Cronaca (annunciata) di un terremoto imprevedibile

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    Per prima cosa i telegiornali, con le loro lunghissime dirette dai luoghi del sisma, conteranno i morti uno per uno, estraendo numeri come una tombola beffarda. 2, poi 5. 10, 63. 70. 120.

    I social si scateneranno tra costernazione, rabbia e giudizi. Polemiche sterili, accuse e difese per partito preso. Con tanto di vile discussione sui migranti (al grido di “Vergogna: gli alberghi ai migranti, le tendopoli ai terremotati” ci sarà chi risponderà postando  la notizia dei migranti prestatisi volontariamente a scavare nelle macerie e di quelli che simbolicamente avranno annunciato di voler devolvere il loro argent de poche alla causa) che ormai, volenti o nolenti, sono il signor Malausséne di questo pazzo Paese.

    Ci sarà chi domanderà: perché non creiamo l’hasthag #jesuisAmatrice o #jesuisAccumoli? I morti non sono tutti uguali?

    Il sismologo sarà già stato intervistato con l’umana, quanto patetica, pretesa di fargli dire che il peggio è passato. Che si potrà tornare a dormire sonni tranquilli. Il sismologo invece, in quanto scienziato e non cartomante, non lo dirà perché non c’è certezza quando si tratta di terra che trema. Nemmeno con tutti gli strumenti che l’uomo è stato in grado di costruire. (Qualcuno però dirà che i soldi per andare nello spazio, sì, ma per prevedere i terremoti, no).

    Si ripeterà la solita tiritera che bisognava pensarci prima, che certo il terremoto è il terremoto, ma se si facessero i giusti interventi al momento giusto, invece che sperperare denaro pubblico, questo non succederebbe. I politici ladri. La casta. Tutto vero, tutto giusto, tutto inutile.

    I giornali prepareranno i titoli per l’indomani mattina, interpretando a loro modo parole calde di rabbia e di dolore. Violeranno il pudore che già la tragedia squarcia, pubblicheranno foto di morte e devastazione in nome del diritto di cronaca.

    Intanto, nel silenzio, i morti.

    Intanto, i dispersi.

    Intanto, i feriti.

    Intanto, i sopravvissuti: quelli che avranno perso persone care, quelli che avranno perso la casa e tutti i loro beni, quelli che non avranno perso nulla ma che comunque avranno perso la serenità, forse la voglia di vivere.

    Intanto, i soccorritori. Nel silenzio e nel buio scaveranno in attesa di una voce che diriga i loro sforzi verso un salvataggio che ora dopo ora diverrà sempre più insperato.

    Intanto, i paesi devastati.

    Intanto, le case crollate.

    Intanto, noi. Da dietro i nostri televisori, smartphone e pc, lasceremo andare una lacrima di commozione. Doneremo due euro tramite sms, dicendoci che chi lo sa se arriveranno davvero a chi ha bisogno, Oppure non lo faremo, dicendoci che tanto non arriverebbero comunque a chi ne ha bisogno. Poi andremo a dormire guardando il lampadario prima di spegnere la luce, sperando che il sismologo pecchi di eccessiva prudenza. Il peggio sarà passato e non avrà toccato noi. Almeno stavolta.

    Intanto, la notte. Più buia che mai.

    Tutto già visto. Tutto previsto. Eccetto il terremoto.

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    23 Comments

    • Questo succede quando non si impara dai propri errori. E si aspetta la prossima tragedia per pontificare.
      Questo terremoto mi ha toccato quanto, o più, l’ultimo di Modena. Perché sono qui, a 50 km dall’epicentro (linea d’aria, ben diversa dalla stradale). Perché sono su un palazzo non mio (sarà antisismico? Certificato?) Perché la prima scossa l’ho sentita tutta e da allora non si dorme più (tra assestamenti e nuove scosse, l’ultima stamattina…che attendevo, ha solo tardato di mezz’ora) Perché stanchi e assonnati, senti continuamente la terra tremare sotto i piedi, anche se è solo paura. Perché lo vedi che gli abitanti qui sono preoccupati, ma non possono nemmeno perdere quel po di turismo. Perchè non hai nemmeno l’animo di goderti le ferie, meritate, sapendo che a poca strada da qui c’è stata una strage. Mi tocca eccome.

