Dubbio n. 4: E se lo chiamassi Zaccaria? Quale nome per i miei personaggi?

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    Sono dell’idea che, nella narrativa quanto nella vita reale, il nome di una persona contribuisca a formarne la personalità.

    Non lo dico solo io che, al di là delle personali opinioni, non ho alcuna competenza in materia, ma lo dicono anche gli studi scientifici. In questo interessante articolo, pubblicato su Repubblica.it alcuni anni fa, vengono riportati i risultati di due studi americani e di un sondaggio inglese, in cui si analizzano le scelte di tremila famiglie confrontandole con lo sviluppo dei bambini.

    Ne risulterebbe che il nome attribuito ad un bambino influisca sulla percezione che gli altri avranno di lui. Tanto per citare un esempio riportato nell’articolo, è più facile dubitare della virtù di una Jessica che di una Geltrude, così com’è scontato considerare più moderno un Alex che un Salvatore.

    D’altronde ce ne rendiamo conto anche nella nostra quotidianità spicciola, osservando quanta importanza viene data dai genitori alla scelta del nome del figlio.

    Fin dall’antichità in molte culture il nome del bambino veniva apposto durante una cerimonia pubblica, che generalmente si celebrava otto giorni dopo la nascita. Nella Roma Imperiale ciò avveniva con la cerimonia del dies lustricus (giorno del lavaggio del bambino che corrispondeva alla caduta del cordone ombelicale), nella Antica Grecia con le Anfidromie, mentre nella civiltà ebraica veniva dato il nome al bambino durante la cerimonia della circoncisione:

    Quando furon passati gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima di essere concepito nel grembo della madre.

    Luca 2, 21

    Anche l’abitudine di apporre al neonato il nome dei nonni trae le sue radici in tradizioni molto lontane diffuse in molte culture. Non solo con la volontà di celebrare il capostipite, ma nel tentativo di trasferire i tratti del carattere di quello al nuovo nato.

    Oggi, nella nostra cultura occidentale, sono tradizioni per lo più abbandonate e anche la legge ha ampliato i confini della libertà di scelta: con il DPR 396/2000 è stato abrogato il divieto di apporre nomi geografici e in generale l’Ufficiale dell’Anagrafe non può più rifiutare di registrare un nome, riservandosi di segnalare al Procuratore della Repubblica le eventuali violazioni.

    Tutto questo per dire che la scelta del nome dei personaggi non è un tema affatto secondario, ma che costituisce un elemento piuttosto importante nella costruzione della nostra storia.

    Io penso che valga il principio per cui un nome ci debba piacere e convincere. Non ovviamente nel senso che debba essere il nome che sceglieremmo per nostro figlio, ma che ci risulti adatto e che in qualche modo garantisca al personaggio una caratterizzazione ulteriore.

    Voglio dire, chiamereste mai Ercole un personaggio che dev’essere un pusillanime? Magari anche sì, ma solo se questa scelta paradossale fosse funzionale ad altro e se, comunque, venisse poi più o meno esplicitamente giustificata. In ogni caso l’avrete valutata.

    Credo che, ancor prima di decidere e a farsi guidare dalla fantasia, debbano essere fatte una serie di contestualizzazioni.[su_spacer]

    Contestualizzazione storica e geografica

    In generale nella stesura di un romanzo, vale il principio della verosimiglianza. D’accordo che le nostre sono storie di fantasia, ma se la realtà può permettersi di essere paradossale, la fantasia no. E le situazioni “strane” vanno in qualche modo valutate e giustificate dall’autore.

    Il primo punto per non sembrare paradossali nella scelta di un nome è quello di contestualizzare storicamente e geograficamente i nostri personaggi. A questo proposito andrebbero fatte alcune piccole ricerche su come e quanto sia diffuso un nome in un’area geografica. E di quanto lo fossero in un certo periodo storico.

