Dubbio n: 23: come gestire il tempo in un romanzo?

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    Nelle ultime puntate dei dubbi del giovedì abbiamo puntato l’attenzione su argomenti meno tecnici, ed in particolare sulle motivazioni che ci spingono a scrivere e quelle che ci portano a desiderare la pubblicazione.

    Oggi torniamo invece a parlare di scrittura vera e propria, cercando di rispondere a una domanda per me piuttosto difficile, ovvero come si gestisce il tempo in un romanzo.

    che cos’è il tempo?

    Il tempo è una dimensione. In fisica viene abbinata ad un’altra dimensione: lo spazio. Mentre con il tempo misuriamo la successione degli eventi (rispondendo alla domanda: quando?), con lo spazio definiamo il luogo in cui essi si svolgono (rispondendo alla domanda: dove?).

    Tuttavia abbiamo imparato a scuola il concetto di relatività del tempo. Ricordo col sorriso il mio professore di filosofia che ci faceva sempre lo stesso esempio: un’ora con la vostra fidanzata passa molto più velocemente che un’ora seduti su una pentola bollente. E come dargli torto?

    Sono dell’idea che nella vita di ciascuno di noi il tempo viene scandito dalla percezione personale del presente. Io, per quanto mi riguarda, tendo a fagocitare il tempo e a vivere nel futuro, riempiendo ogni piccolo spazio della mia giornata con diverse attività. Per questo sono sempre in ritardo. Che ansia!, me lo dico già da sola.

    Ci sono invece altre persone che, ansiose quanto me se non di più, allontanano più che possono gli impegni perché la sola idea di avere molte cose in programma crea loro turbamento. Uno di questi è mio marito. Come potete notare, tra noi due è sempre una lotta: da una parte io sono piena di idee e progetti, dall’altra lui li detesta. Ma questa è un’altra storia.

    Che cos’è il tempo in un romanzo?

    In questo caso la risposta è più articolata. Suddividerei la questione in tre concetti. Infatti in un romanzo ci sono:

    1. Il tempo della storia, cioè l’intervallo di tempo in cui la storia si svolge. Ovviamente varia da romanzo a romanzo. Ci possono essere storie che si svolgono in una sola giornata così come storie che si sviluppano per l’intera vita di un personaggio o addirittura di più generazioni di personaggi.
    2. Il tempo della narrazione, ovvero la quantità di tempo che impiega il narratore a raccontare la storia. In un romanzo non è data dal tempo vero e proprio ma dalle modalità con cui la storia viene narrata e dalla quantità di testo dedicata alle varie vicende.
    3. La scelta degli eventi da narrare e la distribuzione del tempo da dedicare a ciascuno di essi. In relazione a questo ultimo punto nasce il ritmo della narrazione.

    come gestire questi tre aspetti del tempo in un romanzo?

    Certamente il primo punto è il più semplice da affrontare perché può essere stabilito a priori dall’autore. Anche chi non pianifica la trama del proprio romanzo, quando inizia a scrivere dovrebbe avere almeno una idea di massima di quale intervallo di tempo occuperà la sua storia. E’ possibile che durante la stesura del romanzo i tempi si accorcino o si allunghino ma l’ordine di grandezza probabilmente sarà quello. Se ho intenzione di scrivere un romanzo con la storia della vita di un personaggio, la narrazione occuperà anni, non certo giorni.

    Più difficile sono invece, a mio giudizio,  la scelta delle modalità con cui organizzare la narrazione e la distribuzione delle scene narrate, anche perché correlati tra loro

    Anche in questo caso avere già le idee chiare sulla trama aiuta a organizzare a tavolino le scene e a costruire un ritmo piacevole per il lettore.