      • E mi fa incazzare come una iena che queste cose succedano solo perché la tecnologia si preferisce usarla per i divertimenti invece che per la salvaguardia della vita. Mancava pure la cretina vegana che per 15 minuti di celebrità salta fuori che è il karma, perché ad Amatrice hanno inventato l’Amatriciana. Il problema non è il terremoto, il problema è l’uomo. Indignarsi, bene…e poi? Accendi il Pokemon Go che mi manca l’ultimo mostriciattolo.

        • Tocca il cuore quando si conosce qualcuno che in un modo o nell’altro è stato vittima di una tragedia, ma questa storia della “amatriciana” è bellissima Barbara. Dovresti scriverci qualcosa. Sul serio…

          • Sulla vegana? Per carità…sarei cattivissima. Comunque no, sto cercando di leggere e scrivere altro.

        • nadia

          La vegana dalla fame si è mangiata di certo il cervello. Amatrice ha più il sapore di una personificazione dell’amore che di una ricetta. Ma tanto la stupidità non ha età nè moda, è umana e basta.

          • La vegana si è mangiata il cervello dalla fame… Le tragedie svegliano l’ironia. Le tue parole sono poesia, Nadia. 🙂

            • nadia

              Hai ragione c’è gente ironica senza sapere di esserlo. Secondo me la vegana era talmente dentro al suo mondo da non rendersene conto che la realtà era un tantino seria ed il karma forse se la stava prendendo anche con altri vegani come lei.

        • Proporrei un monumento alla stupidità della vegana in oggetto a monito e imperitura memoria per le generazioni che verranno.

      • Sì. È proprio così. Non si impara dai propri errori.
        Si pontifica, si fa polemica.
        Poi si spostano le troupe da un’altra parte, in attesa di spolpare una nuova tragedia e di lasciare le ossa di nuovo abbandonate a se stesse.

    • I terremoti sono una tragedia che non può essere evitata. Al dorso del mondo prude la schiena e di tanto in tanto si deve grattare. Prevedere aiuta, certo, ma fino a un certo punto. La maggior parte dei paesini di origine medievale è nelle stesse identiche condizioni di quei paesi spariti di recente in una nuvola di polvere: messuno stato ha la forza di rinnovarsi topograficamente in modo tanto radicale quanto servirebbe. Siamo un Paese vecchio. E ogni scossone può tirarci giù. A chi dare la colpa? Al politico corrotto? All’amministratore pigro? Al cittadino distratto? A Dio? Ognuno scelga il proprio peccatore…

      • Credo che sia una necessità umana di fronte alla tragedia quella di trovare un capro espiatorio. Come dici tu, c’è chi accusa il politico corrotto, chi l’amministratore pigro, chi il cittadino distratto. La vegana se la prende con l’amatriciana, il Savini di turno con i migranti, l’omofobo con i matrimoni gay.
        Forse però sarebbe il caso di esercitare questo pseudo-diritto consolatorio nell’intimo delle proprie menti. Sarebbe più rispettoso verso chi è morto e tanto più verso chi, sopravvissuto, ha da affrontare una sopravvivenza così pesante da sembrare peggiore della morte.

      • Tiziana

        I terremoti sono una tragedia da cui non ci si abitua mai. Anche se è la seconda o terza volta che lo hai subito.

    • Oddio, Barbara sei lì tanto vicina? Quella della vegana mi mancava.

      • Stupidamente avevamo fatto il conto con Gmaps. “Ah beh, 70 km, dai, siamo abbastanza distanti, siamo più bassi, siamo vicino costa”. Poi tutte le scosse sopra i 4 Richter le abbiamo sentite, tutte distintamente, le altre forse le imputavamo al vento che entra dalla finestra. Ogni 6 ore circa, la terra ti tremava sotto le scarpe. Poi ti accorgi che il tremolio è il tuo, che non ci dormi. Abbiamo ripreso la carta “cavolo, sono 45 max 50 in linea d’aria…è lì, dietro quel monte…” Abbiamo fatto le valigie, col cuore in pezzi. Già non guardavamo altro che SkyTg24 (e se quella notte non ci fosse stato Twitter e la gente che si scambiava informazioni sotto l’hashtag #terremoto ci saremmo sentiti davvero soli, tutti fuori, sotto le stelle, con gli altri della via, a cercare di capire cos’era stato). Ancora lo sento nelle orecchie il rumore della prima scossa, un ululato della terra, lo sfrigolio del cemento, il tremore dei vetri. 142 secondi. Troppi.

