A Bookcity, in the name of love

Indice dei Contenuti

    «Ragazzi, sono aperte le iscrizioni a Bookcity. Ci andiamo?»
    «Bookcity? Se vuoi. Prova. Tu prova a mandare la candidatura.» Ride.
    Tanto chi vuoi che ci prenda a noi autori indipendenti?
    «Davvero? Posso? Allora la mando? Ci sono solo due settimane, c’è da decidere in fretta.»
    «T’ho detto. Manda!»
    «Però non abbiamo una sede. Allora faccio lo sborone e chiedo pure la sede?»
    «Chiedi, chiedi…»
    Chiedi, chessò, il castello Sforzesco, che a noi senza casa editrice ce lo danno subito. Si sbellica dal ridere.
    «Tu non ci credi che ci prendono, vero?»
    «A me piacerebbe. Ma non mi sembra tanto probabile. Ecco.»
    «Già, neanche a me. Ma tentare non nuoce, no?»
    «No, non nuoce. E soprattutto, l’amore non crolla.»

    [Tweet “Inizia così la storia di Buck a Bookcity. Con una dichiarazione d’amore. L’amore no, non crolla.”]

    L’amore non crolla non è solo il filo conduttore che ormai da un anno tiene assieme il branco, è anche una promessa di fiducia. Un programma. Una proposizione di intenti.

    In the name of love

    Sabato ero a casa. Io a Bookcity non ci sono andata. Difficoltà oggettive e soggettive, robe che capitano e che ti fanno dire – concedetemi il luogo comune! – che è sempre meglio un rimorso che un rimpianto. Ma tant’è.

    Da casa, attaccata a facebook, ho aspettato la diretta per poter dire che almeno col cuore c’ero.

    La diretta è arrivata. Da cellulare, senza il supporto di un cavalletto, non era proprio da Oscar, vuoi anche la connessione un po’ schermata dalle mura spesse del castello.

    Ah, sì, scusate, non l’ho detto. Il castello Sforzesco ce l’hanno poi dato davvero. Gratis, senza aiutini e senza calci nel lato B. Senza nemmeno proposte indecenti come vanno di moda in questo periodo, e dire che di bei ragazzi e belle signorine in questo branco ce ne sono in abbondanza!

    La diretta, dicevo. Emozionante. Quasi solida la tensione nella sala gremita. Le parole di Serena Bianca De Matteis, il racconto vero quanto commovente di Sandra Faè, nel ricordo del crollo della casa dei nonni durante il terremoto del Friuli.

    E poi le voci di Edoardo Camponeschi e Elisa Elena Carollo, a dare consistenza e pathos ad alcuni racconti che compongono le nostre raccolte.

    Perché parlo di amore? “In the name of love”?

    Perché in questa presentazione si sono riunite molte forme d’amore, nient’altro ha avuto la precedenza.

    Amore per il prossimo (non vorrei essere monotona nel ricordare che tutti i proventi delle vendite del libro vengono versati alla Croce Rossa Italiana per Amatrice e Accumoli).

    Per il proprio lavoro (allo stesso modo, non vorrei essere monotona dicendo che tutti gli autori e e i professionisti prestano la loro opera senza retribuzione).

    Per i libri e la scrittura. Amore per il branco.

    E come si potrebbe non amare queste facce qui, piombate da ogni parte d’Italia a discapito di impegni famigliari, lavorativi, personali?

    Io il cuore pulsante di Buck l’ho sentito battere al ritmo di un tamburo. Come un richiamo.

    Mi sono emozionata. Qui da casa. Con il cellulare in mano e il pc acceso a inseguire gli interventi, neanche fosse la finale di Champions e io avessi fretta di vedere il goal.

    Posso solo immaginare che cosa sia stato essere lì, con quel sole poco milanese e con quel clima da gita scolastica.

    E posso solo essere fiera del nostro branco.

    Quando tutto il resto crolla, resta l’amore. Sempre.



     

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    6 Comments

    • Resterà l’unica traccia di noi esseri superbi. L’amore.
      Evviva il branco, tutto, presente e non. Ed evviva le belle storie coraggiose nella cornice del Castello Sforzesco, che lusso!

    • Uh, che bel post, Silvia!
      La foto non l’avevo neanche vista, mancano Rosa e Giuseppe autori di 2 racconti a testa nelle antologie che erano all’incontro ma boh forse già andati via al momento dello scatto.
      E’ stata una roba da brivido vero.
      A me ha seriamente cambiato il rapporto con la scrittura, era la svolta che aspettavo, solo che è arrivata completamente diversa da come pensavo. Grazie!
      Approfitto per salutare gli amici che nell’euforia generale non ho salutato a dovere sabato. Gli attori sono stati eccezionali, ero incantata.

    • Per fortuna che ti ha nominata Sandra nel suo blog, che io ero convinta di essere iscritta a questo, invece m’ero persa già due post! Il mio letargo invernale…. 😛
      Sono contenta che sia andata bene. Io ero troppo carica ancora dal giorno prima, e troppo carica di lavoro quel giorno lì. Penso che sotto Natale me la farò tutta di sonno… ah no, ho un sacco di libri da leggere, niente!
      Detto ciò, l’abbiamo già fatta la domanda per il salone di Torino?? 😀

      • Argh, no. Figurati se ci prendono al salone di Torino
        XDDDD Ok, sto già ridendo da sola.

    • Sai cosa mi piace da morire di questo articolo? Che non teme di nominare l’amore. Tante, tantissime volte. Una parola abusata in certi contesti, timida in altri. L’amore non è solo quello di coppia, non va per forza a braccetto col sesso anche se in questi casi è meno di moda. L’amore è per gli esseri che abitano assieme a noi sulla stessa sfera vagante nello spazio, soprattutto quando hanno meno fortuna di noi. L’amore non è per forza serioso, è anche simpatico e un po’ scazzato. L’amore è anche un luogo, anche se solo virtuale, dove ti fai delle risate da convulsioni oltre che lavorare sodo. L’amore non deve essere per forza “cool”. L’amore, così mi piace. Tanto.

    • Ciao Silvia, ho seguito questo evento anche sul blog di Cristina Cavaliere.
      Come ho già scritto altrove, mi sarebbe piaciuto esserci e se fossimo stati meno lontani sarei stata dei vostri. E’ un’iniziativa ottima, non solo perché riguarda il mondo dei libri, ma perché è orientata verso una solidarietà che oggi è diventata merce rara.
      Quindi, bravi tutti.

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    Vivo con due figli, un marito e un gatto in una casa ai confini del bosco. 
    Dissennatamente amante della vita, scrivo per non piangere, rido perché non posso farne a meno.

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