    A mio parere, gli errori che si possono commettere nella gestione del tempo sono almeno di due tipi:

    • Mancanza di fluidità nella narrazione

    Credo che il racconto non debba necessariamente scorrere in modo uniforme, tuttavia non deve dare al lettore la sensazione che qualcosa accada troppo presto o troppo tardi;

    • Mancanza di ritmo

    In questo caso dipende molto dal genere. Certamente in un thriller in ritmo è un valore aggiunto che non può essere tralasciato. Tuttavia in qualsiasi narrazione l’abilità nello scadenzare la tensione narrativa è fondamentale per la riuscita dell’opera stessa.

     

    Facciamo, allora, un esempio: nel romanzo che sto scrivendo le vicende occupano un periodo di tempo limitato. Poiché in parte si svolgono in una scuola, potrei prendere come ordine di grandezza un anno scolastico, diciamo nove mesi.

    Ho suddiviso questo periodo in scene,  la mia trama potrebbe averne circa 10/12 principali a cui se ne potrebbero aggiungere altre secondarie. Ogni scena corrisponde a un capitolo.

    Le prime tre scene si svolgono tutte nello stesso giorno. Questo non è modificabile. Però gli altri fatti potrebbero essere disposti nel tempo in vari modi. Per esempio la quarta scena potrebbe svolgersi qualche giorno dopo. le altre magari un mese dopo. La difficoltà, a mio parere, consiste nel trovare la cadenza giusta affinché la storia sia verosimile e il ritmo risulti piacevole.

    Per quanto riguarda esclusivamente il ritmo, ho scelto di alternare capitoli più descrittivi a capitoli in cui c’è più azione. Inoltre, sempre a livello progettuale, avrei intenzione di creare un climax ascendente, cercando di portare il punto culminante al termine di ogni capitolo, lasciando sempre qualcosa in sospeso. Anche se non vorrei che si instaurasse un ritmo troppo incalzante, visto che non ci troviamo in un genere che lo richieda.

    In conclusione, come si è capito. ho molte idee, ma poco chiare.

    Voi come vi regolate con la gestione del tempo? Avete avuto di questi problemi?

    Se ti è piaciuto, condividilo!

    27 Comments

    • Caspita. Ci stavo pensando proprio ieri sera. Guardando la programmazione dei futuri articoli sul software yWriter6, c’è una parte che tratta dello storyboard, quel report grafico che mostra sulla linea delle ascisse lo scorrere del tempo e su quella delle ordinate i vari personaggi. Il grafico mostra dove intervengono nelle scene; ad ogni scena viene appunto assegnato un “tempo”, se non sbaglio in giorni/minuti/secondi dall’ora zero, l’inizio della storia.
      Non so se questo grafico possa aiutare, non sono ancora a quel punto preciso di strutturazione. So che la mia storia comincia in primavera, quando si riesce a consumare un cappuccino all’aperto e finisce verso Natale, perchè arriva un regalo inaspettato. 😉

      • yWriter, come sai, lo conosco tramite le tue lezioni. Però per me non è ancora uno strumento così familiare per poterci lavorare in modo efficace.
        Comunque seguirò i tuoi articoli futuri anche perché questa parte mi interessa molto. 🙂

    • Quella però di cui parlava il tuo professore di filosofia è soggettività del tempo, non relatività, infatti in entrambi i casi sull’orologio sarà passata sempre un’ora. (discorso diverso sarebbe se uno dei due viaggiasse su un’astronave a velocità molto alta) 😉
      Ma visto che la citi la teoria della relativita dice che tempo e spazio sono intrinsecamente legati (mentre per la fisica newtoniana sono variabili indipendenti) e credo che in narrativa debba essere la stessa cosa, sul come ti lasciu un dubbio per la prossima volta 😛
      La gestione del tempo in una storia non riguarda solo il ritmo. In narrativa il tempo non solo non ha velocità costante (non è necessario raccontare tutto quello che succede, anzi), ma non deve necessariamente essere lineare, anzi ci si puù liberamente muovere avanti e indietro con flashback e anticipazioni o con altri espedienti narrativi.
      Insomma c’è da sbizzarrirsi 😉

      • Ah ecco, vedi, ho già detto una castroneria! 😛
        Bel dubbio che mi lasci per la prossima volta! Più che dubbio è il buio assoluto! 😀

