Le affinità affettive: la mia intervista a Sandra Faè

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    Ho iniziato a seguire il blog di Sandra un bel po’ di mesi fa.

    Non avevo ancora aperto il mio, ero una sconosciuta e neofita della blogosfera. Allora entravo in punta di piedi nei blog altrui, affascinata e quasi intimorita dagli spunti interessanti che potevo trarne. Non commentavo mai.

    Il blog di Sandra mi parve subito un posto accogliente. Un luogo in cui si parla di vita con il pretesto di parlare di scrittura e viceversa, come da lei stessa è stato definito. Per un bel po’ di tempo ho guardato dalla finestra e iniziato a conoscere prima la padrona di casa poi i suoi ospiti più assidui. Dopo un po’ di tempo ho preso il coraggio di bussare e mi sono palesata. Da lì è nato un rapporto intenso e costante.

    Sandra è stata la prima blogger di cui ho acquistato un libro (se si eccettua il manuale sul blogging di Daniele, che però, appunto, è un manuale). Comprai Villeggiatura per due in ebook. Sebbene non fosse per nulla il mio genere (o così almeno credevo), ero incuriosita dallo stile brioso e ironico con cui Sandra scrive i post. Fu un gesto facile e veloce inserire la sua opera nel kindle. E altrettanto velocemente lo lessi. Mi piacque un sacco e glielo dissi.

    Da lì seguì l’acquisto di Ragione e Pentimento, fino all’attesa de Le affinità elettive, che Sandra ha pubblicato nel mese di aprile con la casa editrice GoWare.

    Anche questi romanzi non mi delusero, anzi fu un crescendo in cui mi accorsi che lo stile di Sandra si fondava su una professionalità che non so definire, ma di cui ti accorgi senza dubbio ogni volta che ne affronti una pagina.

    Per questo ho chiesto a Sandra di poterla intervistare. Molte domande sono nate in me durante la lettura dei suoi libri e la fortuna di conoscerla, sebbene virtualmente, mi ha offerto il regalo più grande che si può fare a un lettore: il confronto diretto con lo scrittore.

    Ecco le domande che ho rivolto a Sandra.

    1. Le affinità affettive non è la tua prima opera. Prima di questo ne hai pubblicate altre 5, tra romanzi e racconti lunghi. Non hai mai fatto mistero del fatto che avresti voluto ottenere un maggiore successo con questo libro, non tanto in fatto di vendite, che stanno comunque andando molto bene, quanto in riferimento al fatto che avresti voluto approdare ad una casa editrice maggiore. Perché proprio con quest’opera?

    In realtà pensavo di poter fare il grande salto anche con Ragione e pentimento, ma non essendo capitato ho ritenuto poi che Le affinità fosse l’opera giusta, un po’ perché già Ragione e pentimento era andato comunque molto bene e poteva rappresentare un buon biglietto da visita, ma soprattutto perché Le affinità è testo molto più articolato e maturo dove la strada fatta come autrice è palpabile e non lo vedevo né lo vedo tutt’ora stonato nell’editoria di fascia alta tradizionale.
    2. Le affinità affettive è un romanzo che prende spunto da vicende che ti sono accadute realmente. Si parla di maternità negata due volte: prima dalla natura, poi dalla burocrazia. Senza l’intento di indagare che cosa ci sia di autobiografico (questo fa parte della tua privacy che non intendo violare), vorrei chiederti la tua opinione sul concetto di maternità. Personalmente sono dell’idea che l’aver generato dei figli non ci dia automaticamente il permesso di sentirci madri o padri. Ci sono persone che sono genitori pur non avendo figli e altre che non saranno mai genitori pur avendone avuti. E non lo dico puntando il dito, quanto osservando che non siamo tutti uguali e che fa parte delle cose essere più o meno inclini ad un certo ruolo familiare. Forse, allora, staccandoci anche da un certo modo di pensare che premia la donna-mamma a discapito di chi per scelta o per natura non lo può essere, dovremmo parlare più di genitorialità che di maternità.

    Utilizzo infatti la parola genitorialità spesso nel romanzo, un po’ perché include anche i papà e poi perché dà una connotazione più ampia alla faccenda di avere figli, che magari figli appunto non sono, ma sono nipoti, bimbi da accudire per un periodo limitato, oppure penso alle suore o anche suore laiche in orfanotrofi in Africa così amorevoli e materne senza esserlo.

    3. Poiché, come abbiamo detto, Le affinità affettive prende spunto da una vicenda reale tua personale, mi immagino che sia stato particolarmente difficile caratterizzare i tuoi personaggi senza fare un copia-incolla dalla realtà. Se non ricordo male, hai raccontato che uno dei personaggi più difficili è stato quello di Gabriele, il marito della protagonista. Per quale motivo?

