Crowdfunding 1 / La mia campagna: punti di forza e errori

Indice dei Contenuti

    Ci tengo a precisare che quando iniziai la mia campagna di crowdfunding ne sapevo molto poco dell’argomento. Mi ero avvicinata a questa pratica attraverso Musicraiser, piattaforma di crowdfunding per progetti musicali, e avevo sostenuto un paio di campagne di amici.

    Il concetto in sé mi aveva subito entusiasmata. Per questo quando scoprii che esistevano piattaforme analoghe per l’editoria, mi ci buttai subito.

    gli inizi

    La mia campagna iniziò due settimane dopo rispetto a quando seppi che il mio romanzo era stato selezionato. Mi chiesero se la data mi andava bene e io, presa dalla smania di cominciare l’avventura, accettai entusiasticamente.

    Questo fu il mio primo errore.

    Non solo c’era da preparare una discreta mole di materiale (sinossi del romanzo, quarta di copertina, copertina, scheda autore, booktrailer) ma c’era soprattutto da preparare una strategia comunicativa.

    Inizialmente questa mancò. E fu il secondo errore.

    Tuttavia fui fortunata. Estremante fortunata. Sebbene io fossi titubante a presentare il mio progetto a parenti e amici, trovai nei miei genitori i miei migliori pr, che si prodigarono per far sapere a tutti i componenti della nostra famiglia e ai nostri amici di questa mia avventura e precisarono che era necessario “partire forte” perché una campagna che incassa consensi subito nei primi giorni è una campagna che ha maggiori possibilità di decollare (questo segnatevelo perché è il primo insegnamento che ho tratto da questa esperienza).

    Il primo giorno della campagna fu un boom. Raggiunsi il 30% in un solo giorno.

    Arrivare al 50% non fu troppo difficile. Sull’onda del buon inizio, la mia campagna per un po’ proseguì quasi da sola, ma dopo circa un mese di soddisfacenti risultati, si arrestò.

    Osservandola ora e soprattutto osservando le campagne di altri, mi pare di poter dire che è  fisiologico che, esaurite le cerchie di persone a noi più vicine, ci sia un momento di stallo, soprattutto se non si è preparata in anticipo una strategia atta a eliminare questo intoppo.

    L’intoppo

    Poiché la mia campagna era partita bene, il fatto di essersi fermata fu un segnale di allarme, ma non mi preoccupò più di tanto.

    A mio favore avevo il fatto di avere ancora tanto tempo davanti, o così mi sembrava.

    Mi dicevo che se in un mese avevo raggiunto il 50%, non sarebbe stato troppo difficile colmare il restante 50% nei cinque mesi che avevo ancora a disposizione.

    Tuttavia i giorni passavano e il contatore rimaneva pressoché fermo. Dopo una settimana in cui non avevo raccolto nemmeno un’adesione, capii che dovevo muovermi in altro modo e che soprattutto dovevo uscire dalla rete di persone vicine a me e allargare a macchia d’olio i miei contatti.

    Allora non avevo ancora questo blog e la mia presenza online era del tutto anonima, in quanto per lavoro curavo la comunicazione offline e online di una cooperativa ma senza essere conosciuta personalmente. Inoltre capii che le stesse tecniche che usavo per i miei clienti avrei dovuto utilizzarle per me stessa.

    Utilizzai i metodi di comunicazione più semplici che mi vennero in mente, senza pensare a quanto sarebbero stati efficaci o meno: scelsi quelli che in quel momento sentivo come più vicini a me. E sebbene fosse una scelta inconsapevole o di comodo, si rivelò una scelta vincente. Organizzai una presentazione del mio romanzo nel paese dove avevo lavorato per diversi anni gestendo un circolo culturale. Anzi, la feci proprio nello stesso circolo che avevo gestito. Non solo mi sentivo a mio agio perché ero di casa, ma avevo già un pubblico precostituito curioso di vedermi in una veste diversa da quella che conoscevano.

    Stampai delle cartoline che servissero da invito: fortunatamente grazie al mio lavoro ho discrete competenze in fatto di grafica e sapevo come muovermi per creare un prodotto accettabile. Inoltre studiai il mockup in modo che fosse ben chiaro di che cosa si trattasse e inserii i link alla campagna e il qr code, in modo tale che anche parecchie persone che non vennero fisicamente alla presentazione, parteciparono comunque alla raccolta.

    la presentazione

    Anche qui, devo insistere su questo tasto, fui molto fortunata e un po’ abile. Avevo scelto come data il giorno della festa della Mamma. Il mio romanzo parla di maternità, quindi la scelta fu azzeccata.

    Anche il pubblico, come si suol dire oggi, a mia insaputa, corrispose al target dei miei potenziali lettori.

