7 motivi per NON fare una campagna di crowdfunding

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    Poi non venite a dirmi che non vi avevo avvisati.

    Fare una campagna di crowdfunding non è una passeggiata. Non è nemmeno un palliativo o un surrogato di qualche cosa che non siete riusciti a ottenere altrimenti.

    Non ci si può arrivare per caso e non si può improvvisare.

    una campagna di crowdfunding è una cosa seria

    Adesso dovrei raccontarvi che cos’è esattamente una campagna di crowdfunding, dove nasce, come arriva in Italia, come funziona e perché.

    Ma visto che su wikipedia trovate molte più informazioni di quelle che posso darvi io, se avete dei dubbi, leggetevi tutto là.

    Quello che forse non troverete scritto è che una campagna di crowdfunding è una cosa estremamente seria, su cui non c’è molto da scherzare. Sono lacrime e sangue, se non si è preparati.

    Ecco, io, fuori dai denti, ve la sconsiglio proprio. Non tanto perché ci sono passata e ho fatto mille e mille errori, ma perché, da mentore di Bookabook, ne ho viste tante scorrere sotto i miei occhi. Vabbè, sì, la maggior parte di quelle che ricordo poi sono andate bene, nel senso che hanno raggiunto il goal. Ma a che prezzo.

    In ogni caso io i motivi per non farla ve li elenco qui, poi fate un po’ voi.

    1. una campagna di crowdfunding è una lotta contro se stessi

    Ci avevate mai pensato?  Quando si fa una raccolta fondi, di qualunque sia la natura della raccolta, si deve convincere il potenziale sostenitore della bontà del progetto. E come prima regola del marketing, per convincere qualcuno della bontà di un progetto, bisogna crederci personalmente.

    Siete così sicuri di credere nella vostra opera? Sappiate che ogni volta che qualcosa andrà storto dovrete continuare a credere nel vostro progetto. Siete disposti a lottare contro voi stessi? A tacitare i dubbi e le indecisioni?

    Sappiatelo: la lotta è contro voi stessi, non contro il resto del mondo.

    2. sarete soli con il vostro progetto

    In una campagna di crowdfunding non vale accusare gli altri. “Il mio amico mi aveva promesso e invece…”, “la libraia mi aveva garantito una serata nella sua libreria e poi non si è fatto nulla…”, “non mi mettono neanche il mi piace, figurarsi prenotare il libro…”. Quante ne ho sentite di queste espressioni in poco meno di due anni da mentore.

    Tutto vero, tutto giusto. Ci si aspetta che almeno amici e parenti collaborino.

    Ecco, scordatevelo. Se accade, tanto meglio. Ma non è un obbligo. Nessuno deve per forza credere nel vostro progetto. Non c’entra l’amicizia, la parentela, la solidarietà. Siete soli con il vostro progetto. Se è buono, molto probabilmente decollerà. Se non è buono, prima o poi si fermerà. E’ la dura legge del marketing.

    3. vi sentirete sconfitti come persone

    L’equivoco è latente e a portata di mano. In una società dove il successo è tutto, ciò che non ha successo ci schiaccia e ci porta a pensare di essere stati sconfitti come persone.

    E’ vero questo? No, certo che no. Un progetto che stenta a decollare o che fallisce non ha niente a che vedere con il valore della persona che l’ha proposto. Anzi, il più delle volte è il trampolino di lancio per un progetto migliore.

    Tutti i grandi, in ogni epoca, sono passati da piccole o grandi delusioni e sconfitte. Che li hanno portati al successivo successo.

    Ma riuscirete a convincervi di tutto ciò nel caso le cose non dovessero andare bene?

    4. una campagna di crowdfunding richiede competenze specifiche

    Spesso sento dire a chi si accinge a fare una campagna di crowdfunding che era l’unica strada percorribile per poter pubblicare. Avrebbe anche scelto il self, ma non ha le competenze necessarie (né i soldi per farlo fare ad altri) per occuparsi di editing, copertina, grafica, marketing etc etc.

    Quello a cui non si pensa mai è che fare una campagna di crowdfunding richiede altrettante competenze specifiche.

    Avete mai sentito parlare del fundraiser? Si tratta di una figura professionale molto importante nel campo dei non profit ed è quella che, appunto, si occupa della racconta fondi.

    Bisogna sapere come muoversi: anche qui è necessario avere competenze in fatto di grafica, comunicazione, social, marketing.

    Sottovalutare la serietà di una campagna è lo stesso tipo di errore che fa chi pensa di pubblicare da sé senza competenze o senza l’ausilio di professionisti.