    Sì, Gabriele mi ha messo in difficoltà, primo perché non volevo ricalcasse mio marito, proprio per allontanarmi emotivamente dal nostro vissuto che è davvero tanto presente nel romanzo, e poi perché rischiavo di farlo simile a Stefano il marito di Ragione e pentimento, un personaggio che ho molto amato, così ho dovuto lavorarci a mente fredda e insomma sai quando semplicemente non sai come farlo? Alla fine in qualche modo me la sono cavata, credo.

    4. Hai costruito dei bei personaggi: da Collegafigo a Virginia, passando per quelli più marginali, hai creato sfaccettature a tutto tondo che li rendono non solo verosimili, ma interessanti grazie al lavoro di introspezione psicologica da te approntato.
    Tuttavia, ho notato che alla fine, senza voler spoilerare, quasi tutti i tuoi personaggi si dimostrano nel complesso figure positive. Insomma, ogni volta rivolti la medaglia e ci mostri qualcosa di loro che ci stupisce un po’. Un’ottima tecnica narrativa, che tiene accesa l’attenzione del lettore, ma anche un segno di ottimismo, a mio parere. Sandra Faè è un’ottimista?

    Qui sei in errore, io sono una grandissima pessimista e quello che dico sempre è che i miei personaggi sono molto più bravi di me nell’affrontare la vita e le svariate magagne. Al di là della tecnica narrativa, per cui ti ringrazio per il complimento, è che io in fondo e neanche troppo desidero veicolare messaggi positivi con le mie storie, che il mondo attualmente ha bisogno di indulgenza e coraggio, per cui almeno tra le pagine cerco di trovare e metterci sempre del buono, ma attenzione non buonismo.

    5. Nel tuo romanzo si intrecciano temi sociali di un certo peso: dalla tragedia di Chernobyl alle migrazioni, i tuoi personaggi si scontrano con la dura realtà di chi nella vita è stato meno fortunato. Sono dell’idea che chi scrive storie contemporanee indirettamente si espone anche sotto il profilo politico, se con politica intendiamo quella attività di alto valore che è l’occuparsi della società. Non hai mai timore di essere fraintesa?

    Non con questo romanzo, ma in generale ho avuto dei dubbi solo con Cene tempestose dove si tratta l’argomento della moda, passami il termine, di fare turismo sessuale e tornare con una moglie di vent’anni più giovane, ecco volevo prendere le distanze da un giudizio morale circa questa pratica, temevo di passare per razzista.

    6. A mio parere uno dei principali tratti distintivi del tuo stile è l’ironia. In ogni tuo scritto, dai racconti ai romanzi, ho potuto apprezzare la tua capacità di cogliere l’aspetto leggero, seppur non superficiale, di ogni vicenda. Pur non avendoti ancora incontrata di persona, ho idea che tu sia una persona molto ironica (e autoironica) anche nella quotidianità. Che cosa significa per te la capacità di non prendere la vita troppo sul serio?

    La mia è un’ironia un po’ tragica, da pagliaccio triste, però sì, attorno a me si forma sempre un capannello di gente che ascolta le mie vicende e ride, mentre io magari dentro vivo una malinconia leopardiana per gli stessi fatti che fanno ridere chi non li vive.

    7.Tu stessa hai detto che Le affinità elettive può essere considerato un romanzo anche “da uomini” tanto che hai dedicato un capitolo alla canzone Uomini soli dei Pooh. Chi sono gli uomini soli per Sandra Faè?

    Che domandona Silvia, perché vedi, mio padre era un uomo solo, per una chiusura di carattere che ci ha allontanato e vivo col rimorso di non averlo capito, se non molto tardi. Gli uomini soli mi rattristano tanto perché le donne mi pare abbiano maggiori risorse per venirne fuori.

    8. Nel tuo romanzo c’è molta vita quotidiana. Ogni volta che si incontra un personaggio, si apre uno spaccato di quotidianità in cui il lettore si ritrova facilmente. E questo avviene anche per i personaggi marginali. Penso per esempio ai genitori di Collegafigo: sei stata in grado di raccontare in poche righe l’essenza della loro vita matrimoniale. Al di là del tuo evidente talento, quanto lavoro c’è dietro alla tua capacità di centrare così bene i personaggi e le situazioni?

    Molto. Mi pongo delle domande: dove vivono, cosa fanno, e come dice Genovesi “io dei miei personaggi so persino quale sia il gusto preferito di gelato, anche se magari nel romanzo questa informazione non mi servirà”, li immagino, li osservo e lavoro tanto sui dettagli quotidiani come dici tu – riempiendomi ancora di complimenti, grazie – e il rischio maggiore quando sono particolari come Donna Flora, è di cadere nella macchietta, questo davvero va evitato!

