendo molto, perché è vero che mi rallenta molto e, a volte, blocca il flusso di pensieri. Però è anche vero che io di solito quando inizio a scrivere ho già in testa quello che scriverò, l’ho pensato prima, il più delle volte sotto la doccia appena mi alzo. Più che altro il controllo riguarda la forma in cui scrivo, nel tentativo di capire se ciò che ho detto è comprensibile e in che direzione sta andando. Comunque ho intenzione di fare un po’ di esperimenti e vedere come va a finire.
        Ancora grazie per l’idea. 🙂

    • I pensieri di questo tuo post sono esattamente i miei, non uno escluso.
      Così mi sento meno sola: mi stavo scoraggiando, circondata da tutti questi amici virtuali professionisti della scrittura di getto. 😀

      • Dai, che bello! Almeno siamo in due! 😀 😀 😀

    • nadia

      Accidenti quanto sei tecnica e schematica, ecco io l’opposto. Non credo che la scrittura di getto sia il tuo percorso, mi pare ti agiti invece che rilassarti per scrivere.
      Di pazzo? Altroché! Percorsi rischiosi in montagna, scelte di vita controproducente, decidere di sposarmi e organizzare il matrimonio in tre mesi… l’elenco è lunghissimo, solo che ho problemi di memoria e quasi divento come Dory!

      • Sì sì, mi agito, eccome! Però può anche essere che superando le mie manie si ottenga qualcosa di buono. Continuerò a provarci. 😉

    • Quanto siamo diverse, Silvia. Confrontarsi quindi è davvero arricchente. Buoni esercizi.

      • Grazie, proseguirò nei miei esercizi, seppur con fatica! 😉

    • Le tue difficoltà sono anche le mie, paro paro. Però ti dico una cosa, questo post non sembra affatto scritto di getto, ha una sua logica e persino uno schema di fondo. Anche io sono andata in crisi totale nel scrivere il mio post di getto! Siamo ciò che siamo, non c’è niente da fare, però sono senz’altro esercizi utili, come minimo a conoscerci meglio 🙂

      • Silvia

        Ecco, bene. Allora con Marina siamo già in tre e ci sentiamo meno sole! 😉
        Come ben dici tu, siamo ciò che siamo. L’importante è accettarsi e cercare di continuare a migliorarsi. Tu sei già molto brava, io ci provo! 😉

    • Nulla. Non riesco a scrivere nulla di getto. Non so neanche se voglio provarci.

      • Ma sai, alla fine è anche questione di modi di essere. Se non ti viene, non è detto che sia necessario farlo. Nel mio caso può essere liberatorio per sbloccare certe “manie”, ma so che io sarò sempre una persona che non scrive di getto.

    • Antonio

      “la ritualità della mia scrittura”….mi fa pensare ad una catena di montaggio: non sono consentiti errori!
      Al di là di tutto, scrivi molto bene….complimenti

      • Ciao Antonio e ben venuto sul mio blog.
        Grazie per i complimenti. 🙂
        In effetti hai ragione: la vivo un po’ come una catena di montaggio. Che può essere una cosa funzionale, l’importante è non rimanere troppo imbrigliati negli ingranaggi. 🙂

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    Vivo con due figli, un marito e un gatto in una casa ai confini del bosco. 
    Dissennatamente amante della vita, scrivo per non piangere, rido perché non posso farne a meno.

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