    Ci avevate mai pensato?

    5. una campagna di crowdfunding deve partire in anticipo

    Questa è un’altra cosa a cui non pensa quasi nessuno.

    Se la vostra campagna inizia tra una settimana e voi cominciate a lavorarci oggi, siete in terribile ritardo. E’ come se il vostro romanzo dovesse essere pubblicato tra una settimana e voi foste solo all’incipit. Magari avete in testa tutta la storia, ma dovete ancora scriverla.

    Non vi sembra un po’ azzardato?

    6. una campagna di crowdfunding è uno spartiacque: un prima e un dopo con cui dovrete fare i conti

    Una campagna di crowdfunding è un punto fondamentale nella carriera di un aspirante scrittore. C’è un prima, ci sarà un dopo. In mezzo ci saranno molte cose, non proprio tutte piacevoli.

    Sarà in ogni caso uno spartiacque da cui non potrete più prescindere. Un’esperienza totalizzante che cambierà il vostro modo di vedere sull’editoria così come sul marketing editoriale, sul self e sulle case editrici.

    Ma soprattutto cambierà il vostro modo di vedere voi stessi. E la vostra abilità non tanto come scrittori ma come promotori di voi stessi.

    Sicuri di volerci passare in mezzo?

    7. venditori o scrittori?

    Ecco l’ultimo dubbio, che potrebbe sconfinare in un equivoco.

    Certo, io sono convinta che il miglior marketing è il prodotto stesso. Questa è la base. Puoi essere un mago del marketing, ma se il prodotto non è buono è molto difficile che riesca a decollare.

    Tuttavia non è detto che un buon prodotto senza un buon marketing riesca da solo a decollare. Per un semplice motivo: in una overdose comunicativa si fatica ad essere visibili.

    Sarete costretti a chiedervi se oltre ad essere dei bravi scrittori siete anche dei bravi comunicatori. E dei bravi venditori.

    L’ho sentito dire un’infinità di volte: non mi so proporre. Anzi, prima di sentirlo dire, l’ho detto io stessa una milionata di volte.

    Proprio voi che avete rinunciato al self perché non volevate fare promozione del vostro libro da soli, avete proprio tutta questa voglia di cimentarvi nella vendita del vostro progetto?

     

    vi ho spaventati almeno un po’?

    Lo so, l’horror non è il mio genere. Quindi non penso di avervi spaventati. Suvvia, scherzavo, perché quelle facce? Ho detto delle cose in cui credo fermamente e su cui bisogna riflettere. Ma una volta che si conosce la situazione si può lavorarci su.

    Davvero volete fare la vostra campagna? Ok, sono qui al vostro fianco.

    La mia nuova rubrica sul crowdfunding vi guiderà passo passo, cercando di mettere dei punti fermi su come si può provare (no, le formule magiche non esistono) a costruire una campagna di successo.

    Che fate, venite con me?

    Se ti è piaciuto, condividilo!

    34 Comments

    • nadia

      Ehm, se solo l’avessi scritta l’anno scorso la rubrica che mancava!
      Forse mentre digitavo crowdfunding su google mi usciva questo post e allora… Allora non lo so se avrei seguito il percorso a lucine sbrilluccicanti d’impulso. Di certo avrei letto tutti i post uno dopo l’altro, quelli che ancora devi scrivere e poi ci avrei pensato e poi ci avrei ragionato e invece ora l’ho fatto.
      Tutti i punti mi trovano in perfetto accordo. Specie che ti fai le ossa, cavolo se te le fai, e ami di più il tuo libro, il percorso tortuoso che intraprendi, quella che diventi e allora no, non temi di aver sbagliato strada. Ma certo devi partire in anticipo, avere le idee chiare, un minimo di competenza, forza e tenacia da vendere e tanta voglia di farcela.

      • Beh, sì, Nadia, tu come me e come tanti altri siamo stati una sorta di dilettanti allo sbaraglio. Ed è il prezzo che si paga quando si sperimenta per primi un sistema ancora poco conosciuto, di cui in giro si legge poco, soprattutto se si parla di crowdfunding applicato all’editoria. Però siamo anche la dimostrazione che si può fare e che attraverso quest’esperienza si cresce tantissimo. Come tu sai, mi stanno a cuore le campagne che non decollano, per questo vorrei cercare di dare una mano a chi è in difficoltà o anche solo a chi ha il dubbio se intraprendere una campagna o no.

