Come cambia il gusto letterario

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    Alcuni giorni fa, leggendo un post di Daniele Imperi con argomento il fantasy, mi sono trovata a chiedermi come mai oggi per me quel genere sia diventato un tipo di lettura poco appetibile.

    Analizzando con attenzione le letture che sceglievo un tempo e quelle che prediligo adesso, mi è parso evidente un notevole cambio di rotta, e mi è sorto spontaneo chiedermi come cambi il gusto letterario di un lettore.

    Tornando al fantasy, dirò che in giovinezza l’ho amato soprattutto attraverso le pagine di Tolkien. La lettura de Lo Hobbit mi aveva immediatamente catturata, proiettandomi poi verso Il Signore degli Anelli e persino verso il meno conosciuto Il Silmarillion, di cui non ricordo nulla eccetto il titolo.

    Erano poi seguiti vari Terry Brooks, Marion Zimmer Bradley, Michael Ende, sebbene nelle lunghe saghe dei primi due io abbia finito per perdermi ben presto.

    In quel periodo della mia vita  lessi anche tutto ciò che scrisse Richard Bach, innamorandomi delle pagine di Un ponte sull’eternità più che di quelle, forse più famose, de Il Gabbiano Jonathan Livinston.

    E che dire di Stephen King? Scoperto in piena adolescenza con l’horror Le notti di Salem, fino ai 25/28 anni lessi quasi tutto ciò che scrisse, poi la mia attenzione pian piano iniziò a scemare e, pur non rinnegando certe letture, mi orientai verso altri orizzonti.

    Eppure, almeno per quanto riguarda Stephen King, non si trattava di puro intrattenimento o svago. Dei suoi libri amavo le lunghe digressioni narrative, la capacità di introdurre il lettore nella storia senza che il lettore potesse accorgersi di essere stato imbrigliato in una trama che proseguiva oltre il libro, accarezzandone e cullandone la fantasia.

    Non per niente i romanzi di King che più mi coinvolsero furono quelli in cui il soprannaturale era, a mio giudizio, semplicemente un pretesto per parlare di realtà. Spesso cruda, spesso triste, spesso violenta. Ma su questo scriverò un altro post.

    In quegli anni, dirò di più, grazie a queste letture, iniziai a scrivere.

    QUALI PUNTI IN COMUNE HANNO LE LETTURE ADOLESCENZIALI?

    Non vorrei correre il rischio di trasformare in generale una regola particolare, ovvero che vale solo per me, tuttavia mi sembra di poter dire con una certa sicurezza che tutti e tre i generi che ho descritto sopra abbiano caratteristiche comuni, che ben li inseriscono in un quadro che va incontro alle aspettative di un pubblico giovane. Aggiungerei a questi la fantascienza, ma poiché è un genere che, per mio limite personale, non mi è mai piaciuto, non posso parlarne con proprietà.

    # Fantasia:

    Il fantasy, lo dice il nome stesso, è il regno della fantasia. Stephen King, che pure oscilla tra l’horror, il noir, il romanzo epico e il fantasy (solo per citare alcuni generi), si nutre di tutto ciò che è fantastico. Richard Bach utilizza il mondo della fantasia per giungere a considerazioni più concrete.

    # Scenari immaginari

    Collegati al punto precedente, gli scenari e le ambientazioni, pur non sempre staccandosi dalla realtà, presentano qualcosa di immaginifico, quasi magico, come se in quel contesto venisse proiettata una luce diversa, che fa loro assumere nuovi significati.

    # La rivincita degli Ideali

    La grande forza dell’adolescenza, o perlomeno dell’età giovanile, è quella della convinzione di poter raggiungere qualsiasi risultato solo con la forza dei propri ideali, intesi come Amore, Giustizia, Bene etc. etc.

    In questi generi viene resa concreta la voglia di portare la vittoria del Bene sul Male, dell’Amore sulla Morte, della Giustizia sulla Ingiustizia.

    Sia chiaro, con questo non intendo che siano letture solo per adolescenti, tanto meno il mio non vuole essere un giudizio sul valore del genere in sé (credo che siamo tutti d’accordo sul fatto che ci sono fantasy, fantascienza e horror di ottimo livello come spazzatura), tuttavia mi pare di poter dire che la forza di attrarre giovani verso la lettura risieda proprio in quei punti sopra citati.

