Dov’è finita la magia della lettura?

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    Quest’anno mi ha presa di brutto la smania leggere un numero maggiore di libri rispetto agli anni scorsi. Come se inseguissi un record personale (che poi, confrontandomi con tanti altri lettori più forti di me, record proprio non è), ho segnato le letture fatte e ho iniziato a contarle.

    No, non fatelo mai. Leggere, tra le tante funzioni che assolve, deve comunque rimanere un piacere. E io temo di aver perso quella magia che ha sempre caratterizzato le mie letture.

    Il dubbio è nato proprio dal fatto che un piacere non lo è quasi più e i motivi potrebbero essere molti. 

    1. L’ansia da prestazione

      Questa bella definizione arriva da Sandra, che la utilizzò in un commento ad un mio post dove dicevo che nel mio kindle ci sono circa 700 libri. Il kindle è veramente un gran strumento. Mi permette di portarmi dietro un’infinità di testi e di acquistarne altrettanti. La maggior parte l’ ho scaricata gratis o  per pochi centesimi da amazon, altri li ho acquistati spendendo un po’ di più, ma di solito non spendo mai più di 5-6 euro (e già mi devono stra-convincere). Col cartaceo l’acquisto compulsivo sarebbe impossibile per le mie tasche, sebbene nella mia biblioteca ci sia un’altra montagna di libri comprati, regalati, ereditati, non so come finiti lì (escludo solo rubati). Tuttavia l’acquisto continuo di nuovi libri mi mette ansia. Ho una lunga lista di libri da leggere e si allunga sempre di più. Forse può essere una causa del diminuito piacere?

    2. La lettura per studio

      Eh sì. Si arriva ad un punto nella vita in cui, se si vogliono fare le cose bene, bisogna farle seriamente. E studiare. Certo, tutte le letture sono utili a chi vuole scrivere, ci mancherebbe. Ma servono anche letture mirate. Io, per esempio, sono una frana nei dialoghi, così ho dovuto imparare a porre un’attenzione particolare ai dialoghi e a scegliere opere in cui i dialoghi hanno un valore particolare. Ho avuto anche delle piacevoli sorprese, ma alcune volte mi sono trovata a leggere libri quasi per obbligo. E soprattutto ho iniziato a fare attenzione ai singoli particolari tecnici, perdendomi così gran parte della storia.

    3. La scelta dei libri da leggere

      Come detto nel punto precedente, la scelta dei libri da leggere negli ultimi anni per me è cambiata. Non solo perché sono cambiata io, ma anche perché, appunto, sono cambiati gli obiettivi. Prima andavo a periodi: sebbene non mi sia mai fossilizzata troppo sui generi (eccetto il periodo horror-thriller-giallo della mia tarda adolescenza), ho spesso seguito l’ispirazione del momento, tant’è che in un post di qualche mese fa sui cento libri della mia vita scelsi una classificazione per periodo (tipo periodo sudamericano, periodo Stephen King, periodo impegno sociale, periodo romanzo storico, etc etc). Negli ultimi anni ho cercato di differenziare e spaziare di più tra autori, argomenti, stili, proprio con l’obbiettivo di formarmi senza aderire troppo a ciò che mi piace sul momento. Mi viene da pensare a un cuoco, che passa dal mangiare tutti i giorni pastasciutta al provare tutti i tipi di primi della cucina mondiale. Giustamente li vuole conoscere anche se non li cucinerà mai. Troverà stimolante la varietà, ma se un giorno avesse una gran voglia della pasta col pesto, del riso cantonese se ne farebbe ben poco.

    4. La lettura disincantata

      Il disincanto ha i suoi grossi pregi per chi abbia raggiunto una certa maturità, ma ha anche il suo lato debole. Un tempo mi bevevo qualsiasi libro mi passasse davanti. A meno che fosse terribilmente noioso, mi lasciavo trasportare dalla storia senza farmi troppe domande. Era evasione pura. Mi traslavo in un mondo parallelo e mi vivevo quelle vicende come se ne fossi coinvolta in prima persona. Ora, non so dire se per una maggiore esperienza, se per un gusto più critico o se semplicemente perché sono più vecchia e arida, questo non accade più. Raramente un romanzo diventa così tanto parte di me da farmi dimenticare il mondo circostante e da costringermi a passare le notti insonne per vedere come va a finire. Ed è molto triste che non accada più.