    • Io ho appena visto fallire una campagna di crowdfunding a cui avevo partecipato come sostenitore. E’ arrivata la mail che quasi non ci credevo, davo per scontato che fosse già chiusa positivamente. Però, in effetti, dal mio punto di vista di sostenitore, è mancata in toto la comunicazione. O peggio, quelle poche volte che c’è stata, si sono sbagliati completamente i toni.
      Se si ha la giornata storta, meglio non scrivere in giro per il web. Se si tengono un blog e una pagina facebook, vanno alimentati. Il nuovo utente deve trovare uno scrittore presente e tutte le risposte sul progetto, i sostenitori già presi devono sentirsi parte di qualcosa, esserne coinvolti (hanno messo una quota, sono i tuoi azionisti!).
      Perciò, per quel che mi riguarda, il crowdfunding richiede la stessa tenacia del self-publishing.

      • Sai Barbara, quando una campagna fallisce sto male personalmente. Penso alla persona che c’è dietro e alla delusione di un sogno che non si realizza. Tutti abbiamo diritto di sognare. Io sono stata tanto fortunata nella mia campagna, non smetterò mai di dirlo, ma non tutti lo sono altrettanto. Per questo mi sembra giusto mettere a disposizione degli altri quel po’ che ho imparato in questi mesi. Non è tanto, ma sempre meglio che niente.

    • Felicissima di essere scappata in tempo ben 2 volte. Bye Bye crowdfunding, non fai per me!

      • Secondo me tu avresti tutte le carte in regola per fare un campagna di successo. Però è altrettanto vero che ci si deve sentire portati e se una persona reputa che non faccia per lei, fa benissimo a non cimentarsi. 😉

    • Barbara, abbiamo commentato 9.39 insieme! Confermo: grande anno per il sagittario! ehm scusate.
      Comunque i parenti/amici non sono certo i primi a correre a comprare il tuo libro anche se esci con l’editoria tradizionale, sei solo, questo vale anche fuori dal crowdfunding. L’editoria è per persone tenaci in ogni suo aspetto.

      • Il crowdfunding per certi versi segue le stesse regole dell’editoria classica e del self: ti serve una base di contatti che trasformi il tuo progetto nel proprio progetto. Non sempre è facile coinvolgere chi ci sta attorno, spesso le persone più impensate finiscono per crederci quasi più di noi, mentre quelle più vicine non riusciamo a contagiarle. Come dici ben tu, bisogna essere tenaci. Ma ormai è così per ogni settore in cui si voglia in qualche modo emergere.

      • Bisognerebbe vedere anche i minuti secondi…certo è che se ci mettevamo d’accordo, col cavolo che ci riuscivamo! 😀
        Sui parenti/amici: nonostante tutto quello che passa sui miei social, nonostante la mia firma in calce alle mail, nonostante la mia agenda marchiata webnauta.it, nonostante le foto della borsa con il logo per il contest, nonostante è un anno che a chi mi chiede “come va?” rispondo “bene, anche se il blog mi fa fare le nottate”….quelli che non sanno nulla sono proprio amici e parenti. Che i parenti facciano finta di non sapere per non darmi soddisfazione, ci sta, figurarsi. Ma gli amici? Preferiscono gattini e bufale. O peggio: “Si, ho visto, ma non sono mai entrato…” :/

    • Non mi sono mai sentita particolarmente attratta dal crowfounding, però seguirò con piacere la tua rubrica. 🙂

      • Grazie, Chiara. Mi auguro che possa trarre spunti interessanti anche chi non sceglie il crowdfunding ma altre vie alternative. 🙂

    • Una campagna di crowdfunding bisogna semplicemente saperla fare. Purtroppo però, finchè ci sarà sul mercato gente che si improvvisa a fare lavori di altri, che si vende per saper fare tutto come chi realmente non sa fare niente, tutto sembrerà al possibile Cliente di una difficoltà estrema e fallimentare. Solo in Italia nascono tutte queste difficoltà? Si.. perchè nel resto del mondo, i non professionisti di un settore, fanno altro, non si improvvisano come nel bel Paese.

      • Ciao Simona e benvenuta sul mio blog. (Che telepatia! Sai che proprio questa mattina stavo pensando di chiederti di volevi scrivere un guest per me? Se ti interessa ti scrivo in privato). Hai perfettamente ragione. Il crowdfunding non è difficile in sé, è difficile se non lo si sa fare. Infatti il mio post, come certamente avrai capito, era volutamente ironico. Come dicevo rispondendo ad altri commenti, mi fanno star male le campagne che non vanno a buon fine, perché sono sogni che si infrangono e tutti hanno diritto al loro sogno. Di solito nel caso dell’editoria, chi fa una campagna non si può permettere di affidarsi ad un professionista e fa tutto da sé, ma non sempre ha le capacità, la competenza e la tenacia per andare avanti fino in fondo. Personalmente mi rivedo in chi comincia una campagna e so che se io ce l’ho fatta è perché fondamentalmente ho avuto tanta fortuna e perché non mi sono mai arresa. Ma anch’io ero una dilettante allo sbaraglio. Ingenua, impreparata. E forse, se le cose che racconterò in questa rubrica, le avessi sapute prima di cominciare, avrei fatto meno errori.

