Per certi viaggi non si parte mai quando si parte.
Si parte prima.
A volte molto prima.
Quindici anni fa stavo tranquillo sul treno della vita, comodo, con i miei cari, le cose che conoscevo.
Al’improvviso Andrea mi scuote, mi rovescia le tasche, cambia le serrature delle porte. Tutto si confonde.
Sono bastate poche parole “Suo figlio probabilmente è autistico”.
La prima reazione è stata di incredulità: non è possibile, deve essere una diagnosi sbagliata. Poi ho cominciato a mettere insieme piccole cose, elementi che prima ritenevo insignificanti, e sbagliavo.
Da quel momento sei nella bufera.
Dopo la diagnosi, sono uscito, sono entrato in un bar e ho chiesto un bicchier d’acqua, naturale.
Vuole dell’altro? La barista deve aver notato la mia immobilità.
“Lei sa qualcosa dell’autismo?”
Se ti abbraccio non avere paura, Fulvio Ervas