    La giornata era magnifica. La prima calda di maggio. Il posto bellissimo, ma questo lo sapevo. Nella cornice del chiostro ottocentesco, sotto il pergolato di vite, arrivarono allegre famigliole e un nutrito drappello di signore un po’ avanti negli anni. Una sessantina di persone in tutto. Per un paese di campagna di meno di mille anime, fu un successone.

    Il microfono mi abbandonò subito. La scelta di acquistarlo nello shop dei cinesi per pochi euro fu evidentemente sbagliata. Ma mi costrinse a tirare fuori la voce, a presentare il mio progetto senza timore e mi scoprii un’oratrice molto più sciolta di quanto avessi mai immaginato.

    Raccolsi in un solo giorno un altro 30%. Altre adesioni arrivarono nei giorni seguenti sull’onda della presentazione, anche grazie agli articoli che i giornali locali decisero di dedicare a me e a una pratica così poco conosciuta come il crowdfunding.

    Arrivare al goal fu, a quel punto, questione di giorni.

    63 giorni dopo l’inizio, la mia avventura era già terminata.

    punti di forza e errori

    Per un po’ di tempo non mi interessò analizzare la mia campagna. L’avevo portata a termine in fretta e con un buon successo. Il risultato che volevo ottenere era arrivato senza grossi patemi, se si eccettua un momento di panico che come ho detto mi colse quand’ero circa a metà percorso.

    Ripensandoci oggi, alla luce di quanto imparato in questo periodo e sulla base delle campagne altrui che mi è capitato di osservare, credo di poter indicare quali sono stati gli errori e i punti di forza.

    Riassumendoli brevemente

    Errori:
    • Mancanza di preparazione preventiva della campagna;
    • Mancanza di una strategia comunicativa;
    • Mancanza iniziale dell’analisi del target a cui potevo riferirmi;
    • Assenza di utilizzo dei social;
    Punti di forza:
    • Esistenza di una rete di contatti a me vicina capace di rispondere fattivamente;
    • Inizio molto positivo della campagna tale da comunicare un’immagine “vincente” del prodotto;
    • Utilizzo dei mezzi comunicativi a me più appropriati.

    Nei prossimi post vorrei procedere ad analizzare questi singoli punti. Voi che cosa ne pensate? Ve ne vengono in mente altri riferiti alla mia campagna o alle vostre?

    Se ti è piaciuto, condividilo!

    13 Comments

    • Marco Amato

      Io non vedo l’ora che esca il romanzo.
      Ai tempi della campagna non ero fra le tue cerchie. 😉

      • Grazie, Marco.
        No, non eri nelle mie cerchie. Ma allora non c’era nessuno perché non avevo ancora un blog. Ecco, fortunatamente a me è andata bene lo stesso, però quello che consiglio a chi inizia una campagna è di creare prima queste cerchie perché sono un terreno molto fertile oltre che ottimi contatti che forniscono consigli e strumenti. 🙂

    • Giulia Mancini

      A parte i primi errori iniziali mi sembra che comunque ti sia mossa bene (che bravi i tuoi genitori a supportarti!) e poi con la presentazione tu ci hai messo la faccia come si dice e questo sicuramente paga. Senza i social è un ottimo risultato! Ma il tuo libro adesso è in vendita nelle librerie? On line?

      • Grazie, Giulia.
        Sì, i miei genitori hanno contato molto. Io, oltre alla fortuna che ho avuto, che è stata tanta, non mi vergogno a dirlo, se mi devo riconoscere un merito, posso dire di averci messo molto cuore. Mi spaventava parlare in pubblico, non l’avevo mai fatto. Ma l’ho voluto con tutte le mie forze e questo mi ha ripagata. In una campagna la prima cosa da fare è crederci e non arrendersi mai.
        Il mio libro ha terminato l’editing da poche settimane, ora stiamo preparando la copertina, la sinossi e tutto quanto. Poi sarà in vendita sia nelle librerie sia on line. Dovrebbe ormai essere questione di poco, spero per febbraio.

    • nadia

      Intanto complimenti. Mi è parso di rivivere i momenti salienti della tua campagna mentre leggevo. 63 giorni per portarla a termine non è affatto malaccio come tempo, davvero, dall’alto dei miei cinque mesi. Non per nulla sei una bravissima mentore.
      In aggiunta posso solo commentare che ho usato due dei punti che hai menzionato.
      1) Avere una famiglia alle spalle che crede in te spezza quell’aria di “ma questa chi si crede di imbambolare?” perché regala credibilità e leva l’idea della fregatura.
      2) Trasmettere entusiasmo nel proprio progetto è linfa vitale per farlo diventare un progetto appetibile. Altrimenti si parla solo di libri, di parole e ce ne sono tanti in commercio perché dedicare attenzione ad un nuovo nemmeno ancora pubblicato? La differenza siamo noi, gli autori.
      Sempre più interessante questo percorso nel crowdfunding, per un istante ho rivissuto tempi passati e temuto di essere ancora in campagna, ma immagino che se tra chi legge c’è chi in realtà lo è deve aver sentito un vero tuffo al cuore.