    • nadia

      Tempo fa ho visto un film che in maniera tremendamente reale usava le tragedie (naturali e non) per muovere l’odiens televisivo. Nel film si trattava di una sottile regia umana. Certo è che qui è tutto invece molto imprevedibile e dettato da forze a noi nettamente superiori.
      Come per le malattie inguaribili, solo in questi casi ci accorgiamo di essere formiche, nel grembo di una madre Terra che per lo più maltrattiamo, considerandola invisibile.
      Così come è encomiabile che la macchina degli aiuti sia solerte, altrettanto disprezzabile sono i commenti fuori luogo di chi una colpa la vuole dare anche a sproposito. E in questo si vede come sia diviso il genere umano.
      Da parte mia dico solo che, al solo pensiero tremo. Abito in una terra sismica, ho già provato quella insana paura in piena notte, e spostato i bambini sotto il letto pregando con il cuore in gola che tutto andasse per il meglio. A nulla vale tutto il resto quando in ballo c’è la vita, solo la paura che ti attanaglia le viscere.
      E’ uno stillicidio osservare al telegiornale aumentare il numero di vittime, ascoltare la cronistoria di nomi che ce l’hanno fatta, perché in un misto di “non ha toccato noi” non credo di tirare un respiro di sollievo ma di essere ancora in ansia perché nulla è detto.

      • Sì, hai ragione. Siamo formiche che brulicano in un formicaio. Piccoli e insignificanti rispetto all’universo e all’eternità. In un attimo non siamo più niente.
        Forse il prenderne coscienza potrebbe aiutarci a vivere meglio il tempo che ci è concesso invece che sperperarlo in odio reciproco e in polemiche sterili.
        Invece ci caschiamo lo stesso, dimostrando di non aver imparato niente.

    • Marco Amato

      Qui dalle nostre parti si attende il famoso Big One. E’ già successo in tutta la Val di Noto, compresa Catania nel 1693. E’ accaduto a Messina nel 1908. E’ certo, accadrà.
      Quando pensi a una cosa di questo tipo dici: magari succederà fra cent’anni ancora e noi ce la caviamo. Come se la tragedia procrastinata ai tuoi discendenti possa infondere un non so che di conforto.
      Io ho detto ai miei figli, in caso di terremoto di mettersi i cuscini in testa e di correre in un punto preciso della casa. Un punto in cui si uniscono due pilastri con le travi sotto e sopra. E poi pensi che in quei momenti se dovesse accadere sul serio, potrebbe capitare che il bambino resti paralizzato dalla paura. Che tu in quei pochi secondi potresti correre ad afferrarne uno, e non faresti in tempo a salvare l’altro. Potrebbe succedere che se anche ti ascoltassero e si mettessero lì, a seconda del consumo dei pilastri nel tempo, del tipo di scossa, magari è proprio quella la parte della casa che cede per prima. Per proteggerli hai consigliato una trappola. Potrebbe succedere che l’evento accada quando si è fuori casa, si è a scuola, si è per le strade del borgo vecchio per la sagra del paese.
      So perfettamente che tutti questi interrogativi sono inutili. Se la sorte dipendesse solo per me, non mi domanderei nulla. Ma dato che la mia sorte viene dopo chi amo, ne sono coinvolto. E non c’è soluzione a questo dilemma.

      • La mia zona è una delle meno sismiche d’Italia, ma da noi c’è il problema delle alluvioni. Nel ’68 la vallata vicino alla mia contò 58 morti. In anni più recenti (1994, 2002 e 2014) si verificarono eventi disastrosi per le strade e gli edifici ma fortunatamente, chissà per quale coincidenza, non si registrarono morti.
        Durante l’alluvione del 2014, la stessa che devastò Genova, tenni per una settimana lo zaino pronto per scappare. Non facevo che pensare ai miei bambini, ad avere un cambio di vestiti per loro, torce, coperte, qualcosa da dargli da mangiare nell’emergenza.
        Mio marito mi prendeva in giro per questa mia premura, poi però diventava serio e mi diceva che, nel caso, l’importante sarebbe stato fare quello che diceva lui. Litigammo anche per quella storia. Io rispondevo che, nel caso, avrei seguito il mio istinto di madre.
        Dopo qualche giorno la pioggia ha smesso di scendere e mi sono decisa a disfare lo zaino nel quale per un certo periodo di tempo avevo visto l’unica via verso la salvezza.
        Come dici tu, il pensiero che mi tormenta maggiormente è l’idea che potrei non riuscire a salvare entrambi i miei bambini e il senso di colpa verso una scelta crudele quanto necessaria (se non ne scegli uno, li perdi entrambi) mi attanaglia fin da ora, che è solo fantasia.
        E mi strazia il cuore pensare che qualcuno sta vivendo sul serio le nostre terribili fantasie..