    Dov’è finita la magia? Quella dell’estate dei diciassette anni, quando lessi tutto quanto It in quatto giorni. O quella, ben più recente, che mi permetteva di trascorrere le ore sul divano, con mio figlio appena nato attaccato al seno, vivendo nel medioevo de I pilastri della terra di Ken Follett? E  De Carlo? L’ Allende, la Serrano, la Mazzantini? Nick Hornby, Michael Cunningham?

    Quest’anno, tra gli altri, ho letto Murakami, John Fante, La Ferrante, Harper Lee, Carver, Vonnegut, Mc Carthy, ma, sebbene la maggior parte di testi mi sia piaciuta, la magia no, non è tornata. Forse il problema sono io. Che io sia una donna dalle letture leggere?

     

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    20 Comments

    • nadia

      Sai “lettori si nasce e si diventa”, e a questo proposito ho in mente un post che spero aiuti tutti noi autori a far veicolare meglio il messaggio, quindi ti anticipo che anche io ne parlerò, ma a modo mio. Per ora ho anticipato il titolo.
      Personalmente non ho quasi mai letto per studio, a parte i periodi scolastici. Però ho letto manuali, solo che mi sono sempre posta con l’interesse puro della lettura. E ne ho in attesa uno di psicologia che mi intriga moltissimo.
      Solitamente ho l’abitudine di trascrivere le frasi che più mi piacciono di un libro per poi rifletterci sopra, ma se parto con quell’idea posso scommetterci di non trovare nulla.
      Io senza la magia proprio non riesco a vivere, ed un libro mi deve conquistare, per quello preferisco la narrativa.
      Accade però a volte nel momento preciso in cui leggo di avere un atteggiamento più tecnico verso alcuni aspetti della scrittura rispetto ad altri in cui uso il libro come scaccia pensieri.
      Ad esempio ho tentato la scrittura di un giallo e mi sono letta tutti, ma proprio tutti, uno dietro l’altro i libri di Camilla Läckberg. Giuro all’ultimo mi pareva di avere un meccanismo poggiato sulle lenti che scomponeva il libro sistematicamente trovando il modus scribendi dell’autrice. Perde di bellezza il racconto così perché te ne distacchi e perde quella magia invece indispensabile per trascorrere le ore di puro piacere che la lettura deve portare.
      Ora ti lascio ho ben 9 libri che mi aspettano ….

      • Domanda: hai proseguito a leggere la Lackberg dopo il primo libro perché lo ritenevi utile o perché ti piaceva (o entrambe le cose)?
        Io in questo periodo cerco di differenziare molto le letture piuttosto che seguire un solo autore, cosa che invece facevo nei miei famosi periodi. Non solo per obbligo, ma perché non riesco più a trovare un autore che mi faccia dire “voglio leggere qualcos’altro di suo”. Anzi, non è vero. Ho letto “Aspetta primavera, Bandini” di Fante (bellissimo) e subito dopo sono corsa a comprare “Chiedi alla polvere”. Ma il secondo mi ha delusa, tanto che l’ho abbandonato perché nel frattempo stavo leggendo anche il nostro Marco Freccero,