      • Bella questa cosa che dici, Nadia: il progetto. Ne parlerò più avanti, ma il succo del crowdfunding è proprio nella sostenibilità e nella condivisione del progetto.
        Chi fa una campagna non dovrebbe mai dimenticare che il successo arriva proprio grazie alla capacità di far sentire le persone come parte di un progetto e non come semplici acquirenti. Per questo non mi piace tanto in concetto di pre-ordinare un libro, che forse funziona meglio a livello di comunicazione spicciola, ma che rende più flebile il legame forte che invece ci deve essere tra sostenitore e autore. 🙂

    • Mi viene dal cuore dirti che bellezza i tuoi genitori. Mia mamma mi guarda storto tutte le volte che esco con un libro nuovo, a parte un exploit di entusiasmo proprio per il romanzo che è andato peggio e che infatti non è più in vendita, non partecipa affatto. Mai avrebbe potuto essere il mio trampolino.

      • Sai, tra i motivi per cui mi ritengo molto fortunata c’è certamente il fatto che ho una famiglia che mi ha sempre sostenuta in tutte le mie scelte. Nella mia vita ho fatto scelte difficili, controcorrente. Spesso persino in contrasto con le idee della mia famiglia. Eppure i miei genitori mi hanno sempre sostenuta. Ti dirò che in certe situazioni la cosa mi ha un po’ infastidita: volevo farcela da sola. Tuttavia ho poi capito che sarebbe stato da ingrati rifiutare una tale fortuna e che quello che invece potevo fare era accettare una nuova sfida: dimostrare loro che non avevano sbagliato a puntare su di me.

    • Complimenti davvero! Sempre dura per tutti promuovere un proprio prodotto. Figuriamoci un libro, dove oggi tutti scrivono e pochi leggono. Ma credo tu sia stata abbastanza fortunata. Partire sin da subito col piede giusto è già un successo. Poi gli errori, almeno penso, sono inevitabili e si possono correggere strada facendo tenendo conto di errori e successi.

      • Grazie, Giuseppe.
        Sì, in una certa misura gli errori sono inevitabili, ma partire preparati aiuta a commetterne il numero minore possibile. Poi, è vero, sono stata fortunata, per questo vorrei essere utile a chi inizia una campagna e magari lo è meno di me. 🙂

    • Che peccato essermi persa la tua campagna! Adesso mi tocca aspettare il libro, ma manca poco!
      63 giorni sono una corsa pazzesca, soprattutto senza l’uso dei social. Evidentemente l’aver lavorato prima a livello locale porta i suoi frutti. Dovessi cominciare io una campagna, a livello locale non avrei successo, perchè non ho un “locale”, essendo io un navigatore 😛
      Sul serio, lavoro fuori città, non ho molti impegni in zona, sugli amici di vecchia data…figurati, manco leggono il blog!, …sulla famiglia, è vero che mia madre è un’ottima pr, ma in queste zone è difficile coinvolgere le persone in un progetto, molti ancora preferiscono l’invidia.

      • Sì, alla fine nel mio caso ha reso maggiormente il “porta a porta” che non i social, anche perché la presenza on line va costruita nel tempo e io, in quel periodo della mia vita, non la usavo legandola al brand di me come autrice.
        Ma ogni campagna è una storia a sé. Probabilmente se dovessi iniziarne una adesso, userei altre strategie. O, almeno, ne proverei altre.

    • Immagino che sarà stata una bella soddisfazione, riuscire a farcela in questa impresa: ammetto di invidiarti molto (in maniera positiva, ovvio). Infatti, dal tuo racconto penso proprio che il metodo del crowfunding non faccia per me.

      Purtroppo, sono una persona molto timida e poco capace di socializzare. In generale ho poche persone che mi aiuterebbero se lanciassi una campagna, forse giusto un paio: per dire, dubito che ai miei genitori importerebbe qualcosa, dalla mia parte avrei solo mia moglie, che per quanto possa farsi in quattro rimane sempre una persona sola. E poi sono molto scarso nel reparto “marketing”: conosco le regole di base di come farsi pubblicità, ma ogni volta che le applico è sempre (o quasi) un insuccesso.

      Non voglio essere troppo pessimista (né scrivere un commento depresso, anche se mi sa che questo lo è un pochino – scusami, nel caso 😀 ), ma ogni tanto mi chiedo se ho un futuro come scrittore. Se, soprattutto, qualcuno mai mi leggerà, anche se dovessi scrivere qualcosa di valido. Chi lo sa, magari mi sbaglio, ma non sono molto fiducioso nel futuro. Ma mi sa che sto andando troppo fuori tema rispetto al post, quindi è il caso di fermarmi qui ^_^ .

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    Vivo con due figli, un marito e un gatto in una casa ai confini del bosco. 
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