Crowdfunding 3/ Reti nel mondo reale e virtuale

Indice dei Contenuti

    La settimana scorsa abbiamo parlato di come sia importante cominciare a preparare una campagna di crowdfunfing in anticipo e abbiamo detto che questo ci serve fondamentalmente tre motivi:

    1. Entrare nell’ottica di che cos’è una campagna di crowdfunding analizzando quelle altrui;
    2. Ragionare astrattamente cercando buone idee (i famosi pomeriggi guardando il soffitto);
    3. Iniziare a costruire una rete di contatti

    Oggi ci soffermeremo su quest’ultimo punto, sebbene sia un argomento tanto vasto che non potrà essere esaurito in un post.

    che cos’è una rete di contatti

    Se cercate nel web, troverete molto facilmente varie definizioni di che cos’è una rete e in particolare che cos’è una rete sociale. In sociologia è un concetto con un significato ben preciso e definito, ma poiché non siamo sociologi (almeno io non lo sono) non mi imbarcherei in teorie su cui non sono per nulla preparata e mi accontento di raccontarvi quello che ho imparato sulla mia esperienza personale.

    Per quanto ci interessa, potremmo dire che  la rete di contatti si suddivide in due grandi gruppi: rete reale, basata sulla conoscenza personale o fisica, e rete virtuale, costruita invece su contatti che nascono via web.

    In entrambi i casi la rete si snoda attraverso legami più o meno stretti che mettono in comunicazione le persone e, appunto, le legano tra di loro.

    quali sono i legami nella vita reale?

    Nella vita reale ci sono una serie di motivi che contribuiscono a creare incontri e legami fra le persone e nascono, in primo luogo, da fattori più o meno casuali quindi, in seconda battuta, per motivi di scelta.

    Come si dice anche scherzosamente, mentre i parenti me li trovo, gli amici me li scelgo. Effettivamente la prima cerchia di persone che abbiamo attorno a noi è casuale: non mi scelgo i genitori, non mi scelgo fratelli, zii e cugini. I legami che ci tengono assieme sono di affetto e condivisione ma, in alcuni casi, possono essere puramente di abitudine, opportunità, non volontà di spezzarli o creare dissidi.

    La seconda cerchia è quella degli amici più stretti e per certi versi potrebbe essere considerata quella più forte perché basata su una scelta e portata avanti grazie a motivi di condivisione e affetto liberamente scelto.

    Fuori da queste due cerchie ci sono quelle persone che comunemente definiamo “conoscenti” che frequentiamo per motivi più o meno casuali ma con cui non abbiamo scelto o non abbiamo avuto occasione  di condividere altro: vicini di casa, colleghi di lavoro, negozianti, vecchi compagni di scuola, genitori di compagni di scuola dei nostri figli, professionisti a cui saltuariamente ci rivolgiamo (medici, dentisti, architetti, geometri, avvocati), persone che abbiamo conosciuto in corsi che abbiamo frequentato, soci di associazioni di cui anche noi facciamo parte etc etc.

    Con queste persone il legame che ci unisce corrisponde al motivo per cui ci siamo conosciuti ed è tanto saldo quanto frequente è la possibilità che si verifichi l’evento che ci porta a incontrarci. Tuttavia quando all’evento singolo si somma la volontà di frequentarsi basata su interessi comuni o su una simpatia, il legame, da volatile, diventa molto più stretto.

    In questa strana scacchiera che ci vede collegati a decine di altri nodi tuttavia noi siamo limitati da motivi di spazio: la rete reale ci impedisce per esempio di frequentare quotidianamente persone che vivono a decine di chilometri da noi.

    il numero di dunbar

    Un riferimento alla sociologia e  in questo caso è necessario citando gli studi e la teoria proposta da Robin Dunbar, antropologo e psicologo evoluzionista specializzato sullo studio per primati. Egli sostiene che le relazioni sociali avvengono tra un ristretto numero di persone e che il numero massimo di componenti di una rete è di 150 unità.

    Il numero di Dunbar, conosciuto anche come la regola dei 150, sarebbe riscontrabile fin dalle società più elementari in relazione alla dimensione massima degli abitanti di un villaggio e troverebbe conferma  in numerose altre situazioni. Per esempio nel corso della storia militare occidentale, la dimensione delle unità militari autonome sembra assestarsi sempre intorno alle 150 persone. E così via in molte altri situazioni.