    Esistono interessanti statistiche, reperibili anche on line sul sito nomix.it, che ci danno una mappa precisa della diffusione dei nomi per area. Potete anche decidere di non tenerne conto, ma darci uno sguardo non solo non guasta, ma può anche essere utile per sviluppare nuove idee.[su_spacer]

    Contestualizzazione socio-economica

    Anche l’ambiente in cui nasce e cresce un personaggio contribuisce a determinarne il nome. Forse oggi è meno netta la differenza tra classi sociali e nomi, per così dire, nobili si possono trovare anche nei ceti meno elevati, tuttavia è indubbio che anche in questo campo ci sia l’influenza delle mode.

    Al giorno d’oggi capita di frequente che un Leo tragga origine da un attore come Di Caprio o un calciatore come Messi più che dal genio toscano.

    Per questo avere ben chiaro chi siano i genitori di un personaggio e quale sia il loro livello di istruzione ci aiuta a costruire un quadro verosimile e “rotondo” in cui non sarà nemmeno necessario dare giustificazioni. Il lettore intuirà da sé.[su_spacer]

    Personalità del personaggio

    Ho già fatto l’esempio di Ercole. Ne potrei fare altri centomila. Tuttavia ritengo che non si debba eccedere nemmeno nell’errore opposto, cioè quello della sovrabbondanza.

    Se il mio protagonista fosse un pittore, chiamarlo Giotto sembrerebbe un po’ esagerato. Tanto più che, oltre a quello celebre, di Giotto non ne ho mai conosciuto uno in tutta la mia vita.

    Tuttavia, senza ricorrere a troppi giochi di parole o al significato etimologico di un nome, è indubbio che certi nomi abbiano una loro forza e che si adattino meglio a certe caratteristiche personali, sebbene questo sia un giudizio soggettivo. Affidatevi anche al vostri istinto: a volte la prima idea che vi è sorta, risulta poi davvero essere la migliore.

    Infine, eviterei del tutto nomi ridicoli o che abbiano un significato offensivo. Se sono vietati per legge (DPR 396/2000), non vedo perché noi, in qualità di aspiranti scrittori, dovremmo essere esentati dal rispettare la legge. [su_spacer]

    Un esempio pratico

    Ma giunti a questo punto, veniamo al mio romanzo. Che è poi il motivo per cui ho scritto questo post.

    Una difficoltà è sorta nella scelta del nome di un personaggio. E’ un ragazzo giovane, un adolescente. Non è il protagonista, ma a lui è dedicata una sotto trama piuttosto importante. Quindi è uno dei personaggi di rilievo anche perché, grazie a lui, alla fine del romanzo, si scioglieranno alcuni nodi.

    Il mio romanzo è ambientato ai giorni nostri, nella zona in cui abito. Cioè nel Piemonte nord-orientale, in un paesino di montagna. E’ figlio di operai, non  particolarmente colti, con l’eccezione della nonna, una donna dalla saggezza popolare e dalla grande passione per i classici della letteratura.

    L’idea mi è stata suggerita da una mia cara amica, un’adolescente anche lei. Chi meglio di un’adolescente può immaginare il nome di un altro adolescente?

    Viola mi ha detto: “Perché non lo chiami Zaccaria?”.

    Non è un nome molto diffuso in Piemonte, ma la regione in cui ce ne sono di più è la Lombardia (21%), che è a un tiro di schioppo da qui.

    Per di più, essendo un nome strano, mi giustifica il fatto che a scuola il mio adolescente venga sovente preso in giro dai suoi compagni. Al limite del bullismo. E questo era già un tema previsto.

    Il suo abbreviativo Zac è addirittura fantastico per un adolescente, un nome quasi da Avengers. E il fatto che lui ottenga dai suoi compagni di scuola di essere chiamato così rappresenta una crescita importante nello svolgimento della mia storia.

    Così ho pensato di chiamare il fratello Elia (che ha simili percentuali di diffusione). Sono entrambi nomi di origine ebraica. Posso lasciar immaginare che tutta la famiglia sia di origine ebrea o giustificarlo con una passione della nonna (che abbiamo detto colta) per i profeti. Questo lo deciderò strada facendo.

    Ma soprattutto Zaccaria ed Elia mi piacciono molto e sento già che i miei personaggi si chiameranno così.

    [su_spacer]

    E voi lo chiamereste Zaccaria? Che storie hanno i nomi dei vostri personaggi?

     

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