    • Uhm.
      La domanda è: e che problema ci sarebbe ad essere una donna da letture leggere?
      Statistiche alla mano, sono le letture leggere a vendere di più. Segno che la maggioranza della popolazione è costituita da persone da letture leggere (anche se dovremmo ben definire il confine delle letture leggere).
      Fortunatamente non posso tenere certi ritmi di lettura, credo sia molto se arrivo ad un libro al mese, concluso e assaporato. Ahimè, con un lavoro fisso da 10 ore, volendo tenere blog e social e avanzarne per scrivere, certi compromessi bisogna pur farli. Faccio tesoro delle letture universitarie, dove si mi pappavo libri in una settimana, quasi sempre classici.
      Dico fortunatamente perchè il rischio è proprio quello di andare in overflow. Troppe letture, ma soprattutto con occhio “tecnico”. E quindi anche la narrativa diventa un manuale da sezionare. Ci perde la lettura, ma temo ci perda anche la scrittura. Che rischia di diventare troppo tecnica e poco arte.
      Non è un caso che Stephen King non abbia scritto un vero manuale di scrittura. Ha messo qualche nota biografica, i primi esperimenti e considerazioni, qualche appunto su come lavora lui. Ma alla fine dice: leggete e leggete (senza smontare ogni frase). Leggete quel che vi piace. La tecnica la assimilerete per forza, senza nemmeno accorgervene.

      700 libri sono davvero troppi, ed ha ragione Sandra. Cosa proverei a fare io? Spegni il kindle. Prendi una lettura leggera, da edicola, un Urania, un Giallo (cambia edicola!!!), un Mito Mondadori che copre tutto, un Harmony anche e goditela al sole. Cerca la storia, non le parole.

      • No, non ci sarebbe nessun problema a essere una donna dalle letture leggere. Però, ecco mi spiacerebbe essere tagliata fuori da ciò che molti definiscono capolavori. Mi sembrerebbe di perdermi qualcosa. Per questo spero che sia più che altro un periodo o un’overdose di lettura troppo impegnata,anziché un limite vero e proprio che fa parte di me.

    • Io non riesco a fare a meno della lettura, è la mia droga. Se – magari per stanchezza – ho difficoltà a scrivere, non riesco a fare a meno di leggere. E ti dirò di più: la magia non è svanita, da quando ho iniziato a leggere con occhio tecnico e a “studiare”. Al contrario, è aumentata, perché riesco a cogliere gli sforzi dell’autore e a comprenderne maggiormente il risultato. Inoltre, riesco a imparare e godermi la trama contemporaneamente. Certo, anche io a volte ho voglia di dedicarmi a qualche “stupidaggine”, per riposarmi un po’. In genere quindi alterno letture impegnate a letture leggere. 🙂

      • Ti invidio un po’, sai? Per me è impossibile lasciarmi prendere dalla storia se faccio attenzione a regole, stile e quant’altro. Può invece capitare (e mi auguro che sia di nuovo così in futuro) che dopo aver letto una storia che mi ha trascinata nel suo mondo mi metta ad analizzare i particolari, ma in contemporanea non ci riesco. Pensa che dei libri che più mi hanno trascinata non saprei neanche dire in che persona sono scritti. Sì, deve essere proprio un limite celebrale mio… 😛

    • Diverso tempo fa, ho vissuto un periodo in cui provavo più o meno le tue sensazioni. Non riuscivo più a leggere un libro senza scorgere le strutture e la tecnica. E visto che ero in quella che io chiamo “fase dogmatica” dello scrittore – ossia quella in cui uno pretende l’applicazione totale delle regole tecniche, e non ha ancora capito che si possono infrangere, se è funzionale alla storia – ogni volta che leggevo, per esempio, una parte anche di poco raccontata e non mostrata, questo mi rovinava la lettura.

      A quel punto però mi sono sforzato di invertire la tendenza e di ritrovare il piacere di leggere. Non è stato neanche troppo difficile: una volta che mi sono messo in testa quest’obiettivo è stato quasi involontario tornare piano piano a godermi l’esperienza della lettura. Ha contato molto anche la mia maturazione come scrittore, ma soprattutto è stata la volontà di ritrovare un piacere a spingermi di più. Così, adesso riesco di nuovo a leggere senza pensare troppo, semplicemente concentrandomi sulla trama. E se ogni tanto qualche pensiero di carattere “tecnico” torna, riesco a non farmi disturbare, ma anzi a renderlo un ulteriore complemento all’esperienza del libro 🙂 .

