Crowdfunding 4 / L’efficacia della rete

Indice dei Contenuti

    La settimana scorsa abbiamo parlato di reti e abbiamo confrontato reti costruite nella vita reale con quelle, sempre più gettonate, create on-line.

    le reti virtuali come status symbol

    Siamo sinceri: avere molti amici virtuali ci piace. Non solo per i risultati pratici che possiamo ottenere da un bacino d’utenza molto elevato, ma per il fatto che essere social fa figo e non impegna (che poi non è vero che non impegna, ma vabbé).

    È piuttosto comune ammirare un profilo con migliaia di amici, così come è abbastanza normale ritenere scarsino un profilo con pochi amici.

    È una questione naturale: per quanto ci diciamo che l’importante è la qualità, siamo attratti dalla quantità.

    Ecco quindi che uscire dallo status symbol dell’avere tanti contatti è difficile, se non altro perché chi ci guarda ci giudica anche attraverso i  numeri.

    Per fortuna, però, spesso i risultati arrivano più in base alla qualità che non alla quantità: questo dobbiamo sempre tenerlo a mente.

    puntare al centro del bersaglio

    Una delle prime cose che ho imparato nella mia campagna è stata che sparare sul mucchio non serve a nulla.

    Mi pare assolutamente scontato che chiunque si appresti a colpire un bersaglio, miri al centro. Non credo che nessun arciere abbia mai pensato di tirare a caso, sperando che il bersaglio si sposti da solo.

    È pur vero che tra la freccia e il bersaglio si frappongono elementi più o meno prevedibili: il peso dell’arco stesso, la distanza, il vento, etc etc.,  tutti elementi che nel corso degli allenamenti e/o delle gare inducono l’arciere a tarare diversamente il colpo, ma sempre e unicamente con l’obiettivo di colpire il centro del bersaglio.

    Per quanto riguarda una campagna di crowdfunding l’obiettivo deve essere lo stesso e, pur con i correttivi che si possono apportare man mano sulla base delle esperienze fatte, così come fa l’arciere rendendosi per esempio conto che l’impatto con il vento devia la freccia in una certa direzione, deve mantenere ben chiaro qual è il bersaglio che vuole colpire e individuarne il centro.

    qual è il centro del bersaglio?

    Per mia esperienza personale, posso dire che una delle cose più difficili in questo frangente è individuare con chiarezza quale sia il centro del bersaglio e capire chi abbiamo intenzione di colpire.

    Come avrete già capito, questo apre il discorso su quello che gli esperti del settore chiamano target.

    A chi, quindi, dobbiamo rivolgerci? E che cosa ha a che fare la nostra rete con tutto questo?

    La rete e il target di riferimento

    La nostra rete, o, meglio, le nostre reti, sono formate da una moltitudine di persone diverse ed eterogenee.

    Come abbiamo detto la settimana scorsa, attorno a noi gravitano diverse cerchie: famigliari, amici stretti, amici meno stretti e semplici conoscenti.

    Spesso siamo tentati di pensare che più è stretto il rapporto che abbiamo con le nostre cerchie, più abbiamo possibilità di ottenere riscontri positivi e di riuscire a trasformare i contatti in sostenitori.

    Più che la mia esperienza personale (l’ho detto, sono stata fortunata a trovare nei miei famigliari e nei miei amici i miei migliori sponsor), l’esperienza di altre campagne che si sono svolte più o meno contemporaneamente alla mia mi ha fatto capire che non sempre è così.

    Quello che fa la differenza è il reale coinvolgimento delle persone nel progetto che stiamo presentando che, per certi versi, esula dall’affetto e dalla fiducia che le persone possono avere nei nostri confronti.

    Di conseguenza ciò che permette di valutare l’efficacia della nostra rete di contatti (e quindi di analizzarla come target) è l’interesse che le persone hanno, in primo luogo, nei confronti della lettura, quindi dell’argomento specifico o della serie di tematiche che hanno a che vedere con il nostro libro. 