    9.Le affinità affettive è ambientato a Milano, la tua città. Ho notato come questa città, pur essendo una metropoli, entri nel tuo racconto in una dimensione molto famigliare. Penso per esempio alla singolarità del negozio dei genitori di Claudia: un luogo che conserva le caratteristiche un po’ decadenti del passato ma che si sa aprire alla sfida con il futuro proprio attraverso l’arrivo di Virginia, una senegalese. Come immagini la tua Milano del futuro?

    Oh, Milano l’hanno fatta proprio bella dopo l’Expo! Milano è città ma anche paesone, tipo ho amici che non si conoscono tra loro e abitano nello stesso palazzo molto grande, salta sempre fuori qualche conoscenza in comune, parentela strana, è buffissimo. Dunque penso che sarà sempre più verde, ed è fantastico perché stanno nascendo nuovi parchi con una vastità di piante davvero interessante, luoghi perfetti per rifugiarsi a leggere. E poi ci sono questi trasporti più efficienti e futuribili con la metropolitana senza autista, la vedo espandersi, crescere dopo molti anni in cui è stata ferma e grigissima.

    10.Come editor hai scelto Chiara Beretta Mazzotta, con cui hai instaurato un legame che va al di là del semplice rapporto lavorativo. Quanto ha inciso questa collaborazione sulla tua crescita professionale?

    Enormemente. Senza di lei tu non saresti qua a intervistarmi, sul serio, lei è tutto per me.

    11.Dal tuo blog hai apertamente criticato il Fertility Day. Tuttavia il tuo romanzo è stato segnalato da Panorama proprio in occasione di tale evento offrendoti una gran bella vetrina. Che cosa hai provato in quella buffa situazione?

    Un bel paradosso, lo specchio della realtà della vita, che non sai mai come andranno le cose.

    12. Le affinità affettive termina senza avere una vera e propria fine. La storia di Claudia e Natallia potrebbe proseguire in un secondo romanzo. Non hai mai pensato di scrivere il seguito?

    No, direi di no. Vorrei mettere uno stop con tutto ciò che concerne l’argomento figli mancati, anche perché giusto un anno fa abbiamo fatto l’esperienza di un’altra accoglienza con Olga e non è andata per niente bene, per cui anche il discorso Chernobyl per me è chiuso.

    Infine una piccola sorpresa. Quest’ultima domanda è stata pensata per te dalla curiosa impertinente Nadia Banaudi:

    Scrivere è catartico per uno scrittore, spesso anche doloroso se affronta tematiche importanti che portano a scavare dentro. Leggendo Le affinità affettive ho sentito che non poteva essere stato altrimenti per te. Dove ti ha condotto la tua sapiente penna? Verso il sollievo o il purgatorio?
    Oh, ma cara Nadia assai arguta che mi fai una domanda proprio intrigante. E’ stato ahimè purgatorio con gite all’inferno. Ho scantonato finché ho potuto e poi CMB mi ha sgridata per bene e detto che toccava dare al lettore un pochetto del mio cuore e ho scritto così le pagine più toccanti, almeno per me, come il capitolo In fuga, e l’ho fatto piangendo. Ho tirato fuori cose che davvero speravo di non dover più affrontare, invece era giusto farlo per un’onestà intellettuale a cui tengo, ma insomma è stata dura, davvero. Grazie Nadia per il tuo graditissimo intervento! Posso aggiungere un grazie di cuore a Silvia e a chi mi leggerà, è stato un piacere immenso essere scelta e confrontarmi con domande tanto ben studiate, sul serio. Un abbraccio a tutti.

    Grazie a te, Sandra, davvero di cuore.

    Se ti è piaciuto, condividilo!

    19 Comments

    • Be’ grazie ancora, Silvia, domande non banali e tutta questa stima per me mi riempie di gioia!

      • Grazie a te, Sandra. Per quello che scrivi, per la tua disponibilità e per quello che, forse senza accorgerti, continui ad insegnarmi. Come dicevo qualche tempo fa in un post sugli scrittori indie e su quelli pubblicati da case editrici minori, da voi c’è molta più possibilità di imparare e di godere della vostra opera che dai big. Continuo ad esserne convinta. 🙂

    • Marco Amato

      Ecco, cos’è per un uomo leggere questa intervista fra donne? Un tesoro di sensibilità femminile che risplende come un diamante.
      Che dire su Sandra, se non che è una donna meravigliosa? Con le Affinità Affettive ha regalato un libro così ricco di significati sullo stare al mondo, sui desideri, sulla macina della vita che sfarina le speranze. Ed è proprio quando senti la farina della solitudine, che Sandra riesce a impastare e far lievitare una nuova fragranza, un sorriso che se anche un po’ triste, rimette in moto la voglia di guardare al domani come a un posto più caldo e vicino.
      Complimenti a entrambe. 🙂

      • Molto poetico, Marco. Grazie per i complimenti.
        Comunque ciò che dici e verissimo. Mi associo ai tuoi pensieri. 🙂

      • Marco, come si diceva un tempo: “lei mi confonde!” Che parole preziose, grazie davvero.

