Quanto leggono i bambini di oggi?

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    Sarò sincera: io da bambina – parlo degli anni delle elementari, quelli cioè in cui si inizia a leggere da soli –  leggevo poco. A casa mia la lettura era considerata importante, c’erano molti libri negli scaffali, più che vestiti negli armadi, ma la consideravo una cosa da grandi e mi dedicavo più che altro ai fumetti.

    Posseggo ancora quasi tutti i libri che io e mio fratello avevamo da bambini.

    A parte i libri di Rodari e i classici libri di fiabe e favole (Andersenn, Fedro, Esopo, Fratelli Grimm), per il resto erano più che altro volumetti tratti da cartoni animati o telefilm (Candy, Remì, Mazinga Zeta, i Barbapapà, i Puffi, Furia, Zorro). Possedevamo belle edizioni di Pattini d’Argento e I ragazzi della via Pal, ma non li ho mai letti perché già mi spaventava lo spessore dei volumi.

    A scuola, per quanto posso ricordare, non ci facevano leggere molto, certo non libri interi, se non nelle vacanze estive, quando qualche libretto per bambini veniva abbinato al libro dei compiti delle vacanze.

    Posso dire che, oltre a Topolino, fino alle scuole superiori non mi capitò quasi mai di leggere qualcosa per semplice diletto personale.

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    Quanto leggono i bambini di oggi?

    Mi è capitato di osservare le letture dei bambini di oggi.

    Mio figlio Leon, 9 anni, può essere considerato un discreto lettore, almeno secondo le statistiche che considerano “forte lettore” chi legge almeno un libro al mese, appena 12 all’anno. Leon non ha un ritmo di lettura costante – raramente i bambini sono costanti in qualcosa – però in queste ultime vacanze di Natale ha letto 4/5 libri di un cospicuo numero di pagine.

    E’ un caso isolato? A mio parere, no. Almeno sulla base di discorsi con altri genitori, ho l’impressione che, a dispetto di una immagine comune che vuole i giovani e giovanissimi d’oggi sempre meno impegnati e interessati solo a cose futili, i bambini di oggi leggano più di noi quando avevamo la loro età.

    Poiché le impressioni di noi genitori non sono sempre corrette ma spesso influenzate da idee preconcette, ho fatto una piccola ricerca.

    Pur nella mia totale ignoranza statistica, ho deciso di porre le mie domande a genitori, educatori o esperti di editoria:

    • A vostro parere, leggevamo di più noi da bambini o leggono di più di bambini d’oggi?
    • Che cosa leggevamo noi e che cosa leggono i bambini oggi?

    Premetto che, per essere una statistica veramente valida, sarebbe stato necessario un campione più ampio, più vario e più eterogeneo. Invece la maggior parte delle persone intervistate appartiene alla stessa fascia d’età (35/45 anni), ad una stessa classe sociale, con un livello culturale piuttosto elevato (laurea o equivalente) e alla stessa area geografica (Piemonte nord-orientale).

    Tuttavia, pur all’interno di questa specifica area culturale-sociale, in base alle risposte ottenute si può osservare un trend preciso, pur con le dovute eccezioni, secondo cui:

    1. Noi, che oggi siamo nella fascia d’età tra i 35/45 anni, abbiamo iniziato ad appassionarci alla lettura più tardi rispetto ai nostri figli;
    2. I bambini di oggi che si appassionano alla lettura diventano discreti lettori già in età scuola primaria, cioè leggono di più di quanto facessimo noi.

    Quindi, in linea di massima, sempre non dimenticando lo specifico campione di cui disponiamo, possiamo dire che in un’area geografica settentrionale, all’interno di una classe sociale-culturale di livello medio-alto, i nostri figli incominciano ad appassionarsi alla lettura prima e di più di quanto facessimo noi.

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    Che cosa ha portato a questa tendenza?

    I motivi, a mio giudizio, sono molteplici.

    Marco Vanetti, libraio di una frequentata libreria di Biella, da tecnico, mi fa notare alcuni aspetti molto interessanti relativi all’editoria per bambini:

    1. I bambini ricevono in regalo tantissimi libri grazie al fatto che l’editoria ha trovato un mercato fiorente da “spolpare”;
    2. L’espandersi di questo tipo di editoria ha prodotto una scelta molto più ampia rispetto a quella dei nostri tempi.

    Vincenzo Lerro, della casa editrice biellese Lineadaria, che si occupa prevalentemente di libri per l’infanzia, aggiunge che lui stesso ha iniziato a leggere tardi, ai tempi del Liceo. A suo parere, in linea generale la qualità è peggiorata, un po’ come avviene con tutto il gusto culturale del nostro Paese, tuttavia anche nel settore dell’editoria per bambini ci sono elementi di qualità, che vanno cercati e riscoperti.

    Analizzando altri commenti di genitori o educatori si percepisce come ci sia un’elevata attenzione da parte dei genitori di oggi nei confronti della lettura e che spesso la scuola fornisca strumenti più adatti di quelli che avevamo noi. Per quanto riguarda il mio caso personale, non ricordo che nella mia scuola ci fosse una biblioteca, cosa che invece avviene nella scuola di mio figlio.