    • Giulia Mancini

      Anche a me mancava la vegana! mi chiedo perchè di fronte alle tragedie certa gente spara delle corbellerie, io dopo un po’ smetto di seguire i social (si legge veramente di tutto). Barbara chissà che paura! Pensa che io stanotte ho dormito malissimo, vivo a Bologna e mi è tornata la sensazione di precarietà che ho vissuto con il terremoto dell’Emilia.
      Però mi chiedo: è vero che i terremoti non si possono prevedere, ma forse fare un piano nazionale, sia pur a lungo termine, per mettere in sicurezza edifici pubblici e privati nelle zone sismiche più critiche è davvero così impossibile?

      • Pensa Giulia che sono dovuta tornare dentro casa, perchè qualcuno s’era svegliato male e non aveva capito il mio “Cazzo! Terremoto! Fuori! Fuori subito!” (per fortuna piano terra, 4 metri all’uscita)
        Sui social, questo terremoto mi è servito a “spegnere” un po’ di voci inutili, dita più veloci del cervello, gente che “intasa” il web senza comprenderne la responsabilità.
        Non sono convinta che i terremoti non ci possano prevedere. Sono convinta che non stiamo facendo abbastanza nè come rilevazioni nè come studi, meno che niente in prevenzione edilizia. I terremoti avvengono per lo più in notturna, analizzando le scosse gravi in Italia. siamo a 15 col buio contro 4 in piena luce. “Non ci sono studi che dimostrino correlazioni con il buio” non vuol dire che non ci siano correlazioni, ma che non ci stiamo proprio studiando!
        Sugli edifici pubblici: ricordo che la Casa dello Studente de L’Aquila è venuta giù non solo per il terremoto, ma perchè già nel progetto del 1965 mancava un pilastro ed era evidenziata una carenza strutturale, ma in nessuno dei lavori autorizzati successivamente sono state effettuate verifiche. “Non erano tenuti”. Eh.

        • Poi, per contro, abbiamo una burocrazia ottusa che ti complica la vita anche solo per cambiare le piastrelle di un bagno. Quintali di carta (costosissima) che poi, di fatto, nessuno legge né controlla. Qui da noi l’ASL è implacabile. Piani di sicurezza anche per il più stupido dei lavoretti. Se poi però costruisci una casa senza nessun permesso sembra non accorgersene nessuno. Oppure scopri che nell’asilo di tuo figlio non c’è l’uscita di sicurezza né alcuna porta con il maniglione antipanico, che se mai ci dovesse essere un incendio i bambini non riuscirebbero di certo a scappare, visto che l’apriporta è posizionato in modo che non possano uscire da soli. Ecco, ti chiedi perché qui l’ASL o i vigili del fuoco non intervengano e come possa il Comune risponderti che non ci sono i soldi per farlo e che l’alternativa è chiudere l’asilo.
          Fino a poi quando capita davvero qualcosa e allora tutti a piangere…

      • Non sono un’esperta e ne so proprio molto poco. Però non credo di sbagliare dicendo che qualcosa certamente si potrebbe fare.
        Leggo che a Norcia, a pochissimi chilometri dall’epicentro di questo sisma, i lavori di messa in sicurezza in seguito ai terremoti del 1979 e 1997 hanno fatto sì che in quest’occasione si registrassero danni importanti alle strutture ma senza vittime.
        Per contro, leggo di una scuola antisismica crollata completamente. Imperizia? Interessi? Probabilmente, sì, Ma certamente una politica che evitasse i condoni edilizi, detrazioni fiscali per chi fa interventi antisismici, investimenti adatti al problema inciderebbe positivamente su un territorio ormai fragile e devastato dall’incuria e dall’abbandono.

    • Anch’io sono convinta che non si faccia abbastanza nè come prevenzione edilizia, né come studi.
      Se in Giappone convivono con il terremoto e riescono a dominarlo (con una sismicità ben più alta dell’Italia) anche in Italia si potrebbe investire in questo senso, invece che rubare sulla vita delle persone.

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