Splendore di Margareth Mazzantini è un romanzo duro.
E’ la storia del viaggio di due ragazzi attraverso le loro vite e attraverso la loro identità.
Ho amato la capacità della Mazzantini di immedesimarsi in un uomo e di raccontare in prima persona le vicende più intime che lo riguardano.
E’ un romanzo che mi ha fatto pensare, riflettere ma anche soffrire. E se questo è l’obbiettivo salvifico della narrativa, allora lo scopo è stato raggiunto ed è stato, al di là di qualsiasi altra considerazione, un successo.
Vi lascio un breve passo come primo regalo del mio Calendario dell’Avvento letterario. E’ il finale, e scusate se vi rovino la sorpresa se decidere di leggerlo. Ma ne vale la pena per iniziare questo Calendario nel migliore dei modi.
Cosa sento? Nulla, credo, solo un tiepido sussurro di labbra, e l’ultimo raggio è criptato. La fragile mitomania di ogni vita che si seppellisce. Le parole tacciono, rovesciate. Dovrei tornare nel punto dove la mia vita cominciò, la serratura cadde e la porta si aprì. Nell’estate della bellezza. Vedo un mazzo di mimose, è questo che vedo in fondo alla stanza, dove le ultime cose vanno e vengono isteriche come donne che devono partire. Sai come chiamano le mimose, ragazzo? Il fiore che si vergogna. Sono di buon augurio a chi si mette in viaggio. Adesso scendono nell’acqua, battezzano il blu. Ma tu non vergognarti del viaggio. La vita, credimi, non è un fascio di speranze perdute, un puzzolente ricamo di mimose, la vita raglia e cavalca nel suo incessante splendore.
Splendore, Margareth Mazzantini