    Questo avverrebbe per una caratteristica fisica del cervello umano che sarebbe impossibilitato ad avere memoria cognitiva e  tenere traccia  degli avvenimenti emotivi di tutte le persone di un gruppo maggiore di 150 unità. Altre spiegazioni poggiano su valutazioni più economiche e al bisogno dei gruppi di individuare gli elementi parassitari o disfunzionali, in quanto gruppi più grandi tenderebbero a facilitare la presenza di ingannatori o bugiardi.

    che relazione esiste tra il numero di dunbar e le reti virtuali?

    Se nella vita reale abbiamo un limite fisico che ci porta a non poter frequentare più di 150 persone, viene a domandarsi come funziona invece nei contatti virtuali.

    Le opinioni in proposito sono discordanti. C’è chi sostiene che i social permettono di mantenere un numero maggiore di contatti perché si tratta di contatti basati su un numero inferiore di elementi che non richiedono un eccessivo sforzo di memoria. Altri invece sostengono che pur avendo nelle proprie cerchie virtuali un numero di contatti di molto superiore alle 150 unità (mediamente gli utenti di FB hanno tra i 300 e i 350 amici) si tratta di contatti fasulli che non portano una vera interazione e un vero scambio.

    Sembrerebbe che in un certo senso il numero di Dunbar sia valido anche in questo frangente: tanti contatti, certo, ma non più di 150 con vera efficacia.

     

    Voi, in base alla vostra esperienza, che cosa pensate di tutto ciò? Davvero il web è una pura ripetizione di ciò che già avviene nella vita reale?

     

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    11 Comments

    • M’interessa un sacco sta roba, non ho studiato sociologia ma mi affascina molto anche la teoria, verissima, dei 6 gradi di separazione.
      In effetti anche con la rete, ho spesso avuto l’impressione che tocchi abbandonare qualcuno per far spazio ad altri e che questo avvenga in maniera automatica. Quanti blog non visito più? C’è una sorta di ricambio fisiologico.
      Tanto o pochi che siano i ns. contatti servono per creare il terreno a cui offrire di partecipare alla campagna, il vero mistero, a mio avviso, è come poi si risponde al richiamo.

      • Brava, Sandra. Arrivi proprio al punto: come si trasforma poi una rete esistente in una rete proficua che risponda alle nostre esigenze? Questo è il vero problema.
        Quella dei 6 gradi di separazione è un’altra teoria molto interessante. Ci sarebbe davvero da studiare seriamente questi argomenti.

    • nadia

      Posso solo confermare che la risposta positiva sia dei contatti virtuali che di quelli reali non è il 100%. Se arriviamo al 10% è già buona, perché spesso entrambi sono contatti di comodo o solo di educazione, ma per nulla interessati quanto si spererebbe.
      Però qui la domanda da porsi sarebbe ma la quantità non è un dispendio inutile di energie perché nella speranza di ottenere un sostegno nella cerchia di quelli definiti i contatti sicuri passa il tempo inutilmente e si raccolgono delusioni? Diciamo che entrambe le cerchie sono una partenza, ma non una garanzia. Comunque sì per lo più sul web si presenta una ripetizione della vita reale, dove gli interessi variano veloci in base allo stato d’animo, alla disponibilità di tempo e a moltissimi altri fattori.

      • Anche tu centri un punto importante: quanta energia dedicare a certi contatti? Ecco, qui si rientra in un altro discorso molto ampio che introduce il concetto di target. Affinché gli sforzi non siano vani bisognerebbe puntare al centro del bersaglio, che corrisponde appunto al target. Altro problema, però, è individuare il target e trovare i modi giusti per avvicinarlo. Ne parleremo ancora. 🙂

    • Non credo che il web sia mera ripetizione della vita reale. O almeno lo spero. Penso sia diventato mera esibizione, e mascherata malamente, del proprio ego. Un ottimo mezzo per apparire come non si è, anche a se stessi.
      Dal web non nasce niente, dal letame nascono i fior…

      • Personalmente sono d’accordo con Sandra e Barbara. Forse inizialmente ci si può celare dietro alla tastiera. Chessò, potrei farvi credere di essere alta e biondissima o slanciata e di colore, ma credo che alla lunga la mia vera essenza (certo non l’aspetto fisico) traspaia da ciò che scrivo. Forse, al contrario, siamo più reali sul web che nella vita reale, dove mille situazioni ci spingono ad assumere maschere.
        Sarebbe anche questo un bel tema di dibattito per i sociologi. 🙂

        • Sono d’accordo, Sandra. Anche perché in fondo siamo tutti persone. Il mezzo che utilizziamo per metterci in comunicazione non ci trasforma né in buoni né in cattivi. E’ come pensare che l’automobile sia “cattiva” perché alcuni guidano ubriachi e investono gente innocente.