    Puntare su determinate persone solo perché hanno un rapporto d’amicizia nei nostri confronti ma che, magari, non amano leggere sarebbe come mirare fuori bersaglio sperando di colpire il centro.

    Anche perché il vero valore nella rete non è identificabile semplicemente nell’ottenimento di singoli donatori, ma nella possibilità di convertire chi partecipa in un vero e proprio sostenitore in grado di diffondere a sua volta il nostro progetto alle sue cerchie. 

    La rete virtuale come moltiplicatore

    Come abbiamo già detto, avere molti contatti tramite i social a volte può generare false illusioni, in quanto a fronte di numerosissime amicizie, si riscontra che solo un numero limitato di persone interagisce veramente con noi.

    Lo stesso meccanismo di Fb fa sì che ci appaiano sulla bacheca i post di un  numero ristretto di persone, che sono quelle con cui abbiamo il maggior numero di scambi.

    Tuttavia, è pur vero che, nell’ottica di cui abbiamo parlato proprio poco fa, cioè di trasformare i nostri donatori in sostenitori efficaci, la rete si presenta come uno specie di moltiplicatore dove in poco tempo ciò che viene apprezzato e presentato al target di utenza giusto può diventare virale.

    Ovviamente non è mia intenzione, anche perché non li conosco, svelare i segreti che rendono un contenuto virale.

    Certo è che le potenzialità per farlo, almeno in piccoli numeri, esistono ed è un peccato non provarci.

     

    E voi, che esperienza avete nei confronti delle vostre reti? Come siete riusciti a renderle efficaci?

     

    Se ti è piaciuto, condividilo!

    12 Comments

    • Marco Amato

      Io sono messo bene. Non coltivo la cerchia e non ho intenzione di espanderla. Su Facebook rifiuto le richieste di amicizia degli sconosciuti. Insomma sono un antimarketer patentato. 😀

      • Davvero tu un antimarketer?
        Beh, le richieste dagli sconosciuti le rifiuto anch’io. Anche perché non sarebbero comunque produttive. 🙂

    • nadia

      Posso solo citare la mia esperienza.
      La rete ha influito nell’andamento della campagna per una percentuale direi del 40% ed è stata rivolta a sconosciuti o amici virtuali che hanno risposto positivamente. Gli altri quelli veri, contattati di persona diciamo, hanno agito sulla fiducia sia che si trattasse di amanti della lettura che non.
      Senza la rete la mia campagna avrebbe probabilmente disatteso la riuscita perché anche se quel famoso numero di 150 citato nello scorso articolo è un potenziale aiuto, non sempre si concretizza. Diciamo che via web un messaggio arriva in contemporanea a più “amici” e si espande più facilmente, però decreta anche la saturazione presto se non resta nel bacino giusto. Per giusto intendo una community fidelizzata al prodotto in questione.

      • Sì, sono d’accordo sul fatto che il rischio di saturazione è alto. Anche perché, se non ci facciamo bene attenzione, Fb ci mette in comunicazione più o meno sempre con le stesse persone (la famosa cerchia delle 150) che sono quelle con cui già abbiamo naturalmente scambi più frequenti. Sarebbe necessario trovare in modo per arrivare alle altre x-150 che potrebbero essere interessata, sempre però valutando il target. Uno dei metodi potrebbe essere quello di creare gruppi di amici in modo da impostare la pubblicazione per interessi specifici.
        Poi si può lavorare con le ads, proprio per uscire dalle nostre cerchie che potrebbero finire per limitarci.

    • Tiziana

      Sono sincera. Non mi piacciono gli amici virtuali. Per motivi di distanza, alcuni lo sono, ma preferisco che siano come fossero reali. Me li vivo in maniera profonda, che sia vera.
      Non mi sono mai piaciuti i contatti per convenienza. Non sono il tipo che chiedo. Credo che sia un mio limite. Non mi piacciono nemmeno i grossi numeri, indice di poca qualità. Meglio pochi, ma buoni. Sono molto socievole, ma mi devo fidare al 150%. Non è facile per me nemmeno promuovermi se faccio qualcosa inerente alla scrittura, solo con chi ho un’amicizia stretta e ugualmente mi vergogno. La timidezza mi frega, ma qui non traspare. Nella vita reale sì.

