Come salvare la creatività? Il potere del vujà-dé.

Indice dei Contenuti

    Non so voi, ma io quando vedo un bel tramonto ho già l’ansia. Sì perché sono certa che entro 30/40 secondi la mia bacheca su Facebook sarà piena di foto dello stesso identico tramonto. Ripreso pure allo stesso modo. Alla faccia della creatività.

    Ma non è solo una mia impressione.

    Il Foglio, in un articolo di qualche settimane fa, ci racconta del video montato da Oliver KMIA, Instravel – A Photogenic Mass Tourism Experience, costruito attraverso le foto di viaggio pubblicate su Instagram da decine di utenti. 

    L’effetto sconcertante è la quantità di fotografie pressoché identiche, non tanto (o non solo) nei soggetti raffigurati, quanto nella modalità delle riprese.

    Insomma un’omologazione di gusti e idee che sembra uccidere la creatività in un enorme e noiosissimo déjà-vu.

    Che cos’è la creatività?

    Già, la creatività non si nutre solo di talento e capacità tecniche, ma ha bisogno – per essere tale – di fantasia, originalità, inventiva. E tutto ciò che offre la sensazione di essere “già visto” ne costituisce uno ostacolo.

    La creatività è la culla dell’avanguardia, a cui dà i contenuti per poter essere tale.

    Creatività (n.f. invariab.): capacità di creare, di inventare con libera fantasia: creatività di ingegno; stimolare la creatività nei bambini.

    dice la Garzanti on-line, dando rilievo al concetto di invenzione, parola che nella sua radice latina richiama la scoperta di qualcosa non ancora conosciuto.

    Appunto, l’opposto del déjà-vu.

    Déjà-vu o Vujà-dé?

    Del resto in un mondo virtuale che viaggia alla velocità della luce e dove, soprattutto, la quantità di contenuti è elevatissima, diventa molto difficile essere quanto meno originali, peggio ancora creativi.

    E non solo: la democraticizzazione dei mezzi ha trasformato tutti in fotografi, registi, visual-qualcosa, rendendo superflua – almeno sulla carta – la preparazione teorica che in passato era richiesta da certe discipline tecniche e artistiche.

    Così come ha uniformato e appiattito verso il basso il gusto per il bello. Che non ha più a che fare con il καλός καὶ ἀγαθός né con il concetto di valore, semmai è schiavo delle mode e del sentito dire.

    Come se fosse necessario abbuffarsi della stessa immagine prima di ritenerla bella e poi, subito dopo, respingerla in quanto già venuta a noia.

    In che modo si esce allora dall’impasse? Come si evita di “bruciare” tutto? Cosa si crea se tutto è già stato creato e come ci si stacca dal bisogno di “aver già visto” per ritenere bello?

    Una possibile soluzione risiede nel concetto di vujà-dé.

    Vujà-dé? Che, se magna?

    Del vujà-dé (o vu jàdé) parlò per la prima volta Kurt Kemp nel 2007 nel libro The weird ideas I get. Con questo termine si intende l’opposto del déjà-vu: una situazione abituale e/o familiare spezzata nella sua routine dall’introduzione di un nuovo punto di vista.

    Così Shalini Prakash su enterpreneur.com:

    What’s Vuja de? We are all familiar with Deja vu, which is that distinct feeling you’ve been here or experienced something before. Vuja de is the opposite, it is that feeling when you enter a situation you’ve been in a thousand times before, but you re-look at familiar situations or everyday things as if you were seeing it for the first time.

    Che cos’è Vuja de? Noi tutti abbiamo famigliarità con il déjà-vu, che è la sensazione chiara di essere già stato in un luogo o di averla già vissuta prima. Vuja-de è l’opposto, cioè la sensazione di essere in una situazione in cui sei già stato cento volte in precedenza, ma in cui rivedi le situazioni familiari o le cose di tutti i giorni come se le vedessi per la prima volta.

    Ecco, dunque, la grande differenza: non cambiare la realtà, semmai cambiarne il punto di vista.

    La realtà che vediamo tutti i giorni, quella di cui facciamo parte e che è a noi ben conosciuta, è il terreno ideale da cui far partire la nostra creatività. Il nostro eventuale pubblico, allo stesso modo, è in grado di accogliere la nostra provocazione proprio perché di fonda su un terreno su cui è preparato.

    Superare l’abitudine per ottenere nuovi contenuti

    Il vujà-dé è applicabile a qualsiasi forma espressiva: dall’arte alla scrittura passando, perché no?, persino dal marketing o dai nostri post su instagram, da cui è partito il nostro ragionamento.

    La satira, per esempio, sovente fonda i suoi giochi arguti utilizzando immagini già viste, stravolgendone il significato.

    Per quanto riguarda la scrittura la prima cosa che mi viene in mente a tal proposito sono i modi di dire, che noi tutti – a ragione –stigmatizziamo.

    Il modo di dire cristallizzato, utilizzato così com’è, non dice niente di nuovo. Diventa un déjà-vu e déjà-entendu trito e ritrito in cui crogioliamo le nostre certezze. Diverso è se lo usiamo per dire altro, per affrontare una questione da un altro punto di vista:

    Tutto il mondo è paese, ma in ogni paese c’è tutto il mondo.