        • Se l’Nafuso non facesse lo gnorri ci potrebbe dare una mano 😛
          Provo a buttare giù due spunti che mi vengono così al volo:
          – il tempo non è solo lo scandire delle ore su un’orologio (o dei giorni sul calendario) esiste perchè ci sono dei cambiamenti
          – l tempo non è una variabile a se stante, il tempo diventa qualcosa di solido, tangibile, visibile
          – lo spazio varia, evolve, muta col tempo
          – i personaggi sono legati allo spazio e al tempo, le loro emozioni variano in base all’ambiente che li circonda e al momento nel quale si trovano

          • Io prendo nota, poi provo a pensarci! 🙂

            • In un romanzo che ho letto un po’ di tempo fa ad un certo punto il protagonista si ritrova con la fidanzata in un bar per parlare. Stanno insieme ormai da un po’ di anni e il loro rapporto è entrato in crisi, soprattutto per ragioni esterne alla coppia (la ragione principale è il fulcro del romanzo, ma qui non è importante). Il bar è lo stesso in cui usavano incontrarsi all’inizio della loro relazione, solo che il padrone ha fatto dei lavori di ristrutturazione, lo ha ampliato, a reso più moderno l’arredamento, forse è anche cambiata gestione. Insomma non è più lo stesso luogo che ha visto nascere il loro amore.
              Ecco, questo è un bell’esempio di come l’ambiente sia intrinsecamente legato al tempo della narrazione. Il mutamento dello spazio sottolinea il mutamento della condizione dei personaggi approfondendone lo stato d’animo.

              • Interessante questa osservazione. Mi tocca proprio scrivere un post su tempo e spazio, allora? 😉

    • Sì, è un argomento molto ricco che mi preme. Sul tempo della storia: mai più di un anno, le saghe di decenni non fanno per me, come autrice intendo.
      Sul punto 2 non mi sono mai soffermata, si tratta di qualcosa – credo – di istintivo e implicito al mio stile.
      Infine sul 3, ecco in fase di editing è capitato che per scene solo accennate mi sia stato detto di raccontarle. Due esempi visto che hai letto i miei romanzi: Ragione e pentimento, verso la fine Stefano dice di essere stato dai genitori di Sara, fine, invece poi ho raccontato di quando ci era appunto andato. Le affinità affettive, la vacanza al mare a metà romanzo era di mezza pagina CBM mi ha detto di allungarla, doveva essere 5 pagine, e io mi sono fatta prendere la mano con un lungo flash back ed è diventata di 10.

      • Molto interessante questa tua testimonianza. Ecco quello che mi chiedo è anche: come si fa a capire se una scena solo accennata va invece raccontata in modo più diffuso? Ti ha dato una motivazione la tua editor?

    • Discorso troppo lungo da intraprendere in un commento. L’ho affrontato un po’ sul mio blog, in un paio di articoli collegati fra loro. Al massimo ti rimando a quelli. 😛

    • Giulia Mancini

      Il tempo si può gestire in molti modi, l’importante è la fluidità della storia.
      Il mio primo romanzo si svolge nell’arco di trent’anni visto che tratta la vita della protagonista, il romanzo è al presente ma i ricordi al passato con alcuni flash back .
      Fine dell’estate si concentra sull’estate, momento in cui ha inizio la vicenda, ma poi prosegue nei mesi successivi fino all’estate dopo, infine nel mio terzo romanzo la parte clou della storia si svolge in tre mesi, ma con dei capitoli che sono dei flash back sul passato dei due protagonisti.
      Io cerco di far in modo di inserire i fatti in modo che siano congrui a livello di tempo e spazio (per esempio se il protagonista fa un viaggio in auto e la scena successiva si svolge all’arrivo faccio in modo che l’orario sia adeguato. Se inserisco un flash back di 10 anni fa, non metto che postano una foto su facebook che ancora non esisteva…)

      • Sono d’accordo con te sul fatto che l’importante sia la fluidità della storia. Per ottenere questo risultato progetti la tua storia a tavolino oppure riesci comunque a superare questo problema senza affrontarlo prima di scrivere?