    • nadia

      Cara Sandra grazie a te di aver arricchito il panorama letterario di questo bellissimo libro. Leggerlo è stato come affrontare un mondo altrimenti troppo sconosciuto, con il cuore in mano, con le lacrime agli occhi (ogni tanto per il ridere), con la voglia di assaporarne ogni singola pagina.
      Tra tutti i personaggi di certo Natalia e Claudia sono protagoniste a pari merito, Collegafigo un toccasana, ma Virginia spettacolare (la mia preferita. Sai che davvero me la vedevo preparare quei magnifici dolci, bella come solo le persone “belle” sanno essere?
      Hai una penna tra le mani che merita di arrivare proprio alle major, non mollare, sono certa presto il tuo sogno si realizzerà.

      • Anch’io ho amato molto Virginia. Purtroppo la mia intervista è già stata molto lunga, non potevo approfondire oltre. Ma magari in futuro si potrebbe pensare ad un’intervista che abbia per oggetto esclusivamente i personaggi: Virginia sarebbe certamente uno dei personaggi di cui avrei più da chiedere. Che poi, correggimi Sandra se sbaglio, sono proprio il centro dei tuoi romanzi,

      • Nadia, ho idea che mi si posizionerà il commento nella posizione sbagliata, grazie oggi proprio vi siete messi d’accordo per coccolare la mia autostima.
        Virginia è la vera sorpresa di questo libro. Personaggio del tutto inventato, nato con chiari scopi funzionali alla storia ha preso piede e chiesto spazio, come solo i personaggi migliori sanno fare.
        Grazie.

    • Bella intervista, complimenti a Sandra e a Silvia. Ne approfitto per chiedere a Sandra come fa a gestire la parte autobiografica del suo libro (o nei suoi libri) e fino a che punto, secondo lei, è giusto inserirla. Quanto di sé cioè un autore dovrebbe mettere nel romanzo, un romanzo come questo, e quando invece il dato autobiografico è eccessivo?

      • Grazie Salvatore. Domanda molto interessante, 🙂

    • “…CBM mi ha sgridata per bene e detto che toccava dare al lettore un pochetto del mio cuore…”
      C’è tutto, quel cuore, anche troppo direi, ne bastava la metà. Ma come si fa a rifiutarlo?
      Mi ripeterò, ma secondo me manca poco alla meta, è lì dietro l’angolo. Una corsetta e ci siamo!

      • Sono d’accordo, Barbara. Manca davvero poco…

    • Grazie Salvatore. Be’ qui si partiva da un diario, che parole sempre di CBM quando ha letto la prima stesura “non interesserà a nessuno perchè non sei la Parodi” (Non ha specificato quale delle due) e siamo passati a trasormare un memoir in un romanzo. Quindi in questo caso non solo era giusto inserirla, era proprio la base, ho scritto questo romanzo perchè non volevo che il dono immenso dell’accoglienza andasse perduto se affidato solo alla mia memoria, poi appunto puntando a una pubblicazione ho dovuto, per renderlo appetibile, aggiungere un botto di roba inventata. Qui c’è di tutto: autobiografia verissima, cose vere in mezzo a cosa false, cose false in mezzo a cose vere, cose super inventatissime. La missione: mischiarle al punto che nessuno tranne l’autore sa distinguere cosa sia vero e cosa no.

    • Barbara, quando CBM chiede be’ sa essere molto persuasiva, con me funziona. Tutti a dire sta cosa della super mega occasione della vita dietro l’angolo… ma quale angolo? 😀

    • Bello scoprire cose nuove su persone che si conoscono solo virtualmente. Sono rimasto molto colpito dalla sensibilità di entrambe. Complimenti a Sandra e a Silvia.

      • Grazie Massimiliano. Preparati perché tra poco tocca a te. 😉

      • Mamma mia grazie. Ciao Massimiliano, compagno di un’altra intervista (che detta così pare che ogni giorno vogliano intervistarmi oh oh oh!)

        • Bè Sandra sicuro ha più senso intervistare te che me, direi che hai dato ampie prove di valore.

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    Vivo con due figli, un marito e un gatto in una casa ai confini del bosco. 
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