      Comunque anche a me capita di segnarmi la mia lettura e le date (lo faccio tramite Anobii) e di cercare di variare il più possibile le mie letture. Anche in questo caso riesco però a prendere entrambe le cose naturalmente, senza pensare che siano forzature. Leggo solo ciò che voglio, anche nella varietà, e guardo alle “statistiche di lettura” giusto come curiosità, senza sentire la pressione. Non saprei dire come mi riesce, anche visto che di norma sono una persona ansiosa – e poi non sono nessuno per dare consigli a chicchessia 🙂 . Diciamo però che visto che i libri per me sono un hobby di evasione, che mi distrae dai miei tanti problemi, sarebbe un po’ assurdo che anche questo mi causasse ansie 😀 .

      • Ciao Mattia e benvenuto sul mio blog.
        Hai pienamente ragione, crearsi ansia per un motivo come questo è un po’ paradossale, soprattutto quando dovrebbe essere un piacere.
        Penso che sia una fase comune a molte persone che hanno l’ambizione di provare a scrivere con una certa qualità e che quindi tendono un po’ a fossilizzarsi su ciò che si impara. Come ben dici tu, è questione di riuscire a superare un po’ di paranoie e di idee preconcette e lasciarsi andare al “leggo ciò che ho voglia di leggere”.
        Visto che è estate e il periodo concilia lo svago, proverò a lasciarmi andare e a concetrarmi sulla storia più che su come è scritta. 🙂

    • Credo che il tuo problema abbia a che fare con l’appagamento.
      Leggendo quello che hai scritto mi è subito scaturito nella testa un paragone, se vuoi un po’ forzato, ma comunque calzante. Ossia che lo stesso ragionamento colpisce molti adulti appagati sessualmente: ad un certo punto della loro vita sentono un calo della libido.
      Lasciando perdere per un attimo il fatto che magari tu legga con occhio più critico di un “neofita”, credo che in lettura, avvenga più o meno la stessa cosa: dopo anni in cui abbiamo saziato la nostra sete di lettura ci troviamo ad un certo punto della nostra vita in cui, quel piacere, non ha più lo stesso potere, non ha più lo stesso sapore.
      Ora, continuando con il paragone sopra esposto, se io dovessi presentarmi da un ipotetico psicologo lamentando un calo della mia libido la sua prima risposta sarebbe “si astenga dal fare sesso”. Ora, dato il tuo “problema”, io ti consiglierei di smettere di leggere.
      Come dici bene tu, la lettura deve essere, in primis,un piacere, che avviene senza fatica e senza costrizioni. Se viene a mancare il piacere o se ci sentiamo “obbligati” a farlo…beh, arrivano i problemi.
      Io non ho quest’ansia di leggere libri su libri e credo che la mia scrittura possa dimostrare che quel che ho appena detto sia vero eh eh. Anzi, ti dirò di più: attraverso dei periodi di alcuni mesi senza aprire un libro…cosa non propriamente consigliabile ad uno che vuole imparare a scrivere. Ma, forse sarà un caso o forse no, quando mi rimetto a leggere divoro libri su libri…per poi approdare ad un periodo di calma piatta nuovamente.
      Quale sia il metodo migliore non saprei dirlo, ognuno ha il suo.

      A presto.

      • Silvia

        Sì, ognuno ha il suo metodo, però sicuramente lo “staccare” può servire un po’ a tutti. Mi piace che tu dica che passi periodi anche lunghi senza leggere, perché vuol dire che sei assolutamente libero dalla costrizione, cosa che rovina non solo il piacere di leggere, ma anche la possibilità di fruirne in modo proficuo.
        Per cui penso che, almeno per quest’estate, lascerò perdere le letture che non mi attirano e mi dedicherò a qualcosa che mi ispiri davvero. Tanto più che, alla fine, qualsiasi libro ha da insegnare a chi vuole imparare. Grazie del consiglio! 😉

    • Ti capisco sai, Silvia. A un certo punto della mia carriera di lettrice ho cominciato a dedicarmi a una lettura-guida che mi ha tolto il piacere della storia: intendo dire che leggevo per verificare tutte quelle regolette di cui anche grazie (o a causa) dei nostri blog ci siamo infarciti: show don’t tell, punti di vista e compagnia bella.
      Ma quando mi sono accorta che stavo perdendo il gusto del trasporto, ho mollato la lettura fatta per studio e ho riabbracciato quella goduta al solo scopo di intrattenermi. Non faccio distinzione fra letture impegnate o letture leggere, purché mi regalino momenti di evasione e relax.