      • Antonio, che pensiero cupo.
        Io ritengo che alla lunga il gioco di apparire come non si è non regga.
        Fraintendimenti e cantonate esistono anche nel reale, per me reale e virtuale sono un un’unica realtà, quella attuale, che va gestita, come tutto il resto nella vita. Non hai mai avuto un amico che ti ha deluso, tradito, ingannato? (Come cantava Baglioni) nella vera vita? Io sì.

    • Il numero di Dunbar è una realtà, anche nel web. Ricordo di averlo studiato tempo fa, quando erano cominciate le prime corse sui social ad accaparrarsi i nuovi iscritti per arrivare in fretta alla soglia dei 5.000 e vantarsi….di cosa? Di collezionare amicizie come bollini del supermercato.
      Qualcuno disse che i social servono a ritrovare vecchie amicizie perdute. Già, ma se sono andate perdute un motivo ci sarà, no? E infatti le vecchie amicizie sono quelle tenute lì in disparte, quelli che ti confermano l’amicizia senza nemmeno un “Ciao come stai?” e poi in sette anni nemmeno ti ricordi di averli in lista per quanto sono presenti.
      Ma del resto il web è esattamente la fotocopia della vita reale. E ci sono da vent’anni per dirlo, prima ancora che nascessero i social, ma esistevano servizi come ICQ, la minestra era la stessa. Ricordo una litigata con un’amica che disse: “nel web mentono tutti”. Io non ho mai mentito, perchè dovrei? E’ tutto verificabile in un paio di click. Poi scoprii che il suo “mentono tutti” era riferito a se stessa, che mentiva sia nel web che fuori però. I comportamenti di fronte ad una tastiera sono gli stessi senza tastiera. I cosiddetti “leoni da tastiera” lo sono anche al bar sotto casa, ma se non gli date retta al bar perchè dovreste dargli retta sul web?
      Le relazioni in rete sono dello stesso tipo o qualità di quelle reali, SE ci metti lo stesso impegno a coltivarle e selezionarle. Se vuoi che siano 150 persone di valore, ahimè, devi lasciare perdere quelle che non lo sono PER TE (e non sto parlando di opportunità economica, perchè se selezioni con quel criterio rischierai di essere accantonato appena TU non sarai più d’interesse per loro).
      Esistono i sei gradi di separazione? Generalmente si. All’epoca dei social sono drasticamente diminuiti. In maniera sorprendente a volte. Se non scrivi stupidaggini, riesci a farti rispondere dall’altro capo del mondo da personaggi che crederesti irraggiungibili. A parte il fatto che trovo già entusiasmante poter scrivere – salvo inglese e fuso orario – real time con americani e australiani e scoprire che hanno i miei stessi problemi e “tutto il mondo è paese” 😀
      Sono andata un po’ Off topic… Alla fine, se ognuno di noi ha 150 relazioni attive, l’unica maniera di fare rete è contare sul fattore di moltiplicazione: 150 x 150 = 22.500…

      • No, non sei per nulla andata off topic, anzi il tuo discorso è molto interessante.
        E alla fine accenni a una questione che mi interessa molto: e se il web fosse semplicemente un moltiplicatore di ciò che accade nella vita reale?
        Ne parleremo nelle prossime puntate. 😉

    • Credo che il numero di Dumbar possa applicarsi anche alla rete, mi spiego meglio: le amicizie nella vita reale si mantengono se si coltivano, e richiede impegno da ambo le parti; io ho un’amica di Bologna dal primo anno di università e ci vediamo almeno tre o quattro volte l’anno, a volte di più, se non ci vediamo ci sentiamo almeno una volta a settimana e se non la chiamo io mi chiama lei. Poi ci sono altri amici che rivedo periodicamente ogni volta che vado in Puglia a trovare i parenti, in pratica siamo ancora amici dopo anni, mentre con alcuni amici che vivono a Bologna ci siamo persi di vista perché per un motivo o un altro non ci si riusciva mai a vedere.
      Sulla rete può accadere lo stesso, magari hai 1000 amici virtuali (non è il mio caso) ma finisci per interagire virtualmente solo con una piccola parte di essi, perché magari li senti più affini al tuo modo di essere, anche se non sembra anche virtualmente fai una scelta anche in base al tempo che per ciascuno di noi è comunque sempre di 24 ore al giorno…

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    Vivo con due figli, un marito e un gatto in una casa ai confini del bosco. 
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