        • Siamo lontanucce come target 🙂 Anche dietro la prassi del Guest Blogging c’è strategia, non mi pesa ammetterlo pubblicamente. Se avessi un po’ più tempo e meno impegni già accordati naturalmente lo farei; per pura condivisione e nulla di più, ovviamente. Non avendone invece, resto fedele ai Blogger miei compagni di squadra pur non disdegnando la lettura veloce di quello che i miei contatti postano sui Social e sul Web, e come vedi quando l’argomento mi è vicino, partecipo volentieri alla discussione.
          Fai bene a condividere la tua esperienza, l’unico consiglio che posso lasciarti di cuore è di farlo con l’assoluta sincerità di chi sta appunto rendendo partecipi gli altri di un suo vissuto, che poco invece c’entra con post tecnici e professionali riguardo l’argomento. Il crowdfunding è materia poco consona ad un pubblico non preparato in merito, ci sarebbe tantissimo da dire, ma sono sicura che molti troveranno giovamento in quello che la tua esperienza diretta ti ha insegnato, se servirà a non cadere negli stessi errori magari, che certo un Professionista avrebbe schivato consapevolmente, ma un altro potrebbero appunto non fiutare così immediatamente.
          Torno alle mie cose, questa settimana ci ruba già un giorno con la festività di domani. Ti leggerò con piacere 🙂

          • Peccato, mi avrebbe fatto piacere ospitare un tuo guest, ma capisco benissimo le tue motivazioni. E grazie del consiglio, ne terrò conto. 🙂

          • E’ almeno un anno che chiedo un guest post a Simona!!!! Oramai ho perso le speranze! 😀

            • …e sei anche raccomandata eH! Bisogna mettere pure questo in conto 😛
              Ti prometto che per Aprile (..save the date!) te lo preparo. Ho scritto quel lunghissimo articolo tempo fa per il settore editoriale (Cito si può? http://www.up360.it/marketing-editoriale-pubblicizzare-libro) e posso in caso partire da lì per approfondire un po’. Torniamo però al discorso target e budget.. e non ci sto troppo dentro lo sai, ne abbiamo parlato tante volte. Però prendo ufficialmente l’impegno per un Guest Post a Aprile su Webnauta.it! Ce la posso fare :))

              • Certo che si può citare. Anzi, consiglio a chi non l’avesse già fatto di leggere il tuo post, che già allora trovai interessante.

              • (ah, ecco perchè chiamano una tormenta dalla Russia…Simona s’è decisa 😛 )

    • Ti seguirò con molto piacere con questa nuova rubrica. Credo che ci sarà tanto da imparare.

      • Grazie Giuseppe per l’interesse e per la fiducia. A dire il vero non ho molto da insegnare, ma ho un’esperienza da raccontare. Spero che a qualcuno possa essere utile.

    • Io non fare mai una cosa del genere perché ho pochi lettori nel blog, e pure su Facebook. Quindi sarebbe tempo sprecato. Credo che il primo ingredienti sia una estesa base di sostenitori, o fans, e solo dopo potrai proporre loro un progetto ben strutturato e convincente.

      • Sì, anch’io credo che avere una base sia importante. Forse più che sostenitori, direi una rete di contatti da cui partire per diffondere il proprio progetto. Ma non è detto che debba essere per forza una rete virtuale. Personalmente la mia campagna l’ho costruita più attraverso il porta a porta nella vita reale che attraverso i contatti virtuali. Ma questo ve lo racconterò nei prossimi post. 😉