      • Come rispondevo sopra a Gabriele, a ben pensarci ogni libro ha da insegnarci qualcosa. Per cui, giustamente, al diavolo le regolette e al diavolo le letture troppo impegnate, se non mi danno davvero il piacere della lettura. Grazie che mi capisci! 🙂 😉

    • Ciao Silvia,
      anche a me è successa la stessa cosa l’anno scorso e adesso ho quasi smesso di leggere.
      Non mi godevo più nemmeno un libro, scaricavo campioni gratuiti sul kindle, leggevo le prime trenta o cinquanta pagine del romanzo, poi quando era ora di comprarlo mi rendevo conto di saper già come sarebbe andato a finire e leggerlo tutto mi sembrava uno spreco di tempo.
      Mi sono allontanata dal kindle e ho ripreso qualche libro cartaceo che avevo lì ad attendermi e ho ritrovato un po’ il gusto del lasciarmi andare ma non so se riuscirò più a leggere senza badare all’incipit e al cliffhanger e varie. Come dico sempre, leggere per me è diventato come guardare uno spettacolo di magia conoscendone in anticipo i trucchi. Uccide l’entusiasmo.
      Adesso sto provando “La ragazza del treno” di Paula Hawkins che sembra avermi preso bene, l’idea è temeraria e la trama non scontata.

      • Ciao Lisa e benvenuta sul mio blog! Ultimamente sto valutando se in effetti io non abbia un problema “tecnico” con il kindle. So che sembra assurdo, ma mi pare che mi ostacoli l’immedesimazione nel libro. Per cui, se un libro mi piace davvero molto, allora riesco a procedere comunque, ma se non mi trascina immediatamente nella trama, fatico davvero tanto. Sarà solo una mia impressione?

        • Grazie. Ci ho riflettuto ancora un po’ e vorrei aggiungere altri pensieri.
          Se si va in libreria e si leggono tanti titoli, quarte di copertine e stralci di romanzo si tende a sceglierne almeno uno da portarsi a casa, poi lo si legge per forza.
          Col kindle invece si può fare shopping all’infinito e tanti libri costano così poco che si possono abbandonare più facilmente.
          Personalmente, nella mia libreria cartacea ho tanti libri che ho letto fino in fondo solo perché ormai li avevo pagati o perché ero in viaggio e non avevo altri testi a disposizione. Il kindle ha risolto quel problema ma mi ha reso una book shopaholic!
          Un altro problema di immedesimazione sul kindle per me è il fatto di non poter vedere quanto è lungo il capitolo e non aver la copertina a disposizione. Mi piace chiudere il libro e osservare il disegno in copertina (di solito chiedendomi come gli sia venuto in mente di associarlo a quel testo, visto che non hanno nulla in comune).

          • Anche a me piace poco la percentuale di testo rimanente rispetto al poter vedere le pagine fisicamente, a volte fatico persino a capire quanto è lungo un libro e, di conseguenza, il capitolo. Diciamo che il rapporto con la carta, per noi che ci siamo cresciuti assieme, è imprescindibile.

          • Uhm…e io che sono qui a combattere con la tentazione di passare ad un ereader (solo per questioni di spazio fisico, più che di costo)?! Mi conviene soppalcare la libreria, da quel dite! 🙂

            • Beh, l’e-reader ha comunque i suoi vantaggi, eh! Certi libri in cartaceo non li avrei comprati per il costo, per esempio alcuni manuali di scrittura della scuola holden a 2,99€ sono favolosi.
              Per te che sei multimediale credo che sarebbe un supporti da non scartare. I
              Certo va usato con moderazione e alternandolo con i cartacei.

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    Vivo con due figli, un marito e un gatto in una casa ai confini del bosco. 
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