    Non dimenticando che la passione per la lettura, a mio giudizio, parte da un’imponderabile spinta innata sulla quale non sempre le condizioni esterne possono avere effetto, va comunque rilevato che oggi ci sono condizioni più favorevoli nell’instradare i bambini alla lettura che, riassumendo, sono:

    1.  Scelta più ampia nell’editoria per bambini (sia di bassa sia di alta qualità);
    2. Mutata percezione da parte degli adulti verso la lettura e la conseguente tendenza a regalare libri;
    3. Maggiore attenzione da parte degli adulti nell’instradare i bambini alla lettura;
    4. Aumentati mezzi economici e maggiori possibilità di acquistare libri;
    5. Maggiore attenzione da parte della scuola alla lettura, offrendo libri in prestito o creando percorsi didattici che puntano a stimolarla.

    Insomma, oggi fare legger i propri figli va anche un po’ di moda. Positiva, ma sempre una moda. [su_spacer]

    Solo quantità o anche qualità?

    Che i bambini leggano è un bel vedere. Ma tutto ciò che leggono è di qualità?

    La critica rivolta da Vincenzo Lerro ad un certo tipo di editoria e al gusto dei lettori viene in parte confermata dall’opinione di Marco Vanetti.

    A suo giudizio c’è una grossa mancanza di criticità da parte dei genitori che tendono ad acquistare libri sempre della stessa collana, solo perché questa piace ai bambini (o va di moda, aggiungo io con un po’ di malizia), senza offrire delle alternative.

    Marco sostiene che sovente non viene tenuta in conto l’età dei bambini a cui si propone una lettura, cosicché un Geronimo Stilton, adatto fino ai 10 anni, spesso viene dato a bambini più grandi, mentre un Harry Potter affidato a bambini con meno di 13 anni finisce per far perdere contenuti che ad una età maggiore possono essere fruiti in modo più completo.

    Il suggerimento è quindi quello di essere più attenti e più critici, magari spingendo a rileggere opere che racchiudono in sé livelli di storia più profondi: Il Piccolo Principe, al pari di opere di Sepulveda o Dahl, ad una certa età vengono vissuti come semplice favola, riletti qualche anno dopo possono offrire nuove chiavi di lettura.

    Infine, un ultimo elemento di analisi. Sebbene la scelta sia più ampia, spesso ci si ferma a leggere “i soliti noti” al pari di quanto facciamo noi adulti.

    Geronimo Stilton come Fabio Volo?

    Praticamente tutti gli intervistati hanno citato Geronimo Stilton tra le letture dei propri figli, spesso tra le preferite, sebbene i genitori stessi si dimostrino critici verso tale scelta.

    Pur facendo io stessa parte di questo fenomeno, ammetto che un’appiattimento dei gusti sui libri più di moda (senza con questo voler dare un giudizio di valore né su Geronimo né su Volo) è presente anche nella scelta dei libri per bambini, così come esiste per i grandi un po’ a tutti i livelli.

    Sarebbe interessante a questo punto chiedersi se i bambini siano più o meno condizionati degli adulti dalle mode o se invece non siano certe collane ad avere centrato i gusti dei più piccini, ma entretemmo in un tema ancor più vasto.

    Vale invece la pena di soffermarsi sui rischi di scelte monotematiche.

    Io stessa, prima di questa analisi, ne sottovalutavo le conseguenze con la giustificazione che “qualsiasi cosa legga mio figlio, almeno legge”.

    Se osservo mio figlio, che è comunque un discreto lettore e spazia volentieri di genere in genere, mi rendo conto che man mano che cresce, anziché ampliare lo spettro delle possibili letture, tende a restringerlo.

    Da una parte credo che sia dovuto a un semplice motivo di gusti personali: crescendo e sperimentando, si orienta verso le sue preferenze. Ma dall’altro temo che ci sia anche una sorta di pigrizia mentale, la stessa che tendiamo ad assumere noi adulti: leggo solo ciò che mi attrae immediatamente.

    Se questa abitudine si instaura in modo netto in un bambino, a mio parere rischia di diventare un approccio pericoloso che tronca possibili alternative. Fino alla noia o all’abbandono della lettura.

    Per questo il nostro compito di genitori e educatori è difficile e delicato. Anche nella scelta dei libri. Se abbiamo la fortuna di godere di una scelta più ampia di testi da proporre ai nostri figli, abbiamo anche la responsabilità di saperne approfittare in modo corretto.[su_spacer]

    E dal vostro punto di vista, com’è cambiato negli ultimi trent’anni il rapporto tra i bambini e la lettura?

     

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    5 Comments

    • Salvatore

      Da bambino, quando non sapevo ancora leggere, costringevo chiunque mi capitasse a portata di mano a leggere per me. Poi sono cresciuto e ho fatto da solo.

      • Secondo me tu da bambino cercavi gia il racconto post-moderno nelle favole di Esopo… 😛

        • In effetti mi piaceva già ritagliare e riassemblare le figure, poi sono passato alle parole. 😛

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