        • Mi sono accorta e ho scritto “modo” due volte con un effetto cacofonico bruttissimo!
          Ah la fretta nei commenti…
          Non progetto la storia a tavolino, o meglio scrivo i punti fondamentali di cui tener presente poi seguo molto l’ispirazione. Di solito inizio a scrivere senza progettare la storia, poi quando ho scritto uno o due capitoli faccio il punto della situazione per capire dove voglio condurre i personaggi. Imposto uno schema di massima da seguire, ma spesso finisco per deviare dallo schema iniziale. Nel mio terzo romanzo, che si svolge in tre mesi circa, a un certo punto, man mano che la vicenda si sviluppava ho sentito il bisogno di inserire un flash back del passato che rendesse meglio la psicologia dei personaggi, ma all’inizio non l’avevo progettato.

    • nadia

      piove tempo umido, anzi no bagnato. Scherzo.
      Che dire l’esempio migliore è il racconto a puntate di Salvatore, dove i tempi si mescolano, cambiano di importanza di continuo…eppure funzionano. Il tempo è sicuramente importante nella stesura del romanzo, utilissimo per aiutare o depistare il lettore …
      Personalmente non ho un bel rapporto con il tempo, ha il brutto vizio di scapparmi dalle mani e anche nella scrittura spesso solo dopo la rilettura mi rendo conto di non averne tenuto conto, come se si trattasse di un tempo onirico e non reale.

      • Essere del tutto immersi fino a staccarsi dalla realtà può anche essere funzionale alla storia, credo che però l’importante sia, appunto, che il tempo non ci sfugga. 😛

    • Non ho mai affrontato il tempo, perché nei miei racconti tutto si consuma in pochi giorni, o quasi. Se mai riuscirò a proseguire in un certo progetto che mi frulla nella mente, potrei avere a che fare anche con questo problema.
      Chi vivrà, vedrà! 🙂

      • Secondo me il fatto che tu non ti sei trovato di fronte a questo problema non dipende tanto dal fatto che scrivi racconti che si svolgono in un tempo limitato, ma piuttosto perché sai gestire bene il tempo. 🙂

    • Ti ha dato una motivazione la tua editor?

      Mi chiedi. Certo, le sue richieste/scelte sono sempre ben motivate. Nel caso di Ragione e pentimento la scena omessa, solo accennata, era abbastanza importante, non dico cardine, ma emotivamente coinvolgente, perchè sprecarla? In effetti poi sono stata proprio contenta di averla scritta. Mentre per Le affinità la parte del mare che faceva un po’ da spartiacque tra la prima e la seconda parte del romanzo non poteva essere liquidate con un “andiamo al mare, va tutto bene, solo che ogni tanto ci manca Natallia” un leit motif del romanzo è inserire conflitti e contrasti a più non posso, te ne sarai accorta, CBM dice sempre: se le cose vanno bene, non va bene, perchè non c’è storia, il lettore vuole leggere di rogne per fare il tifo, immedesimarsi, e avere la conferma che la vita è un casino anche per gli altri. Per cui ha voluto che fosse inserito qualcosa di rognoso anche al mare: SPOILER Gabriele si fa male, litigano, lei pensa di essere incinta, discutono, arriva il ciclo ecc.

    • premesso che non sono uno scrittore. Mi piace scrivere. Come organizzo il tempo in quello che scrivo? Dipende dalla storia. Non ho una regola fissa. Tendenzialmente un giorno un capitolo ma non sempre è così.
      Il tuo post mi ha fatto riflettere su come organizzate i tempi.

      • Mi fa piacere che ti abbia fatto riflettere. In fondo i miei dubbi servono più che altro a quello. Grazie.

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    Vivo con due figli, un marito e un gatto in una casa ai confini del bosco. 
    Dissennatamente amante della vita, scrivo per non piangere, rido perché non posso farne a meno.

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