      • Sono d’accordo con te. Anch’io detesto chiedere e trovo sbagliato “pretendere” che gli altri si interessino ai miei progetti solo perché siamo amici (reali o virtuali).
        Però è anche vero che a volte le persone possono avere piacere a conoscere a ciò che facciamo o addirittura interessate a un nostro progetto.
        Quando ho fatto la mia campagna, moltissime persone si sono stupite che io scrivessi e mi hanno detto “ma perché non me l’hai mai detto prima?”.
        È questione di equilibrio e di non spammare, oltre a non avere pretese, ma dire ciò che siamo e ciò che facciamo non è peccato. 🙂

    • Non ho mai saputo esattamente quante vendite dei miei libri siano scaturite dal mio blog per restare in tema “rete/amici virtuali”.
      Io sempre più tendo a considerare, devo averlo già detto, reale e virtuale come appartenenti a unica realtà quella appunto attuale che ancora mi risulta strana essendo più vicina ai 50 che ai 40 ma tant’è.
      Amici fuori dal web che leggono che non hanno comprato i miei libri ce ne sono. Perché? Non lo so, alcuni magari fanno letture diverse dai miei temi ma altri non li ho davvero capiti.

      • Anch’io penso che non siano da dividere in modo così netto amicizie reali e virtuali, anche perché spesso alla base di amicizie virtuali ci sono amicizie reali.
        Secondo me ci possono essere molti motivi perché le persone, sebbene leggano, non si interessino ai tuoi libri. A volte semplice pigrizia, dimenticanza. A volte paura che un libro piaccia o non piaccia e poi non si sappia come gestire la cosa. Siamo strani noi esseri umani! 😉

    • a parte i pochissimi amici reali gli altri fanno parte di gruppi di autori, sono stati loro a contattarmi notando la mia pagina autore, poi si sono aggiunti i blogger che seguo (che mi sembra di conoscerli data l’interazione con il blog) non so se funziona per le vendite (però alcuni degli amici di Facebook hanno comprato i miei eBook e alcuni mi hanno anche scritto le loro impressioni)

      • Io credo che per noi blogger la costruzione efficace della rete parta proprio dai blog e che poi, in un secondo momento, trovi terreno fertile su Fb e da lì abbia la possibilità di espandersi. Come dicevo nel post, secondo me più che altro FB è un moltiplicatore, ma la base della rete sta fuori da lì. Però è solo la mia opinione e sto ancora cercando riscontri alla mia idea. 🙂

    • Uhm, è tutto da vedere se la mia rete è efficace! 😀
      A livello “reale” ancora ho difficoltà a dire che scrivo e quando mi salutano con un “ecco la scrittrice!” lo fanno solo per sfottere (beh, potrei scriverci un racconto, su una blogger assassina, una cosa cruenta, molto pulp, così poi sono avvisati). Amici di lunga data sembrano ignorare volutamente la cosa, altri invece mi stupiscono per il loro consenso sfegatato. Quindi…boh.
      A livello “social” le soddisfazioni sono maggiori, perchè quella rete è nata dopo ed è maggiormente gestibile, sia in termini di orario (ad una mail o commento rispondi quando puoi) che in termini di passioni per cui seguo/mi seguono chi ha gli stessi interessi. Per cui alla fine mi diventa più facile la promozione in rete che fuori.

      • Sai, secondo me nella vita reale non bisognerebbe porsi troppo il problema di come ci vedono gli altri, e, proprio per questo viverlo come qualsiasi altra passione. Remore che per altro ho anch’io, eh!
        Secondo me nella promozione on-line è più semplice raggiungere un certo target ammesso, cosa non facile, che si sia riusciti a capire quale deve essere. Nella vita reale si confondono elementi che c’entrano poco tra di loro, ma penso che ne parlerò in un post. 🙂

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    Vivo con due figli, un marito e un gatto in una casa ai confini del bosco. 
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