    Franco Di Mare

    Del resto l’abitudine a ricadere in cose note è naturale. L’istinto di conservazione ci porta a sguazzare nel noto piuttosto che a scegliere nuove vie.

    Inoltre, lo sforzo creativo è oggettivamente faticoso perché implica la conoscenza approfondita di una situazione per poi distaccarsene superandola.

    Ecco perché nei social, che sono il regno dell’intrattenimento disimpegnato e dello svago, troviamo immagini tutte uguali tanto da venirci a noia.

    E voi, cosa ne pensate?

     

    Se ti è piaciuto, condividilo!

    15 Comments

    • Giulia Mancini

      Essere davvero originali è sempre più difficile, tutto è già stato detto, tutto è già stato raccontato, il rischio del dèjá vù è costantemente in agguato, ma preoccuparsi troppo di questo alla fine può bloccare la creatività. Ho letto di recente un libro che secondo me ricordava per certi versi un’altra storia (di un romanzo abbastanza famoso) però era scritto così bene che l’ho trovato bellissimo, oltre al fatto che i risvolti della storia erano comunque diversi e che ho apprezzato.

      • Sono d’accordo. Anche la creatività per stupire o giusto per il gusto di dire qualcosa di diverso dagli altri non va bene. Io credo che sarebbe sufficiente cercare dentro di sé il punto di vista personale, staccandosi dal senso comune. Però non è per nulla facile in una società in cui siamo sovraesposti e costantemente in contatto.

    • Mai avuto questo problema con i tramonti! O con qualsiasi altro soggetto paesaggistico. L’unica volta che la mia bacheca è stata inondata della stessa immagine è quando girava quel giochino scemo sul colore del vestito, con una foto volutamente sovraesposta. Ma non ho nemmeno mai visto l’invasione di foto di piatti al ristorante, forse perché non conosco nessun food blogger (per fortuna per la mia dieta). No, questa omologazione non l’osservo sinceramente. Forse appartiene a social come Instagram o Pinterest dove ancora non mi sono iscritta, o forse perché cerco di fare networking con persone diverse, con interessi differenti che mi porta naturalmente a punti di vista differenti. Nemmeno nel gruppo dell’MPC, oramai a 11.300 utenti, vedo passare le stesse immagini di esercizi, passeggiate nella natura e grafiche motivazionali. 🙂

      • Davvero niente foto di tramonti, arcobaleni, lune? Ah ma allora tu hai tutte le fortune! O selezioni meglio i tuoi contatti 😉

    • Spesso su fb mi imbatto in post che ho già visto, che siano bufale, foto… e questo mi fa sempre un po’ dispiacere perché scoprire che chi conosco non usa poi troppo i propri neuroni ma affitta quelli altrui… ecco!
      Mi rendo anche conto che se resto lontana dai social, e per lo più da fb, per qualche giorno quando ci rientro ne sono sempre meno affascinata. Ormai lo considero solo più un luogo dove mantenere informati i miei contatti, o informarmi di cosa fanno loro. Che si tratti di piatti cucinati o diario giornaliero, di pensieri profondi o semplici battute non importa, ma conoscendo chi li posta mi fa sentire vicino, come se li stessi frequentando. Partecipo molto poco ai post preconfezionati, quelli mi disturbano di più come dicevo all’inizio. Forse per la sensazione di spersonalizzazione. Io stessa prima di pubblicare mi domando sempre se è in qualche maniera indispensabile e no, lo so da me, quasi mai lo è soprattutto nella pagina personale.
      Però ti sei risposta da sola, i social sono il regno dell’intrattenimento disimpegnato e dello svago, Poco altro si riesce a tirare fuori.

      • Io credo che proprio la personalizzazione sia il lato positivo dei social, cioè la possibilità di scambio di idee, esperienze, emozioni. Anche la possibilità di rimanere in contatto con le persone che non si riescono a frequentare nella vita reale è molto positiva. Per cui capisco il disimpegno e lo svago. Come se si passasse per l’aperitivo al bar. Però, ecco, quando nel ritrovo tra amici, così come nella discussione di maggior peso, manca il guizzo frizzante o il punto di vista che stravolge il discorso ci si annoia anche al bar. Figuriamoci sui social. 😉

    • L’omologazione è sempre esistita e si vede in mille cose. Per me non è tanto mancanza di originalità o creatività, quanto bisogno di essere partecipi di qualcosa. Si fanno foto tutte uguali perché ci si vuole sentire come gli altri. Io vedo questa tendenza nelle copertine dei libri, tutte simili, con gli stessi font, le stesse figure, ecc. Se una cosa piace e funziona, tutti si affrettano a farla uguale. Distaccarsi dal comune modo di vedere, essere creativi e originali, come hai detto costa fatica e richiede anche un certo coraggio qualche volta. E dei siti tutti uguali non vogliamo parlarne?