    • nadia

      Proprio ieri leggevo un articolo di giornale in cui nel mio comprensorio si lanciava una campagna di crowdfunding per riprendersi dai danni alluvionali. Il servizio era quanto mai evasivo. Nè una spiegazione nè un approfondimento. I pochi commenti sotto sono stati ovviamente: “Ma di che si parla? Non potete scrivere in italiano?” Ecco quando Simona dice che in Italia siamo ben lontani, credo intenda in senso lato proprio questo. Manca l’informazione a partire dal nome.
      Ora su questo blog si parla di crowdfunding letterario e sinceramente qualche informazione in più gira, ma siamo sicuri siano quelle giuste per scegliere se affrontarlo al posto dell’editoria a pagamento, in self o tradizionale? Mettere a confronto punti di forza e punti deboli potrebbe aiutare, ma di sicuro partire dagli aspetti complicati e negativi diminuisce l’afflusso che ci prova tanto per fare.
      Di certo è un mezzo. Sono certa che Silvia deluciderà su molti aspetti che potranno aiutare i futuri autori, perché per me lei è stata importante, davvero per dipanare dubbi e capire meglio che ognuno di noi ha differenti gradi di bravura. Non siamo in realtà completi e spesso è giusto sapere che abbiamo bisogno di supporti e figure professionali anche nella campagna.

      • Grazie, Nadia. Spero di essere utile a qualcuno e di contribuire a fare un po’ di chiarezza. Tutto qui. 🙂

    • Ho imparato nel corso degli anni che ogni volta che si vuole realizzare qualcosa è necessario metterci non solo un grande impegno, ma è fondamentale documentarsi, approfondire, imparare ed essere anche pronti a fallire, ma poi da lì ripartire e ricominciare. Penso che il Crowfunding non faccia eccezione come tutte le cose, quindi la tua rubrica sarà utilissima a chi vorrà documentarsi e prepararsi per fare questa esperienza. E io la leggerò con molto interesse.

      • Anch’io penso che sia importante documentarsi prima di intraprendere una strada. Cosa che io peraltro non feci in modo sufficientemente approfondito prima di intraprendere la mia campagna, un po’ perché fui una delle prime e c’era davvero poco su cui informarsi, un po’ per ingenuità e leggerezza.
        Mi fa piacere che l’argomento ti interessi. 🙂

        • In ogni caso hai fatto a buttarti, è importante anche non rimuginare troppo, farsi travolgere dell’entusiasmo e quindi a un certo punto ‘buttarsi’ nell’esperienza che può sempre essere ‘migliorata’ aggiustando il tiro. Io se non avessi cominciato con il self in modo anche un po’ incosciente (e ho passato l’anno successivo a sistemare alcune cose) sarei ancora nel limbo dell’indecisione, tu sei stata pioniera ed è anche per questo che la tua esperienza è ancora più utile 🙂

    • Parole sante. Il crowdfunding sembra innocuo, ma può essere devastante. Bisogna esporsi, tendere la mano, mettersi in gioco, e quando capisci che agli altri, del tuo gioco, non importa assolutamente nulla, si incrinano i rapporti, viene a galla la miseria di atteggiamenti falsamente amichevoli e ti capita addirittura di cambiare opinione nei riguardi di certe persone (a me è successo, ed è un processo irreversibile). Se il mio romanzo è andato in goal lo devo a pochissimi amici fidati e a qualche sconosciuto che ci ha creduto, ma è un percorso che non rifarei. Il crowdfunding è pericolosissimo!

      • Ciao Antonio e benvenuto sul mio blog. Anch’io ritengo che ci sia da fare molta attenzione a non sottovalutare certi aspetti. Il crowdfunding può offrire ottime opportunità ma deve essere gestito in modo consapevole, cosa che io, per esempio, non sempre ho saputo fare. A me è servita molto come esperienza personale e probabilmente lo rifarei, ma certamente con altre modalità. Grazie del tuo contributo. 🙂

    • Una rubrica di oro liquido. Grazie Silvia! 😀
      Non credo di essere tagliato per una campagna, mi mancano alcuni prerequisiti. Mentre invece la mia ignoranza in materia abbonda… 😀

      Seguirò la tua rubrica con molto interesse, poi vediamo che succede…

      • Grazie a te, Darius. La mia rubrica nasce proprio per quelle persone che sono attirate dal crowdfunding ma non sanno se cimentarsi o meno. Spero di essere utile in tal senso.
        Sul fatto di essere tagliati o meno per una campagna, mi fai venire in mente il mio maestro di canto che sosteneva che non esistono persone stonate, ma solo persone che non hanno imparato a cantare. Ecco, io credo che anche in questo caso si possa imparare. Poi, certo, ci si può sentire più o meno vicini a questa pratica, la si può apprezzare o no, ma potenzialmente tutti possono cimentarsi. 🙂

    • Io ho scelto altre strade, ma sei la persona che leggerei per sapere cosa fare e soprattutto cosa NON fare. E parlo perché ho avuto il piacere e la fortuna di lavorare con te.
      Avanti così, Sivia.

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    Vivo con due figli, un marito e un gatto in una casa ai confini del bosco. 
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