    COME CAMBIANO I GUSTI?

    Perché allora, se un tempo abbiamo amato un genere, oggi non ci interessa più?

    # Le vicende personali

    Chi ama la lettura e ne fa non soltanto uno svago, ma un modo di vivere, non può non essere condizionato nelle proprie letture dalle vicende personali.

    Da quando ho partorito, forse già mentre ero in gravidanza, ho escluso dal mio orizzonte (sia a livello di lettura sia a livello cinematografico):

    • gli horror
    • i thriller
    • gli splatter
    • le storie vere tragiche

    Probabilmente è cambiata la mia sensibilità: quando si diventa genitori si concretizzano (o si teme il concretizzarsi) di molte paure che prima non si erano mai prese consciamente in considerazione. Con questo tipo di letture (o film) sto male. Non mi va di star male gratuitamente.

    # Le altre letture

    Ogni lettura che affrontiamo ci apre un mondo. Col passare del tempo si sommano le esperienze letterarie che abbiamo fatto. L’affrontare certi classici, per esempio, o il rivedere certe letture scolastiche che, ai tempi della scuola, non ci avevano catturati in quanto obbligatorie, stimola la nuova voglia di conoscenza e l’apertura verso tematiche nuove.

    # L’età

    Sembra triste dirlo, ma è vero. Con l’età cambiamo gusti. Del resto, ci capita un po’ in tutte le cose della vita ed è un bene. Non sarebbe buffo se a quarantanni andassimo ancora in giro con l’orsacchiotto? Rimangano pure nelle mie letture Topolino e Asterix, ma Richard Bach non lo leggo più.

    # Il poco tempo a disposizione

    Essere diventata selettiva non è snobbismo, è necessità. Un tempo, quando andavo all’università potevo leggere tutto ciò che volevo, perché al di là degli studi, non avevo molti altri impegni. Ora tra figli, lavoro, casa, scrittura, mi resta ben poco tempo per leggere, motivo per cui cerco di andare a colpo sicuro, a volte abbandono anche un libro che non mi piace (cosa che ho sempre ritenuto un sacrilegio), ma non posso permettermi di sprecare tempo prezioso in letture che non mi entusiasmano.

    # La disillusione

    Questo sì, è un punto un po’ dolente ed è un mio limite. Vorrei non essere disillusa. Ma a volte ho la sensazione che certi temi ideali sconfinino nell’utopia, così come certi lieto fine siano troppo stucchevoli per essere reali.

    Preferisco sondare l’umanità nelle sue profondità. Vederne il lato positivo, accettarne il lato negativo. Consapevole che, come esseri umani, siamo imperfetti e per questo bellissimi.

    E voi, come avete cambiato i vostri gusti?

    Se ti è piaciuto, condividilo!

    4 Comments

    • Andrea Cabassi

      Probabilmente si va a fasi alterne. Citando un vecchio adagio: ogni lustro di cambia gust(r)o!

      • Ciao Andrea e benvenuto sul mio blog e grazie del commento. Hai ragione e per fortuna che è così, se no, sai che noia? 🙂

    • Daniele

      Anche i miei gusti letterari sono cambiati. Quando ho iniziato a leggere con frequenza e costanza ero affezionato al fantasy classico e avevo paura a sondare altri terreni. Ora sono contento di averlo fatto: ho scoperto tantissimi altri mondi e autori.

      • Io credo che in fondo ogni lettura, se fatta con un certo spirito critico, abbia in sé le potenzialità di aprici verso altre letture e altri temi. Come giustamente dicevi tu sul tuo blog, il fantasy contiene molti generi letterari, è il genere dei generi. Quindi una finestra su possibili altri orizzonti. Io, per esempio, sono stata traghettata dal fantasy verso il romanzo storico, perché è vero che il fantasy è fuori dal tempo, ma è innegabile che riconduce nel nostro immaginario ad un’ambientazione medievale. L’importante, credo, è provare un po’ di tutto, lasciandosi guidare dall’istinto senza preconcetti.

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