      • Certamente la tendenza all’omologazione è molto forte. E citando i siti tutti uguali, metti l’accento su un tema che devo affrontare tutti i giorni. È proprio per questo che dico che spesso le persone hanno perso il gusto del bello. Vedono e apprezzano solo quello che hanno già visto mille volte e non sanno più distinguere il loro gusto dal gusto comune. Oltre al fatto che la creatività in certi campi deve essere al servizio della funzionalità e non svolazzo vuoto di significato. 🙂

    • La creatività per me è anche riuscire a collegare degli elementi disparati per trarne qualcosa di ancora diverso. Mi succede anche quando osservo dei quadri o delle opere artistiche di rottura con la tradizione, e rimanere ammirata da quello che vedo. Nello stesso tempo, però, mi incita anche all’emulazione, come se si trattasse di un moto spontaneo. E chiaro che non mi cimento, ma l’impulso c’è eccome.
      Per quanto riguarda i social, li trovo utili per tenere i contatti e soprattutto per pubblicare delle foto che possono essere viste anche da persone lontane. Io ho Fb e Pinterest per le immagini. Non li ritengo molto validi per contenuti profondi oppure originali, e forse non è nemmeno quella la loro funzione. Li paragono sempre un po’ alla piazza del paese dove capita di passare per scambiare due chiacchiere.

      • Sì, hai ragione. In fondo Fb e i vari social sono una grande piazza e funziona con le stesse dinamiche di quella reale. Proprio per questo, per il potenziale comunicativo che hanno, io penso che per essere visibile sia importante avere un contenuto creativo, soprattutto se li si usa come canali pubblicitari. Un po’ come in un grande mercato dove, bene o male, chi ha la merce migliore viene premiato.
        E, secondo me, questo vale anche per un uso più “disimpegnato” . Se crescesse la qualità del dialogo che si può instaurare con le persone, sarebbe un mezzo non solo potente ma anche più gradevole.

    • ryan

      Grazie per la mention Gioia! 😘😘😘

    • monicalberto

      Tantissima roba 🙂 Grazie mille!!!

      • Mi fa piacere il mio post ti sia utile. Grazie a te! 🙂

    • Molto molto molto interessante. Mi hai aperto un mondo. Grazie mille. Quando senti he mentre leggi una cosa come questa e non vedi l’ora di raccontarla a qualcuno all’orecchio l’autore ha fatto centro
      Brava
      Brava
      Brava
      Corro a parlarne a qualcuno

      • Ciao, Riccardo e benvenuto sul mio blog. Mi fa piacere che il mio post ti sia piaciuto. Grazie. 🙂

    Lascia il tuo commento

    Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

    Potrebbero interessarti:

    Silvia Algerino

    Vivo con due figli, un marito e un gatto in una casa ai confini del bosco. 
    Dissennatamente amante della vita, scrivo per non piangere, rido perché non posso farne a meno.

    Post Recenti

    • All Post
    • Blog
    • Risorse per crowdfunder
    • Risorse per lettori
    • Risorse per scrittori
      •   Back
      • Sei personaggi in cerca di...
      • Seo
      • Blogging
      • Dubbi d'autore
      • Copywriting & Co.
      • Marketing editoriale
      • Le mie parole
      •   Back
      • Indie&co
      • Calendario dell'avvento
      • Guest post
      • Idee
      • Interviste d'autunno
      • Libri
      • Poesia
      • Racconti
      •   Back
      • Crowdfunding editoriale

    Come se fossimo già madri

    Silvia Algerino

    Restiamo in contatto?

    * indicates required

    Per favore, scegli i contenuti che ti interessano:

    Puoi cambiare idea in qualsiasi momento: il tasto per l'annullamento dell'iscrizione è piè di pagina di ogni email che ricevi da me. Oppure scrivimi a privacy@silviaalgerino.com. Per altre informazioni visita il mio sito web. Cliccando qui sotto, mi autorizzi a gestire i tuoi dati nel rispetto della legge. Grazie di cuore.

    Utilizziamo Mailchimp come piattaforma di marketing. Cliccando qui sotto per iscriverti, accetti che le tue informazioni verranno trasferite a Mailchimp per l'elaborazione. Scopri di più su come Mailchimp gestisce la tua privacy.

    Intuit Mailchimp

    Restiamo in contatto

    Iscriviti alla newsletter (e niente spam).

    Yeah! Ora sei dei nostri. Ops! Qualcosa non va. Mi spiace! :(
    Edit Template

    Articoli recenti

    • All Post
    • Blog
    • Risorse per crowdfunder
    • Risorse per lettori
    • Risorse per scrittori
      •   Back
      • Sei personaggi in cerca di...
      • Seo
      • Blogging
      • Dubbi d'autore
      • Copywriting & Co.
      • Marketing editoriale
      • Le mie parole
      •   Back
      • Indie&co
      • Calendario dell'avvento
      • Guest post
      • Idee
      • Interviste d'autunno
      • Libri
      • Poesia
      • Racconti
      •   Back
      • Crowdfunding editoriale

    Contatti

    Silvia Algerino

    silvia@silviaalgerino.com

    P. IVA IT 02613430020

    © 2014 Created by Silvia Algerino – 2023 Updated by Silvia Algerino